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  • Agnelli attacca Prandelli e Abete

    Agnelli attacca Prandelli e Abete

    Torna a parlare Andrea Agnelli, presidente della Juventus, nel giorno della presentazione di Cesare Prandelli al Galatasaray e nel giorno in cui Barbara Berlusconi chiede alla Lega di Serie A di indicare un candidato univoco per la presidenza della Figc. Agnelli, ospite di un convegno alla Camera con il presidente del Coni Malagò, ne ha anche per Tavecchio, il principale candidato alla presidenza della Figc. 

    SU ABETE A PRANDELLI - "Non mi sento di ringraziare Abete e Prandelli, dimettersi sarà stato anche nobile, ma si sono smarcati nel momento del bisogno. Troppo facile. E oltretutto Prandelli si è già sposato con i turchi ad una fiscalità più conveniente. Farsi da parte non è il gesto di cui ha bisogno il calcio. Non ringrazio Abete per averci lasciati soli. Il nuovo presidente della Figc? Non abbiamo bisogno di un traghettatore ma di una figura di grande spessore". 

    SU TAVECCHIO - "Trasformare un'assemblea che doveva essere tecnica, l'11 agosto, in una assemblea elettiva, è stato molto scorretto. Il calcio ha bisogno di riforme, di interventi strutturali, non di ponti che ci traghettino alle prossime elezioni. Le riforme profonde vanno fatte subito. Il mio candidato ideale? Si sa benissimo chi non si vuole e chi invece serve. Nell'Uefa e nell'Eca abbiamo Platini e Rummenigge. Tutti gli riconoscono immediata autorevolezza calcistica. E lo stesso accade alla Juventus con Nedved. Farei fatica a immaginare la stessa cosa con Tavecchio. Se noi pensiamo che basti una persona a cambiare il calcio italiano, siamo fuori strada. Comunque mi auguro più consenso possibile su un nome che incarni davvero spinte riformistiche. Albertini presidente della Federcalcio? Questo non lo dico io, ma corrisponde senz’altro all’identikit, così come Cannavaro, Vialli e Costacurta. Guardiamo alla generazione di giocatori che hanno giocato a cavallo degli anni 2000".

    PARLA MALAGO' - Giovanni Malagò, presidente del Coni: "Rischio commissario per la Figc? Il commissariamento è un diritto dovere se non si dovesse eleggere il presidente l'11 agosto. E' difficile che un candidato non abbia il 50% ma di certo il mondo del calcio fa capire che non è proprio d'accordo su un'unica candidatura".

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