Calciomercato.com

  • Cagliari: Cellino boicotta i giornalisti web; CM e i colleghi fuori dallo stadio

    Cagliari: Cellino boicotta i giornalisti web; CM e i colleghi fuori dallo stadio

    • Germano D'Ambrosio

    Giubbotto di pelle, stivale nero, Stratocaster rossa a tracolla: non c'è dubbio che Massimo Cellino sia un presidente rock, e che rinchiuso in questa icona si senta coccolato in un calcio italiano che ama alla follia i presidenti quando questi si creano un personaggio. Non dubitiamo della passione genuina che ci mette il patron, il quale riesce a fare calcio in Sardegna da vent'anni restando pure ad alti livelli, ma la simpatia e il folklore, la bandana in testa e il gesto dell'ombrello, la scaramanzia e gli screzi con gli allenatori, debbono passare in secondo piano quando ci si imbatte in inefficienze, storture o perfino gesti pericolosi (cosa sarebbe accaduto se domenica i tifosi si fossero recati davvero alla Is Arenas, con la gara a porte chiuse?). Su questi aspetti ci piacerebbe confrontarci con lo stesso Cellino all'uscita dello stadio, o con i giornalisti che seguono il Cagliari davanti a un caffè all'intervallo di una partita, ma sfortunatamente il club sardo impedisce ai cronisti di Calciomercato.com di essere accreditati in tribuna stampa per le gare casalinghe. Il motivo risiede proprio in quel .com finale, paghiamo cioè il fatto di essere una testata web.

    Tutto inizia lo scorso anno, quando i colleghi del sito Tuttocagliari.net - fin lì, come noi, regolarmente accreditati - iniziano a riscuotere un certo successo con le loro dirette testuali delle conferenze stampa che si tengono ad Assemini. Qualche quotidiano cartaceo locale si rizzela: questi qui ci bruciano tutto il materiale del giorno dopo, come si fa? Istanze subito raccolte dalla società, che da quel momento - forse togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa per dei commenti sgraditi - nega l'ingresso al centro sportivo ai giovani cronisti; poco dopo, per sicurezza, via anche il pass per il Sant'Elia, non sia mai che quelli decidano di raccontare in tempo reale quello che accade in campo. Fatto trenta, pensano poi, facciamo trentuno: via tutte le testate on-line, grandi e piccole, amiche o nemiche, organizzate o amatoriali. La decisione ci piove sulla testa e rimaniamo sbigottiti: a prescindere dall'assurdità della rappresaglia, quale dirigente al giorno d'oggi, in un Paese occidentale, può ancora considerare internet come un oggetto misterioso, o peggio ancora un potenziale pericolo? Dall'ufficio stampa sibilano timidamente: 'Ordini dall'alto'. Alludono, evidentemente, al presidente rock, e ci viene il sospetto che lui i dischi degli Eagles li abbia ancora in vinile.

    Dopo aver informato i lettori dell'impossibilità di svolgere il nostro lavoro, cerchiamo di convincerci che si tratta di paturnie passeggere: il Cagliari poi si auto-esilia a Trieste, e la stagione finisce lì. Lo sbarco alla Is Arenas, quest'estate, ci fa ben sperare, e poco importa che la prima si giochi a porte chiuse: anzi, a maggior ragione di spazio per i giornalisti non dovrebbe mancarne. E invece niente, l'ufficio stampa ci comunica che 'non è possibile soddisfare la nostra richiesta di accredito', poi ci saluta 'cordialmente' ma non aggiunge altro. Né è possibile avere altri ragguagli al telefono: gli addetti alle relazioni esterne di relazionarsi con noi non hanno alcuna voglia, non rispondono al cellulare e si fanno negare in sede. Siamo fuori e basta, e con noi il già citato Tuttocagliari.net e tanti altri operatori web: non possiamo assistere dal vivo a ciò che accade in campo, né tantomeno ascoltare le parole di dirigenti, tecnici e atleti a fine gara (figuriamoci porre domande, ci sembra di capire che non sarebbe comunque aria). E dato che in quello consiste il lavoro dei nostri inviati sul posto, è come tagliar loro le mani.

    Se vi raccontiamo questa storia non è per fare una piagnucolosa rimostranza, ma per portare all'attenzione dell'opinione pubblica - e magari delle istituzioni preposte, ci riferiamo in particolar modo all'USSI e all'Ordine dei giornalisti - quanta assurda miopia regna ancora in alcuni anfratti della terza industria italiana. Se è stato difficile spiegare ai giocatori stranieri della Roma il perché del rinvio della gara di domenica, altrettanto imbarazzante sarebbe illustrare ai giornalisti di altri Paesi che una società del massimo campionato, per motivi che stentiamo a capire noi stessi, si rifiuta di far entrare nel proprio stadio (peraltro inagibile) chi scrive per testate web. Già, loro non conoscono il presidente rock e la sua coorte, ma magari hanno visto qualche vecchio film di Alberto Sordi e possono provare a usare l'immaginazione. Solo che le pantomime di Cellino e dei suoi dipendenti, a questo punto, non fanno più tanto ridere.

    Altre Notizie