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  • Anderlecht, ecco chi può fare male al Milan

    Anderlecht, ecco chi può fare male al Milan

    • Luca Cassia

    Dopo la faraonica rimonta del San Paolo, l’immediato futuro rossonero passa da Bruxelles. Allo stadio Constant Vanden Stock, già fatale allo Zenit di Spalletti, il Milan affronta l’Anderlecht nel fondamentale viatico di Champions League. Un punto separa le due rivali incrociatesi nello scialbo 0-0 di San Siro: era lo scorso 18 settembre, due mesi per ritrovare un Milan ancora arenato tra i dogmi allegriani ma con l’exploit targato Stephan El Shaarawy. Di fronte i belgi guidati da John van den Brom, in corsa per un passaggio del turno che manca dall’edizione 2000/2001 della quale l’unico superstite è Olivier Deschacht, difensore in maglia biancomalva da ben tredici stagioni. Insieme al polacco Wasilewski rappresenta la vecchia guardia dello scacchiere fiammingo, pilastri di un glorioso club cui non mancano interessanti prospetti in ottica mercato.

    Fondato nel 1908 nell’omonimo sobborgo della capitale Bruxelles, l’Anderlecht ha fatto il suo ingresso nell’élite europea a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 conquistando cinque trofei continentali. In patria è il club più vincente per distacco, sono infatti 31 i titoli incamerati nella sua ultracentenaria esistenza. Nell’attuale Jupiler League dettano ancora legge i Paars-wit (letteralmente viola-bianchi) reduci da cinque successi tra campionato e Champions League, ma con un unico cruccio: nella nazionale belga che sta impressionando nelle qualificazioni Mondiali, il solo Guillaume Gillet rientra nei piani del selezionatore Marc Wilmots. Sebbene l’attacco dell’Anderlecht raggiunga la media di 2,25 gol a partita tra i propri confini, in Europa latita con una sola rete in quattro apparizioni. Un approccio utilitaristico che consente tuttavia ai fiamminghi di alimentare nobili velleità, Milan e Zenit permettendo.

    Il tecnico Jonh van den Brom, 46enne olandese con discreti trascorsi in Eredivisie da giocatore e allenatore, privilegia un 4-2-3-1 nel quale figurano due tesserati di origine italiana, entrambi figli di emigranti siciliani: il portiere Silvio Proto (mvp nel match d’andata) e il classe ’93 Massimo Bruno, trequartista di belle speranze già arruolato da Johan Walem nell’under 21 belga. Spazio alla linea verde anche nella coppia di centrali difensivi, l’olandese Nuytinck e il senegalese Kouyaté, entrambi 22enni, rocciosi e già appetiti in chiave mercato. A centrocampo la stella è Lucas Biglia, metronomo argentino a lungo corteggiato in Italia ma prossimo alla firma con il Boca Juniors. Nel trio di mezzepunte ruotano l’ex Liverpool Jovanovic, l’ucraino Yakovenko, il talentuoso 18enne Praet e il brasiliano Kanu, pseudonimo affibbiatogli in virtù della somiglianza con l’ex interista Nwankwo. Il pericolo numero uno è la punta Dieumerci Mbokani, top scorer congolese ormai ristabilitosi dai guai al ginocchio. Chi invece staziona ancora ai box è l’attaccante Matías Suárez, già scarpa d’oro belga ma frenato da quei problemi fisici che ne hanno pregiudicato l’approdo al Cska Mosca e l’iscrizione alla lista europea.

    L’affermazione sullo Zenit ha interrotto un digiuno lungo quasi sette anni, una condanna che i biancomalva espiavano in Champions League dal dicembre 2005.

    Vittime di uno specchio rotto? Chissà che adesso non ci abbiano preso gusto.


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