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  • Monica Matano: 'Il nuovo Sabato Sprint Raisport, dedicato a Benedetta e Dodò'

    Monica Matano: 'Il nuovo Sabato Sprint Raisport, dedicato a Benedetta e Dodò'

    L'appuntamento è fissato per stasera alle 22.55 su Rai Due. Scatta il nuovo Sabato Sprint. La popolare trasmissione dedicata agli anticipi della serie A, volta pagina. Monica Matano raccoglie il testimone di Sabrina Gandolfi che, da domani sera, condurrà la Domenica Sportiva.
    A calciomercato.com, Monica Matano, 36 anni, salernitana, in Rai dal '97, una delle firme più brillanti della Raisport diretta da Mauro Mazza, racconta come intenda vincere quella che definisce "la sfida più importante della mia carriera". 

    Da Super8 a Pomeriggio da Campioni a Pomeriggio Mondiale e Serata Mondiale sino a Sabato Sprint, una della trasmissioni di punta della tv di Stato: in due stagioni, lei si e' imposta come uno dei migliori talenti della squadra di Raisport e, non a caso, nel maggio scorso ha ricevuto l'Italian Sport Award quale migliore giornalista sportiva dell'anno. Quali sono le ragioni del suo successo? 
     
    Sono stati, sicuramente, due anni molto intensi dal punto di vista professionale. Nell'ultima esperienza  mondiale, al successo e al riscontro oggettivo degli ascolti, su Raisport 1, hanno contribuito diversi fattori: l'affiatamento con Paolo Paganini, collega preparato e simpaticissimo, la scelta degli opinionisti , valore indiscutibile dei nostri talk e il  clima di collaborazione e di serenita' che abbiamo vissuto all'interno della nostra squadra. Credo che lo studio, l'applicazione seria, il garbo e la semplicita' nel proporsi, paghino alla fine. Affronto ogni sfida professionale con grande entusiasmo e ricordando le parole del mio papa' che mi ha fatto scoprire e amare la professione del giornalismo. Quando frequentavo l'Universita' di Salerno, mi diceva prima di un esame: l'importante e' che tu sappia di aver dato il massimo , poi il risultato arrivera' , ma se pure non dovesse venire  , cosa che a volte puo' capitare, non avrai mai nulla da rimproverarti. E' una frase che ispira , quotidianamente , la mia vita.
     
    Sabato Sprint calamita l'attenzione di milioni di tifosi e parte subito forte raccontando Chievo-Juve e Roma-Fiorentina: può anticiparci come sarà' il suo programma? 
     
    Per l'esordio siamo stati fortunati con la scelta degli anticipi, di grande interesse. A differenza dei contenitori pomeridiani, Sabato Sprint  vivra' degli eventi in diretta. Commenteremo le gare con i nostri inviati e proporremo ai  telespettatori le voci dei protagonisti, allenatori e calciatori. Il tutto in meno di un' ora, in  una trasmissione che dovra' avere grande ritmo, in sintonia con il  suo titolo. Sabato Sprint, appunto.
     
    Qual e' il suo giudizio sul momento attuale del calcio italiano, eliminato dal mondiale e subito bastonato in Europa nel preliminare di Champions del Napoli? 

    Il calcio italiano soffre troppo di provincialismo, si pensa a fare cassa e poco a investire sui vivai . Questa scelta, che puo' pagare in Italia, sicuramente ci penalizza all'estero. Spero che le suggestioni del campionato ci aiutino a dimenticare la forte delusione di un mondiale fallito  e i dissapori e i contrasti tra le diverse componenti del calcio, ai quali abbiamo assistito durante l'estate.

    Qual e' la sua griglia di partenza per il Gran Premio dello Scudetto? 
    Metterei al primo posto  e in parita' Roma  e Juventus. la sorpresa potrebbe essere l'Inter .
    Tavecchio e' stato spesso suo ospite quando conduceva Pomeriggio da Campioni: che cosa pensa delle frasi razziste del neopresidente Figc? 
     
    Spero e credo siano state frasi non ponderate. Ricoprire il ruolo di Presidente della Figc, in questa fase storica cosi delicata e complessa, ritengo sia uno dei compiti piu' difficili.  Non vorrei essere al suo posto, ma gli rivolgo un cordiale  in bocca al lupo per questo incarico prestigioso. Il calcio ha bisogno di cambiamento, di una rinascita, di idee e di programmi e, soprattutto, di uomini capaci di realizzarli.
     
    Lo stesso Tavecchio ha detto una volta: pensavamo che le donne fossero handicappate per giocare a calcio, poi abbiamo scoperto di no. Pensa che il calcio prima o poi riuscira' a liberarsi dal suo maschilismo?

    Raisport ha dato segnali significativi per questa inversione di tendenza, grazie anche al direttore Mauro Mazza. Sono diverse le donne alla guida di trasmissioni sportive, sulle reti generaliste e sui canali tematici. E, fra i nostri vicedirettori c'e' anche Ivana Vaccari , autorevole e capace. Mi auguro che il nostro esempio positivo possa essere seguito  anche dalla Lega calcio e dai vertici federali.
     
    In alcune interviste, lei ha sempre sottolineato la centralità dei suoi due bambini nella sua vita. Come riesce a conciliare i ritmi e gli impegni durissimi della sua professione con il ruolo di madre?  
     
    Benedetta e Mattia sono i grandi amori della mia vita, la cosa piu' bella che abbia mai saputo realizzare. E vi confesso che quando il direttore  mi ha chiamato, al termine del mondiale, per propormi questa affascinante avventura, le mie uniche esitazioni erano legate ai miei bambini, 4 e 2 anni e alla logistica complicata del mio trasferimento a Milano, nel weekend, per la trasmissione. E' difficile conciliare tutto. Sono fortunata. Ho l'aiuto dei nonni, molto presenti. Ho imparato, pero' , in questi anni che e' la qualita' del tempo che offri ai tuoi figli che conta , non la quantita'. Siamo stati un mese insieme in vacanza, rigorosamente senza babysitter e ho avuto modo di giocare, di dialogare  con loro, di godere dei loro sorrisi, delle  frasi buffe e inattese. Etta e Dodo', come li chiamiamo in famiglia,  sono l'emozione piu' intensa della mia  esistenza, l'unica che abbia veramente un senso. i miei figli sono idealmente, sempre con me.  Tornare neglin studi tv di Milano, dove, nell'estate del 2011, in attesa di Mattia, ho condotto la Domenica Sportiva estate, mi provochera' sensazioni forti. Sara' un modo per sentirli piu' vicini e per superare la comprensibile emozione del debutto. Faceva riferimento, nella prima domanda, all'Italian Sport Award, un premio che ho dedicato ai miei bimbi , le persone che soffrono  di piu' per la mia assenza da casa. Erano con me , ad Agropoli, in quella sera di maggio, con gli occhi lucidi per l'emozione di essere stati nominati dal palco.
     
    Il giornalismo vive una rivoluzione totale: carta stampata agonizzante, web in irresistibile ascesa, tv generalista che vive una profonda metamorfosi, moltiplicazione dei canali digitali, per non dire dell'offerta sportiva, a pagamento o in chiaro: quale scenario ci attende nella nuova stagione? 
     
    Il comune denominatore di queste difficolta' si chiama crisi. Una crisi che ha investito il giornalismo come tante altre professioni. In un 'ottica di rinascita, la priorita'  va data,  oggi, alla serieta' nel lavoro e agli investimenti tecnologici.
     
    Nonostante la crisi, il giornalismo continua ad appassionare i giovani: quale consiglio darebbe a una ragazza o a un ragazzo che da grandi vogliono fare il suo mestiere? 
     
    Intraprendere la professione del giornalista in questo momento e' quasi un atto di coraggio, ma non mi sento di spegnere i sogni di  ragazzi determinati che, come me, amano questa attivita'. Dovranno avere molta grinta, essere disposti a sacrificare la propria adolescenza, a volte gli affetti. La strada e' lunga , in salita, ma poi  la vita ti offre l'occasione ed e' quella che devi saper cogliere dimostrando il tuo valore. Il primo suggerimento e' dedicarsi allo studio e dotarsi di una buona preparazione culturale, alla base di ogni affermazione in qualunque ambito lavorativo.
     
    Le sue conduzioni si sono sempre contraddistinte per la sobrietà, il rigore giornalistico, la tempestività delle notizie in totale rottura con la tv urlata che ha imperversato per anni. Pensa sia finito il tempo delle telerisse e di alcune figure femminili che, quando vengono chiamate a parlare di calcio in tv, vengono confinate nello status di veline?
     
    Sono arrivata allo sport nel 2008, ma ero in Rai dal 1997. Le mie conduzioni ritengo abbiano inevitabilente risentito della scuola del Tg, in particolare del Tg 2, dove ho lavorato dal 2004 al 2008. La pacatezza, la sobrieta' , la verifica della notizia sono gli insegnamenti di maestri come  Mauro Mazza, Marcello Masi, Luciano Onder e Paolo Meucci che mai smetterò di ringraziare.
    Qual e' per lei il senso della vita? 
    Le racconto questo episodio, accaduto di recente, con mia figlia  Benedetta. Le leggevo la consueta  favola della sera. Quel giorno si trattava della Bella Addormentata e le spiegavo che la fata buona aveva deciso di far dormire anche tutti i familiari e gli abitanti del castello, per evitare che, al  risveglio, dopo 100 anni, la principessa si fosse ritrovata, sola, senza genitori e amici. Lei, impietrita, mi guarda e mi dice: mamma, io non voglio che tu muoia mai. L'ho rassicurata, spiegandole che, quando accadra', lei sara' in grado di camminare da sola. La sua risposta: mamma, io non sarò mai capace di stare senza di te. Il senso della vita  e' in questa frase, e' nell' in bocca al lupo dei miei figli che, ieri, mi hanno detto: faremo il tifo per te!
     
    Lei si e' laureata in lettere classiche con il massimo dei voti: qual e' il filosofo o l'autore che l'ha maggiormente colpita? 
     
    Amavo da adolescente e apprezzo sempre di piu'  Kant, il suo  rigore etico ispira le mie azioni. Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.
     
    E' vero che in tv per molti, anzi per troppi, sia più importante apparire che essere? 
    Non mi piace esprimere giudizi sulle altre persone e sul loro modo di agire. Penso, pero' , che la naturalezza e la semplicita' del linguaggio avvicinino un conduttore al pubblico.
     
     
    La tv deve dare spazio ai razzisti e ai violenti che puntano alla cassa di risonanza mediatica perché' si parli delle loro gesta o, modello Bbc, mettere loro la sordina?
     
    E' un antico problema. Molte volte, con i direttori, i curatori dei programmi, ci siamo interrogati su cosa fosse giusto fare dinanzi all'ennesimo atto di incivilta', di violenza. Il primo compito di un giornalista , pero',  per me rimane informare. La tv non puo' non dare spazio alla cronaca dei fatti , anche se capisco che  il   rischio possa essere quello di dare risalto  a personaggi che, come ricordava Giorgio  Faletti , escono dalle pagine di un libro e popolano, purtroppo, la nostra realtà.

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