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  • Allarme Serie A: i più vecchi d'Europa e troppi stranieri

    Allarme Serie A: i più vecchi d'Europa e troppi stranieri

    Riprendiamo e pubblichiamo un'inchiesta di Francesco Saverio Intorcia di Repubblica.it.

    La Serie A è il campionato più vecchio d’Europa, con un’età media di 27,3 anni (rispetto ai 25,6 della Germania), la più alta fra le 54 Top Division. E’ invasa dagli stranieri, che sono il 54,1%: solo Cipro e Inghilterra ne hanno di più (Bundesliga e Liga si attestano sul 40%). Ancora, è all’ultimo posto di calciatori prodotti dal vivaio: solo l’8,4%, rispetto al 23,6% della Francia. Sono i dati allarmanti del Report Calcio 2015, presentato questa mattina a Coverciano: l’annuale fotografia del sistema calcistico italiano nello studio della Figc con la fondazione Arel e PwC e riferito alla stagione 2013-2014. Numeri che non faranno certo piacere al commissario tecnico Antonio Conte.

    Ogni anno 300 milioni in fumo - D’altra parte, il fatturato dell’intero movimento professionistico sale a 2,7 miliardi di euro, con una crescita dell’1,2%. E’ in continua perdita: -317 milioni nel 2013-2014, dopo aver chiuso a -311 il 2012-2013. Altra voce allarmante, i debiti: 3,7 miliardi aggregati, mentre il patrimonio netto è di appena 273 milioni. Se si considera tutto il sistema (professionisti più dilettanti) e il relativo indotto, il calcio in Italia genera un giro d’affari da 13 miliardi di euro, cresciuto del 53% negli ultimi 10 anni, e resta fra le prime dieci industrie del Paese. Con 884,6 milioni di gettito (1.022 considerando anche le scommesse) il calcio italiano è il secondo sistema al mondo per livello di contribuzione fiscale e previdenziale.

    Plusvalenze e diritti tv -  Il rapporto sul 2015 conferma la dipendenza del nostro calcio da diritti tv e plusvalenze che incidono per il 56% sui ricavi. In particolare i diritti tv sono stati di 1 miliardo e 16 milioni di euro (-2% rispetto al 2013), e le plusvalenze da cessione di calciatori hanno generato 528 milioni (-1,5%). Il 59% del fatturato è legato alle tv, il 19% alle plusvalenze, il 14% ai ricavi commerciali e solo il 10% al botteghino.  

    Più spettatori, ma stadi troppo vecchi
    Nel 2013-2014 gli spettatori allo stadio nel calcio professionistico (A, B, Lega Pro) sono stati 13,1 milioni: +6% rispetto alla stagione precedente. Ma gli impianti restano vecchi, troppo vecchi: 62 anni. E si riempiono al 70% in A, solo al 40% in B, solo al 37% in Lega Pro. Nel 40% degli impianti c’è la pista d’atletica, ma uno stadio su 4 in A non può essere utilizzato per fini diversi dalla partita (percentuale che sale al 51% in Lega Pro, al 68% in B).

    Il ruolo dell’integrazione - La Federcalcio può consolarsi affermando il suo ruolo di veicolo di integrazione sociale: 53.805 stranieri tesserati nella passata stagione, il 70% nel settore giovanile e scolastico. Sono 9.793 i minorenni al primo tesseramento, la maggior parte proviene da Albania (1784), Romania (1668) e Marocco (1521). Fra le 45 federazioni affiliate al Coni, il calcio incide per il 25% dei tesserati, il 23% delle società, il 30% degli arbitri. Un ragazzo su 5 nella fascia 5-16 anni gioca a calcio, uno su quattro nella fascia 11-12.

    Viva gli Azzurri - Nonostante i risultati deludenti in Brasile, la Nazionale ha ottenuto ottimi dati d’ascolto: al Mondiale, nelle tre partite la media è stata di 14,9 milioni di telespettatori, il 68,36% di share. Le partite contro Uruguay e Costa Rica sono al 1° e al 2° posto fra gli eventi più visti del 2014, e 5 gare degli azzurri figurano fra i primi 10 eventi.

    Quanto vale una finale - La finale di Europa League 2014 ha avuto un impatto di 17,5 milioni, di cui 12,6 a beneficio della città di Torino fra alberghi (5,4 milioni), ristorazione (2,6 milioni), shopping (1,2 milioni), tempo libero (0,5) e trasporti (0,2). E’ un dato che incoraggia Milano e Reggio Emilia, sedi nel 2016 delle finali di Champions maschile e femminile. 

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