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1913, la leggenda di Fresia: il primo italiano a giocare per un club inglese

1913, la leggenda di Fresia: il primo italiano a giocare per un club inglese

  • Alessandro Bassi
Una storia degli albori del nostro calcio e, in qualche modo, una storia di calciomercato prima che il calciomercato venisse inventato. Protagonista della nostra storia è un giovane calciatore piemontese, talento cristallino nel piccolo esercito di onesti pedatori che a cavaliere tra '800 e '900 giocavano al football in Italia. Il talento in questione è Attilio Fresia, considerato dal giovane Vittorio Pozzo tra i migliori calciatori italiani di quel periodo. Leggenda vuole che, giovanissimo calciatore del Torino, Fresia abbia scommesso con un suo compagno di squadra che sarebbe riuscito a portare il pallone dal campo di allenamento a casa palleggiandolo senza farlo mai cadere per terra: ebbene, pare proprio che quella scommessa Fresia l'abbia poi vinta.

IL GENOA NON BADA A SPESE - Fresia nasce a Torino nel 1891 e si innamora del football che pratica nella squadra della sua città, il Torino. Ha un fisico possente che assieme alle sue indubbie doti lo esalta e lo fa ben presto emergere come talento indiscusso del calcio italiano. Nel 1911 si trasferisce a Genova dove gioca per l'Andrea Doria ma a suscitare scalpore e furibonde polemiche è il successivo trasferimento al Genoa. In quegli anni in Italia il calciatore era rigorosamente un dilettante, tanto che il regolamento organico del gioco del calcio emanato dalla FI.G.C. nel 1909 ancora statuiva che“i giuocatori iscritti alla Federazione devono essere dilettanti.”Se quindi l'impostazione federale era chiara e univoca, le società più facoltose tentarono sin da subito di accaparrarsi i servizi dei giocatori migliori pagandoli o offrendo loro un posto di lavoro poiché non era consentito ad un calciatore giocare per una squadra che non fosse della città di residenza. Una delle società – diciamo così – più attive in tal senso era senz'altro il Genoa: bramoso di ritornare ai vertici del campionato e interrompere l'egemonia della Pro Vercelli, nel 1913 il Genoa non bada a spese e si produce in uno scatenato “shopping” accaparrandosi il giovanissimo De Vecchi, futuro “figlio di Dio” dal Milan e ben tre forti giocatori dall'Andrea Doria, tra i quali il nostro Attilio Fresia al quale offre ben 400 lire! Apriti cielo! In Federazione e sui giornali è tutto un attaccare la società genoana, si arriva addirittura a minacciarne la radiazione, ma di questo ne parleremo un'altra volta. Concentriamoci per il momento su Fresia perchè la sua storia è soltanto agli inizi.

ARRIVANO GLI INGLESI! - Quel 1913 negli annali della storia del nostro football resta per un evento epocale: per la prima volta una squadra inglese viene in Italia a giocare alcune partite amichevoli. Il Reading viene invitato a giocare alcune partite contro le nostre squadre più forti e viene garantito vitto, alloggio, trasferimenti e un bonus di 18 sterline: a queste condizioni i maestri inglesi si sobbarcano il viaggio e nel maggio di quell'anno disputano 5 partite in una settimana, alternate da banchetti e feste. La prima di queste partite il Reading la disputa contro il Genoa: vince 4-2 ma i dirigenti inglesi si innamorano letteralmente di Fresia, autore della doppietta genoana. Lo vogliono a tutti i costi portare con loro in Inghilterra e si attivano in tal senso. La Federazione italiana è colta in contropiede e non sa cosa decidere.

LA PRIMA VOLTA DI UN ITALIANO IN INGHILTERRA - Gli inglesi fanno dannatamente sul serio. Avventura vuole che sulla panchina del Genoa sieda da un anno William Garbutt, ex giocatore proprio del Reading durante i suoi anni da militare: a lui si rivolgono per poter acquistare Fresia. L'accordo alla fine viene raggiunto e così Fresia può passare dal Genoa al Reading per 17 sterline, lasciando la Federazione alle prese con un problema burocratico davvero complesso, tanto complesso che ci vogliono mesi per poterlo risolvere, ma a dicembre 1913 finalmente Attilio Fresia può giocare con il suo nuovo club, il Reading F.C. Dicevamo delle lungaggini burocratiche. Per la prima volta la F.I.G.C. si trovava davanti ad un trasferimento internazionale e non aveva gli strumenti normativi per poterlo gestire: ecco perchè ci mise tutto questo tempo – quasi 6 mesi! - per poter dare il benestare al trasferimento, mesi durante i quali il giocatore rimane fermo alimentando le aspettative tra i tifosi del Reading. Insomma, sembra esagerato, ma nella terra dei Maestri si attende l'arrivo di Fresia come se fosse davvero un fuoriclasse. Purtroppo ben presto le alte aspettative vengono sommerse dalla delusione. Dopo alcuni giorni dal suo sbarco Fresia esordisce con la squadra riserve del Reading contro il Croydon Common nella South-Eastern League, senza però riuscire ad incidere. Anzi, le sue prestazioni sono piuttosto scarse, tanto che nel febbraio del 1914 un giornalista inglese così scriveva: "Fresia is just useful on hard ground, and almost useless on soft going." Quindi per gli inglesi Fresia era sì un buon giocatore sui terreni asciutti, ma del tutto inadatto e inutile su quelli pesanti e fangosi. In una parola, bocciato. Tanto che dopo pochi mesi Fresia se ne ritorna in Italia senza peraltro poter giocare perchè nel frattempo era stato squalificato per professionismo! Poi lo scoppio della prima guerra mondiale fece fermare il campionato, ma non il calcio.

TRA LA GRANDE GUERRA E IL BRASILE - Nel 1916 Fresia, che nel frattempo è sotto le armi tra Livorno e Parma come artigliere, gioca per il Modena del presidente Sandonnino e con le sue reti (ben 7 in 9 incontri) porta i canarini a contendere sino all'ultimo al Milan la conquista della Coppa Federale. Purtroppo per Fresia il destino aveva in serbo una tragica sorpresa non prima però di una nuova avventura. Già malato di tubercolosi, Fresia nel 1920 accetta la proposta di andare ad allenare il Palestra Italia in Brasile e dopo un interminabile viaggio in nave, riesce a sedere sulla panchina della squadra giusto in tempo per poter vincere il campionato Paulista del 1920. La sua salute però stava peggiorando: rientrato a Modena allena i canarini per un paio di anni ma la morte lo coglie, nella primavera del 1923, portandoselo via a soli 32 anni.

(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)
 

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