Calciomercato.com

  • Albertini: 'Nessuna chiamata dal Milan, Biglia ento come me e Lotito...' VIDEO
Albertini: 'Nessuna chiamata dal Milan, Biglia ento come me e Lotito...' VIDEO

Albertini: 'Nessuna chiamata dal Milan, Biglia ento come me e Lotito...' VIDEO

L'ex centrocampista e bandiera del Milan, Demetrio Albertini ha parlato al Corriere della Sera dell'attuale stagione rossonera, delle scelta di mercato fatte dal club, del suo mancato approdo nella nuova società e, infine, dell'importante scontro di campionato contro la Lazio.

Demetrio Albertini, una vita di trionfi nel Milan, una stagione molto intensa nella Lazio. Nella sua carriera due realtà non paragonabili.
"Ovviamente, anche se a Roma ho vinto una competizione per me importantissima: la Coppa Italia, l’unico trofeo che in rossonero non ero mai riuscito a vincere".


Era un periodo particolare, tra il 2003 e il 2004: la vecchia Lazio stava finendo, Lotito era sul punto di arrivare.
"Durante la stagione ci chiesero di trasformare una parte dello stipendio in azioni: era il piano Baraldi. Preferii strappare il contratto e firmarne uno nuovo, con ingaggio assai ridotto. Se c’è da dare una mano lo faccio volentieri, dissi. Però era tutto strano".

Cosa c’era di strano? Gli stipendi arrivavano a singhiozzo?
"Anche quello, ma non solo. Come finì la stagione ci fu un fuggi fuggi generale, tutti scappavano, il fallimento era vicino e nessuno voleva rimanere. Al primo giorno di ritiro della stagione successiva ci ritrovammo nello spogliatoio in cinque più Mimmo Caso, che era l’allenatore della Primavera: con me c’erano Muzzi, Gottardi, forse anche Inzaghi. Decisi di andarmene".

Poi irruppe Lotito.
"Non l’ho nemmeno sfiorato: quando prese il club, ero già a Bergamo".

È un presidente – diciamo così – parsimonioso.
"Per lui la Lazio è un’azienda e da azienda la amministra. Nel bene e nel male. Però non si è limitato a gestire bene il club sul piano finanziario: ha anche vinto. È vero, i rapporti a volte sono quelli che sono... Ma la Lazio funziona".

Lazio-Milan è la sfida tra una società attenta al bilancio e una che invece ha speso cifre incredibili.
"Il mercato del Milan è stato una sorpresa per tutti. I primi colpi sono stati i più difficili, però bisogna considerare che di soldi ne sono stati spesi tanti: quelli tirati fuori, in realtà, sono stati pochi, i pagamenti in gran parte sono stati posticipati".

Ha dubbi sulla consistenza finanziaria del Milan?
"È prematuro dare giudizi in merito: il tempo dirà. Non sono né ottimista né pessimista. Per ora, da tifoso, sono contento".

È pentito di non far parte di questo Milan?
"Nessuno mi ha mai chiamato, anche se di voci ce ne sono state tante. Il problema, insomma, non si è nemmeno posto".

Ha giocato con Inzaghi nella Lazio e con Montella in nazionale. Li immaginava allenatori di alto livello?
"Erano due centravanti e mi stupisce che siano diventati tecnici, perché gli attaccanti vivono di egoismo, pensano al gol, giocano d’istinto. Per uno che ragiona così è difficile trasferire le proprie idee agli altri, alla squadra. Loro, invece, lo stanno facendo benissimo: bravi. Anche se in effetti una qualità da allenatore l’hanno sempre avuta entrambi: una grande passione per il calcio".

Cosa le piace di Inzaghi e Montella?
"Simone ha recuperato giocatori che sembravano persi: penso a Keita, a Felipe Anderson, a De Vrij. E poi la sua Lazio è sempre solida. Quanto a Vincenzo, mi colpisce la voglia di far sempre giocare a calcio le sue squadre".

Nel suo ruolo giocano Biglia e Leiva: il brasiliano la ricorda poco.
"In effetti è così, ha caratteristiche differenti dalle mie ma Inzaghi saprà ottenere tanto da lui. Biglia, invece, sotto certi aspetti mi somiglia.È’ anche lento come me, ma conta essere veloci con la testa".

Albertini, quanto è importante questa partita?
"Non poco, per il morale e perché i punti poi peseranno. Lo scudetto si vince all’inizio del campionato, non alla fine".

Il Milan può davvero prendersi lo scudetto?
"Certo. Deve assolutamente pensare di vincere dopo la campagna acquisti che ha condotto. Sì, bisogna che punti al massimo, non può non farlo. Come capitò all’arrivo di Berlusconi: fu subito scudetto".

E la Lazio dove può arrivare?
"In Champions ci sono sei squadre per quattro posti. Inzaghi è in grado di inserirsi tra Juve, Napoli, Roma, Milan e Inter".


Altre Notizie