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  • A Israele che boicotta i palestinesi l’Italia dia una lezione di sportività

    A Israele che boicotta i palestinesi l’Italia dia una lezione di sportività

    • Marco Bernardini
    A una provocazione viene spontaneo ribattere con le stessa moneta. Sarà forse poco “cristiano”, ma è piuttosto naturale. E allora, francamente, non saprei come altrimenti definire il gesto antidemocratico e antisportivo che i doganieri dell’aeroporto israeliano di Tel Aviv hanno attuato per mettere chiaramente in difficoltà psicologica la squadra di atleti palestinesi che sono già sbarcati  a Rio de Janeiro, dove parteciperanno alle Olimpiadi che ormai stanno per essere inaugurate. Una formazione, quella dello Stato Democratico di Palestina, davvero ben poco consistente. Appena sei atleti e, con loro il capo, delegazione. Vale la pena citarli, uno per uno, visto che sarà poi molto difficile possano finire sotto le luci che illunimano il podio. Simon Yocoub, judo. Cris Zimmerman, dressage. Abu Koussa, cento metri maschili. Mayada Saiyad, maratona. Ahnedy Jibril, 200 stile libero. Mary Alatrash 50 stile libero. Gadya Abuzzaid, accompagnatrice.  

    Tutti insieme, fotografati con sul volto un sorriso strano, con alle loro spalle il celebre Pan di Zucchero che domina la metropoli brasiliana. In effetti c’è poco da ridere per i ragazzi del team  palestinese. Loro sono arrivati regolarmente, ma tutto l’occorrente per partecipare alle gare, dalle tute alle magliette  e dagli scarpini fino alla stessa bandiera da usare durante la sfilata di apertura, è stato bloccato e sequestrato dalle autorità israeliane fino a nuovo ordine. Tant’è che i palestinesi per sostenere gli allenamenti in questi giorni di vigilia si sono dovuti ricomprare ogni cosa e, in caso di malparata definitiva, hanno in mente di cucirsi una nuova bandiera con stoffa, ago e filo.

    Sinceramente ci sfuggono le ragioni di un comportamento così codino e infantile tenuto dalle autorità di Tel Aviv le quali non si capisce bene che cosa vogliano dimostrare con un atteggiamento del genere. Che la “guerra infinita” tra questi due popoli, peraltro tutti e due figli di Abramo, rappresenti un nodo storico e mondiale che nessuno sembra essere in grado di sciogliere è un dato di fatto. Mostrare i muscoli (disattivando il cervello) per un atto di forza assolutamente fuori luogo non solo è privo di ogni logica ma è anche piuttosto sputtanante per gli autori. Chiunque essi siano.

    Già ci troviamo alla vigilia di un’Olimpiade che andrebbe definita quella di Ponzio Pilato con il Coni a replicare il ruolo del Governatore della Palestina quando si lavò le mani delegando ai sacerdoti farisei e al popolo l’autorità di crocefiggere Cristo o Barabba. Esattamente ciò che hanno fatto i padroni del Palazzo Olimpico rispetto alla “questione russa” macchiata dal doping di Stato. Già dovremo registrare l’evento dei Giochi filtrato da una realtà televisiva che sarà il massimo della finzione perché nessuna telecamera di nessun Paese al mondo mostrerà le immagini del Brasile contemporaneo e autentico. Quello della nuova fame, povertà indigenza, delinquenza, miseria morale e politica dopo un breve periodo di resurrezione. Quello che verrà nascosto dai mega cartelloni spqrsi per tutta Rio sui quali sta scritta la menzogna di “Un mondo nuevo”. Ci mancava soltanto la “provocazione” israeliana per rendere ancora più malinconici questi giorni a venire che dovrebbero essere dedicati alla felicità figlia dello sport.
    Tra l’altro mi piace ricordare che tra poco più di un mese la nostra nazionale di calcio giocherà proprio nello stadio di Tel Aviv la prima prima partita valida per le qualificazioni ai prossimi mondiali. Una data importante anche perchè coinciderà con l’esordio ufficiale e non solo amichevole del nuovo cittì Giampiero Ventura. Un allenatore, voglio ricordarlo, non soltanto di muscoli ma soprattutto di cervelli. L’uomo davanti al pallone e la democrazia intellettuale prima di ogni altra regola sono i due principi base della filosofia di vita del tecnico genovese. Il quale essendo anche persona dotata di spirito e amore per la satira potrebbe pensare a qualche cosa di altrettanto provocatorio per dare una lezione di sportività a quel “burloni” degli israeliani.

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