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  • Addio a Emoli: la diga della Juve di Boniperti, Sivori e Charles

    Addio a Emoli: la diga della Juve di Boniperti, Sivori e Charles

    E' morto a 81 anni Flavio Emoli (foto wikipedia) . Di seguito il coccodrillo di Enrico Sisti, per Repubblica.it. 


    E' stato uno dei primi "cuore matto" dello sport italiano, aveva una malformazione congenita di cui i medici si accorsero quando il ragazzo aveva 23 anni. Il ragazzo era Flavio Emoli, centrocampista "tozzo", faccia d'altri tempi, un po' Lino Ventura, il lucchetto umano che proteggeva gli show di Charles e Sivori. Emoli è morto a 81 anni.

    "Scendevamo sempre in campo convinti dei nostri mezzi, anche nelle giornate storte; in fondo, l'accoppiata Charles-Sivori garantiva almeno 50 reti a stagione, quindi potevamo dormire ovunque sonni tranquilli. Certo, non ci fossero stati i famosi dissapori di spogliatoio tra Boniperti e Sivori avremmo, forse, potuto vincere ancora di più, visto che eravamo i più forti in assoluto. Era davvero un altro calcio; pensavamo soltanto a segnare tante reti, quasi un centinaio a stagione e non ci preoccupavamo se, magari, ne subivamo due o tre per partita. Questa mentalità ci rendeva più simili a giocatori della domenica che a fior di professionisti. Eppure, quando scendevamo in campo noi, lo spettacolo era sempre assicurato".

    Era un indomabile, faceva rincorse asfissianti, come quelle di Furino quando Trapattoni gli urlava dalla panchina di masticare la polvere per vedere il cielo. E Furino correva. Anche Emoli correva. I suoi allenatori con Emoli non erano meno teneri, specie Carletto Parola. Con la Juve Emoli vinse tre scudetti, nel '58, nel '60 e nel '61.  Emoli era cresciuto in quello che una volta si chiamava, un po' animalescamente, "allevamento". Ebbene, nell'allevamento juventino dei primi anni cinquanta, quando giocare a pallone segnava il piccolo grande riscatto, non tanto di un ragazzo, quanto di un'intera famiglia, i ragazzi juventini erano "allevati" da occhi intelligenti, come quelli di Cocito, Locatelli e Bertolini. A Viareggio la Juventus del '54 si presentava con Emoli, Garzena, Colombo, Vavassori (tutti finiti, magari per poco, anche in Nazionale). Emoli era un calciatore di tramite, aveva imparato il metodo (che prevedeva per i laterali compiti ingrati e spesso lì finivano i giocatori meno completi degli altri) ma aveva le caratteristiche per anticipare il sistema e il nuovo modo di concepire calcio e centrocampo.

    Quando arrivò in prima squadra la Juventus aveva pochissime star: c'era Boniperti e Praest era a fine carriera. Nel '55 la prima vittoria della sua Juventus arrivò solo dopo otto giornate. Ma le cose cambiarono, la squadra si rinforzò. Fu Paulo Amaral a trasformare Emoli, come successivamente avrebbe fatto Liedholm di Rocca, da centrocampista vecchio stampo che era a terzino di più realistica e se vogliamo moderna fattura, quasi un terzino d'ala (come si diceva). Emoli è per tanti una figurina dei primi album Panini. Capelli impomatati, sguardo della povertà, lineamenti già duri e sempre troppo "vecchi" per l'età, come spesso succedeva a questi figli della guerra e del dopoguerra. Per questo ci mancherà, come tante figurine quando facevamo la collezione, che non uscivano mai dalle bustine chiuse, come tanti piccoli e grandi personaggi che quelle figurine illuminarono d'immenso agli occhi dei bimbi che crescevano sognando il calcio. Sognando che fosse diverso. Migliore.
     

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