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  • A forza di parlare di Zeman, è sparita la Roma. Juve e Pirlo super, gufi in fuga

    A forza di parlare di Zeman, è sparita la Roma. Juve e Pirlo super, gufi in fuga

    Dopo soli 22 minuti di gioco, la Juve vinceva sulla Roma per 3-0 avendo colpito pure una traversa con Marchisio. Dopo 35 minuti di gioco, le traverse sono diventate due (Vucininc), le nuove, nitide occasioni da gol tre. Dopo 47 minuti, Buffon ha fatto la prima parata, bloccando unn colpo di testa di Lamela.  

    Soltanto il gong dell'intervallo ha fermato la squadra di Conte, che anche nella ripresa ha dilagato senza pietà fra le rovine di una Roma troppo brutta per essere vera. Epperò, malauguratamente vera. Per se stessa, per Zeman, per i suoi tifosi.

    A forza di parlare di Zeman e la Juve, la Juve e Zeman, Zeman contro la Juve, la Juve contro Zeman,  la Roma è sparita. Letteralmente diisntegrata sotto i colpi della capolista che ha timbrato la quarantacinquesima partita utile consecutiva in campionato con una forza d'urto devastante. E' la conferma che, per fortuna,  l'insopportabile chiacchiericcio del calcio parlato poi viene spazzato via dal campo, il cui verdetto è inoppugnabile.

    Conte e Carrera hanno azzeccato ogni mossa ed è il caso di fare i complimenti all'invincibile Secondo (8 partite, dalla finale di Supercoppa di Lega a questa, 6 vittorie e 2 pareggi).

    Pensando allo Shakthar, rispetto a Firenze sono usciti Liechsteiner, Quagliarella e Asamoah, sono entrati De Ceglie, Caceres e Matri che non segnava da sette mesi.

    La suicida disposizione tattica della Roma ha spianato la strada ai Campioni d'Italia: difesa altissima, attaccanti che non ritornano, avversari marcati male o mai marcati, centrali sistematicamente presi in mezzo dagli incontenibili centrocampisti bianconeri, con il superbo Marchisio a spingere a cento all'ora. E Pirlo? Non era mica in crisi in quanto reo di avere giocato sotto tono due, dicansi due partite? Al punto che, dopo Firenze,  Boban gli ha consigliato di lasciare la Nazionale e un codazzo di altri piccoli teleBoban aveva fatto eco al croato. A quel punto abbiamo capito che il fuoriclasse bresciano proprio contro la Roma avrebbe fatto sfracelli.

    La Juve scoppia di salute (dove si conferma che martedì scorso erano stati i viola a disputare una splenida prova), la Roma è in stato confusionale e le è andata pure bene perchè, da Torino, poteva tornare con 5 gol sul groppone. Quando, a 22 minuti dalla fine è uscito Totti, sembrava fosse il segnale della resa di un gruppo in cui l'ultimo ad arrendersi è stato il  giovane Florenzi. Onore a lui e a Destro, la cui girata spettacolare avrebbe meritato maggior fortuna. Tant'è vero che è stato proprio l'ex senese a procurarsi il rigore, trasformato da Osvaldo. La sostituzione del Capitano e di Tachsidis, quest'ultimo rimpiazzato da Perrotta, ha corretto l'assetto giallorosso e l'ha reso meno vulnerabile. Ma ormai per la Roma era notte fonda, anche se nel finale la Juve ha staccato il piede dall'acceleratore. Il che non ha impedito a Giovinco di suggellare il 4-1 finale con una serpentina degna del suo repertorio.

    Per Zeman, una serata sportivamente da tregenda in casa dell'acerrima Rivale: il calcio del boemo è spregiudicato, ma affrontare la Juve senza una difesa degna di questo nome, significa votarsi a una sconfitta senza scampo.

    Umanamente, invece, Zednek merita totale solidarietà per gli insulti e i cori beceri grandinatigli addosso dagli spalti. Invece, proprio in presenza del Grande Nemico, ci sarebbero voluti gli applausi per dimostrare che cosa sia la cultura dello sport. Per arrivarci, purtroppo la strada è ancora lunga.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

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