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  • Cesenamania: non è stato il canto del cigno

    Cesenamania: non è stato il canto del cigno

    'Chi non muore si rivede'. Abbandonata l’euforia del pareggio contro una grande squadra, in tanti hanno etichettato con questa frase la prestazione del capitano bianconero. In effetti un po' di tempo ne è passato. Dopo 228 lunghissime settimane di assenza, Davide Succi è tornato a calcare i campi di massima serie, regalandosi anche il gol che, come detto, è valso il punto ai romagnoli col Milan.

    A ben pensarci, stiamo parlando di quel giocatore che in estate ha puntato i piedi per rimanere in squadra rivendicando il suo posto al sole dopo anni di B, stiamo parlando dello stesso ragazzo che mai si è abbandonato a dichiarazioni polemiche nonostante la valanga di accuse ricevute durante l'ultimo campionato cadetto, a torto o a ragione. Certo, le prestazioni a volte sono state nettamente insufficienti, ma in riva al Savio si soffre da sempre di una brutta patologia calcistica: la fretta di giudicare. Il martedì si è retrocessi e la domenica sera si è salvi con 33 giornate di anticipo: il bello (o il brutto) del tifo viscerale. E per Davide, come per tutti, è valsa la stessa cosa. Se ci limitassimo all'analisi tecnica di anno scorso la bocciatura sarebbe lampante con le misere cinque marcature in più di duemila minuti di gioco: circa 22 partite giocate per intero. Davvero troppo poco per uno come lui.

    Nell’esulatanza rabbiosa di domenica vi è la storia di un calciatore che in questo Cesena, volente o nolente, si ritroverà protagonista almeno fino a gennaio. La carta d’identità segna 32 primavere: quelle giuste per un bomber integro fisicamente e che sappia intercettare i bisogni tattici e tecnici della squadra per cui milita. Ad oggi, il primo requisito per far bene è assicurato dall’aver svolto l’intera preparazione con Bisoli senza aver avuto intoppi mentre l’integrazione con gli schemi offensivi e con il sacrificio richiesto è ancora tutto da testare.

    Certo, non stiamo certo parlando di un uomo capace di segnare decine e decine di gol in serie A, ma in questo Cesena tutto fa - o può far - brodo. Il tap-in su Abbiati lo dimostra: un’occasione, un gol, un punto. Alla luce di questo, la palla inevitabilmente passa a Bisoli. Dato Marilugno come inamovibile l'allenatore dovrà fare di necessità virtù, pescando nei prossimi mesi la carta giusta fra le opzioni disponibili, senza deprimere eccessivamente nessuno. Altrimenti sarà più facile vedere un altro Succi formato 'serie B'.

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