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  • Allegri e le avversarie: 'Il Napoli non mi preoccupa. Bonucci? Nessun rimpianto'

    Allegri e le avversarie: 'Il Napoli non mi preoccupa. Bonucci? Nessun rimpianto'

    Oltre alle discussioni sulla Juventus e su i prorpri giocatori, l'allenatore bianconero, Massimiliano Allegri ha fatto il punto nell'intervista a Tuttosport anche sulle rivali e su quei giocatori che in estate hanno scelto di dire addio.

    Come vede il duello con Sarri: De Laurentiis sostiene che siate preoccupati...
    "Preoccupati? No, noi siamo rispettosi del Napoli, dell'Inter, della Roma. E anche del Milan che ha fatto una grande campagna acquisti per arrivare tra le prime quattro e adesso è solo un po' staccata. Alla fine queste cinque squadre, a meno che non si inserisca la Lazio, si giocheranno i 4 posti. La forza della Juventus è quella di rispettare tutti perché altrimenti non riesci a vincere".

    E del Napoli, nello specifico, cosa pensa?
    "Il Napoli è cresciuto, sono tre anni che gioca con la stessa squadra. La Juventus ha cambiato molto: noi abbiamo continuato a vincere e loro a crescere sul piano del gioco e quest'anno in questo momento che hanno 2 punti in più di noi e dell'Inter è normale che si sentano i favoriti insieme a noi per lo scudetto. Ma è presto. Perché alla fine le stagioni si decidono a marzo, come sempre. Bisogna avere un po' di pazienza".

    Quando le torneranno tutti i centrocampisti potrebbe trovare una soluzione per farli coesistere, tipo il 4-3-3?
    "Al momento no. Quando torna Khedira abbiamo una partita ogni tre giorni, a turno qualcuno deve star fuori per recuperare: è stata la nostra forza lo scorso anno, nella seconda parte ruotavo centrocampisti e difensori, meno gli attaccanti che erano contati. Quest'anno ho cambi anche davanti".

    Che lotta si immagina in Champions?
    "Il Real è la favorita numero uno. Per adesso sta scherzando, ha lasciato qualche punto in casa e ora ha iniziato a fare cose giuste. Infatti è andato a Dortmund e giocando al 70 per cento ha vinto. Il Barcellona ha Messi che fa la differenza. Il Psg è una scheggia impazzita, al momento non è ancora decifrabile, però ha gente come Mbappé, Neymar, Cavani, Dani Alves: bisogna vedere che squadra saranno a marzo".

    Perché la Juve a volte arretra, mentre il Napoli recupera palloni aggredendo alto l’avversario?
    "Perché noi siamo una squadra che se si mette a difendere seriamente non corre rischi nemmeno nella sua metà campo. Loro sono tutti piccoletti, sono diversi da noi per caratteristiche fisiche. Comunque anche noi rispetto allo scorso anno ci siamo alzati di 5-6 metri".

    Le manca Dani Alves?
    "E’ un giocatore importante, di tecnica, e con noi ha fatto molto bene nella seconda parte della stagione".

    Non si sente la nostalgia di Bonucci.
    "Leo è stato un giocatore importante. La storia della Juventus parla chiaro: sono andati via tantissimi giocatori negli anni. Dopo Berlino, con gli addii di Tevez, Pirlo, Vidal sembrava che la Juventus fosse finita, invece siamo ripartiti. La stessa cosa l’anno dopo con le partenze di Pogba e Morata. La società ha svolto un lavoro importante".

    E’ stato Pirlo l’addio che ha pesato maggiormente?
    "Andrea se ne è andato per scelta sua. La vita va sempre avanti. Il problema è che di giocatori come Pirlo non ce ne sono più ed è difficile che ne nasca un altro così".

    Questa Juventus le pare più efficace delle altre tre che ha allenato?
    "Abbiamo aumentato la qualità dei giocatori con più alternative. Il rischio è quello di bearsi delle proprie capacità e perdere pezzetti per strada che ti fanno vincere e perdere i campionati. A Bergamo abbiamo fatto 35 minuti bellissimi e siamo andati sul 2-0, poi qualcuno ha fatto mezzo metro in meno, l’altro un metro... Perché alla fine il calcio è fatto di concretezza. E’ più facile essere belli che vincenti".

    Il suo maestro è stato Galeone?
    "Io ho avuto Galeone per 7-8 anni che a livello sia calcistico sia nel vedere i singoli i giocatori è veramente uno dei più bravi. Poi lui ha fatto una carriera che per le sue qualità non gli ha dato tutto perché forse gli è mancato qualcosa. Io da lui ho preso il meglio però ho cercato di prendere il meglio vedendo anche gli altri che non ho avuto come allenatori. Se vuoi vincere non puoi pensare di essere sempre bello. Ripeto: ci sono 6-7 partite all’anno che devi vincere in maniera sporca".

    Quanto pesa l’allenatore nel calcio di oggi?
    "La cosa che mi fa sorridere è quando sento dire l’allenatore vince perché fa gli schemi. Perché se tutti i giocatori fossero uguali il Psg non spenderebbe 222 milioni per Neymar, Messi non varrebbe un miliardo e Dybala 170 milioni. Perché poi c’è un pallone che va passato bene, altrimenti le società spenderebbero zero. E siccome nella vita non c’è nulla di uguale, figuriamoci nei giocatori. A basket i Lakers e i Philadelphia vincevano perché nei Lakers c’era Magic Johnson nei Philadelphia Julius Erving. Con tutto il rispetto, se nei Lakers avesse giocato Scocchera della Pallacanestro Livorno che non faceva mai canestro... Se nel Barcellona avessi giocato io al posto di Messi non avrebbero vinto tutte quelle Champions".

    C’è un ds che sostiene che André Gomes le somigli, quindi avrebbe potuto giocare anche lei nel Barcellona...
    (ride) "Lo dice Braida. E’ vero". (In realtà è Pierpaolo Marino, ndr)

    A quanto si vince lo scudetto quest’anno?
    "Ne servono 86. Il Napoli e la Roma dovranno rifare i loro record".

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