Il cinquantaquattro percento di possesso palla, nove tiri fuori dallo specchio della porta a quattro ma soprattutto sette tiri in porta per la Juventus contro zero del Catania con Andujar migliore in campo. Tutto spazzato via da Rizzoli e compagnia arbitrale, tutto nascosto da urla di tifosi (giustamente) infuriati e dalle accuse di un presidente annebbiato dall'ingiustizia appena subìta. La Juventus però da tutto questo esce con le ossa rotte. Un favore arbitrale, anzi due anche se sul gol di Vidal il fuorigioco è di mezzo piede di Bendtner, che hanno cancellato un'altra prestazione maiuscola degli uomini di Conte-Alessio-Carrera e via così, su un campo difficile per tutti.

L'annullamento clamoroso del gol di Bergessio ha dell'incredibile, imperdonabile, ma ha finito col penalizzare (sia chiaro, non in termini puramente calcistici) la società bianconera. Una squadra che ha dominato l'avversario per l'80% della partita, prendendolo spesso a pallate ed esaltando le abilità di Andujar. Una partita mandata all'aria da un episodio da censurare ma che esula, o meglio è da estrapolare dalla società juventina. Perché altrimenti non si gioca più. Se davvero esistesse la possibilità di condizionare così platealmente una decisione arbitrale come sostiene Pulvirenti, sarebbe davvero giunto il momento di chiudere baracca e burattini e trovarsi un altro hobby. Semplicemente gli arbitri in questo momento sono scarsi, che siano 1, 3, 6 o 132 a cambiare sarebbe solo la percentuale d'errore, esponenzialmente tra l'altro. Nient'altro. Coi "se" non si va da nessuna parte. Restano i fatti. Il gol annullato al Catania e il dominio della Juventus sul campo.