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  • Analisi e indiscrezioni su Thohir, quel prestito all'Inter che nessuno ricorda

    Analisi e indiscrezioni su Thohir, quel prestito all'Inter che nessuno ricorda

    Era il 2014 quando l'allora nuovo presidente dell'Inter Thohir iniziò a far circolare un progetto per il risanamento del bilancio dell'Inter.

    Gravata da un debito di oltre 200 milini di euro, la società vedeva nel fair play finanziario un potente limite alle proprie strategie di rafforzamento. Scartata a priori l'ipotesi dell'aumento di capitale (indonesiano sì, frescone no..), Thohir pensò ad un bond da 300 mln di euro che, collocato presso investitori istituzionali avrebbe consentito di far cassa, dilazionato il debito e fornito liquidità per impreziosire il parco giocatori.

    Tuttavia, nonostante l'attivismo di Goldman Sachs e della storica partner dei Moratti, JP Morgan, già lead manager del collocamento in borsa della Saras dei fratelli Moratti a 6 euro (mai più visti: oggi a quasi 10 anni dalla quotazione vale meno di 2 euro, quasi 4.000 milioni di euro meno rispetto al prezzo pagato dagli ignari risparmiatori che si fidarono della bontà dei risultati dell'azienda di raffinazione petrolifera), i contatti non sono mai sfociati in un vero e proprio road show. 

    Fin da inizio 2015 si è palesata la differenza tra offerta e domanda, tiepida e interessata a vagliare l'emissione solo a tassi esosi (oltre il 10%), poiché dubbiosa sulle garanzie di rimborso, costituite dalle entrate derivanti da marketing, sponsorizzazioni e diritti TV. 

    In carenza di partecipazione Champions, poi, le entrate non sono più state aleatorie, nel senso che sono rimaste sotto gli obiettivi. 

    E' poi praticamente impossibile trovare degli investitori quando i debiti, pari a 230 milioni, sono simili al valore dell'azienda stessa (valutata da una perizia indipendente circa 296 milioni) senza considerare che l'utile per una società di calcio è quasi utopistico. 

    Eppure un obbligazionista disposto a finanziare l'Inter esiste. E' proprio Erick Thohir che, da quanto si evince da un'inchiesta ai più sconosciuta del Corriere della Sera, nel 2014 avrebbe prestato alla "propria" squadra 22,3 milioni di euro ad un tasso dell'8%. Ciò significa che, da quel momento, 1.8 milioni di interessi all'anno finiscono nelle tasche del presidente. 

    I più maliziosi potrebbero pensare che il vero obiettivo di Thohir è quello di tenere in vita la società senza mai ripianare i debiti, per poter continuare a percepire gli interessi dai prestiti, pronto a vendere le sue quote alla prima vittoria di prestigio.

    Oggi la Beneamata è ad una svolta. Dopo un'amorevole assistenza nel girone d'andata (9 vittorie per 1-0), anche il fato sembra averle voltato le spalle.

    In attesa del 15/11/2016, giorno in cui scadono i 3 anni di tempo chi si è imposto Thohir per risanare e rilanciare l'Inter, il mancato ingresso nell'Europa che conta potrebbe decretare la fine del progetto orientale e aprire interrogativi sulla gestione futura del club, potenzialmente costretto a vedere in uscita i non molti pezzi pregiati di proprietà per garantire la continuità aziendale.

    E le tensioni susseguenti al risultato del derby certo non aiuteranno la dirigenza.

    Attilio Rapaci 

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