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  • Il derby di Niang:|'Diventerò il migliore'

    Il derby di Niang:|'Diventerò il migliore'

    Quattro mesi fa vide dalla tribuna il derby d'andata con sconfitta. Poco più di una settimana dopo, a metà ottobre, l'allora minorenne Niang avrebbe inscenato con 4 compagni una fuga notturna in discoteca a Parigi, dal ritiro dell'Under 21 francese, meritando la squalifica da tutte le selezioni nazionali fino al 31 dicembre 2013. Poi, ottenuta la prima occasione in Coppa Italia contro la Reggina, è diventato titolare nell'attacco a tre creste. E oggi l'ex turbolento ragazzo prodigio della periferia parigina dichiara un obiettivo poco minimalista: "Diventare il migliore".

    Niang, a 18 anni lei ha le idee chiarissime. 

    "Posso riuscirci. Una squadra come il Milan è l'ideale per crescere, con tanti campioni dai quali imparare".

    Ma la serie A non è svalutata? 
    "È un campionato duro, fisicamente e tatticamente. Nella Ligue francese ci sono meno professionalità e tattica".

    Nessun rimpianto per la Premier League sfumata?
    "No, l'Arsenal mi voleva. Quando è spuntato il Milan, non ho avuto dubbi".

    Prima del debutto in Champions col Barcellona e della bella azione del 2-0, però, lei si era lamentato via twitter.
    "Ho solo precisato che non stavo fuori per problemi fisici, come avevano scritto alcuni, ma per scelta tecnica. Sarei stato un pazzo a prendermela con Allegri: gli devo tantissimo".

    In quattro mesi il suo mondo si è capovolto.

    "Ho capito come funziona in Italia. Galliani e Ambrosini mi hanno fatto capire che per sfondare serve una vita seria, fuori dal campo. Riposare e allenarsi bene. Non è come in Francia: qui c'è il vero professionismo".

    Racconta il suo ex allenatore del Caen, Dumas, che una volta si mise d'accordo con un poliziotto e la fece salire su un cellulare, perché lei si spaventasse un po'.
    "Sì, ma non mi sono spaventato. E la testa l'ho messa a posto a Milano. Frequento la mia ragazza e il mio amico Radouane, faccio shopping, vado al cinema, ascolto musica rap e penso al lavoro".

    E la storia della multa per guida senza patente, quando si spacciò per il suo compagno Traoré?

    "Non mi sono mai spacciato per lui, era sua la macchina. Solo che ero appena arrivato, non sapevo l'italiano e risposi sì a tutte le domande. Gli errori li ammetto: non ho fatto ricorso contro la squalifica della federazione, acqua passata, ho deciso di non tornarci su".

    Figlio di genitori di Dakar, sceglierà la nazionale francese o il Senegal?
    "Ho tempo. Per ora ho scelto l'Under francese. Ho altri pensieri: è la stagione della grande occasione".

    Ha rischiato la cessione a gennaio.
    "Mai pensato di andarmene. Qui sto benissimo".

    Nell'attacco a tre creste: lei definisce Balotelli il suo gemello e El Shaarawy il suo fratellino.

    "Mario l'ho conosciuto a Parigi, quando era nel City. E con Stephan, per l'età, ho legato subito. Siamo giovani e possiamo vincere tanto, ma non abbiamo ancora fatto niente".

    Il Milan, dopo i fatti di Busto, è in prima linea contro il razzismo.
    "E io sono contento della solidarietà dimostrata dalla squadra a noi di colore, lasciando il campo. In questi casi puoi solo aspettare che l'arbitro interrompa la partita. Sarebbe giusto che facesse sempre così: 90' di "buu" sono lunghissimi".

    Lei è un centravanti, ma qui deve fare l'ala.

    "In Francia ho sempre giocato a destra o a sinistra e qualche volta al centro".

    I suoi riferimenti calcistici?
    "Ronaldo, il mio idolo. E Benzema. Penso solo a fare gol. Anzi, adesso anche agli assist".

    In Francia le davano dell'arrogante.
    "Non penso di esserlo: è solo che non mi emoziono, nemmeno davanti al Barcellona".

    A proposito, il Barça si è lamentato del campo di San Siro.
    "Facile, dopo la sconfitta. I migliori giocano sempre meglio degli altri, su qualunque terreno, e il nostro è buono. La verità è che abbiamo chiuso gli spazi e senza spazio i loro tocchetti non riescono. Per il ritorno c'è tempo: ora pensiamo al derby".


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