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  • Anna Billò su Leonardo| 'Un uomo d'altri tempi'

    Anna Billò su Leonardo| 'Un uomo d'altri tempi'

    • L.T.
    Anna Billò, 33 anni, giornalista televisiva con una laurea in Sociologia e che sa davvero tutto del calcio - giudicata la «rivelazione del Mondiale africano», in onda ogni giorno all’interno di Sky Mondiale Show - vive in un mondo ben lontano dalle paillettes del piccolo schermo. Non la si incontra nei «luoghi alla moda», non parla mai di sé. Per una volta ha fatto un’eccezione e con Vanity Fair - in edicola dal 30 giugno - ha accettato di toccare l’argomento del suo legame con Leonardo, il campione del mondo brasiliano del 1994 ed ex allenatore del Milan.
     
    Aldo Grasso sul Corriere della Sera ha scritto che lei è una delle poche donne che capiscono davvero di calcio, «a cui non spiegare per l’ennesima volta che cos’è un fuorigioco». «Mi ha fatto un enorme piacere. C’è voluto molto esercizio, e la pazienza di tanti maestri». Dopo Spagna-Svizzera, c’è stata un’intervista che ha scatenato polemiche a Madrid. Sara Carbonero, giornalista di Telecinco, faceva le domande a Iker Casillas, portiere della Nazionale spagnola e suo fidanzato. Le è mai capitato di dovere scampare a un simile imbarazzo, visto che anche Leonardo, il suo compagno, è un protagonista del calcio? «Sky mi ha sempre protetto: la scorsa stagione non ho seguito il campionato italiano proprio per evitare questo genere di situazioni.  Sono fortunata a lavorare in una azienda come questa, con colleghi e colleghe come i miei». Parliamo un po’ di lei e Leonardo?  «Nessun amore nato a bordo campo: a me e Leo è bastato un appuntamento per un caffè e un libro nascosto in un cespuglio, dopo anni di conoscenza. Succedeva un anno e mezzo fa. Da allora siamo insieme». Come è iniziata? «Non c’è stato alcun colpo di fulmine. Stiamo insieme da un anno e mezzo. Tutto è cominciato con un invito a bere un caffè insieme. Dopo il caffè, ci sono stati quattro mesi di uscite. Un cinema, una pizza, cose così. Un pomeriggio, mentre ero a lavoro, lui ha nascosto una copia del Mondo di Sofia di Jostein Gaarder, la sua “bibbia di vita”, dentro a un cespuglio sotto l’ufficio. Mi ha detto: “Esci, c’è una sorpresa”. Da quel momento, le cose sono cambiate». Vivete già insieme? «Sì, alternandoci nelle nostre due case, qui a Milano». Come passate il tempo? «Siamo due logorroici, quindi parliamo. Anche di calcio. E a volte gli scappa un “ma non potevi fare la veterinaria?”. Intanto l’ho convertito alle uscite, soprattutto al cinema: lui prima preferiva restare a casa a guardarsi i film in dvd. Ora lo porto fuori anche tre volte a settimana». Divisione dei compiti sotto il tetto? «Lui apparecchia, mette l’acqua sul fuoco, sceglie il vino. Io cucino. Forse perché è brasiliano, non ha ben chiaro che cosa significhi la cottura al dente». Che tipo di uomo è? «D’altri tempi, dai modi gentili, dai valori veri, dai principi saldi. Anche se, nel privato, non è così “precisino” come sembra. Le volte in cui l’ho visto arrabbiato si contano sulle dita di una mano». L’Italia è uscita dal Mondiale dopo un gol annullato per un fuorigioco millimetrico. Che ne dice? «Vogliamo essere campanilistici? Che sfortuna. Vogliamo essere sinceri? L’Italia, da Campione del Mondo, non doveva essere eliminata in un girone così facile». Che cosa succederebbe se Leo dovesse finire ad allenare in Brasile, magari da ct? «Non c’è nessuna ipotesi concreta per il momento. Continuiamo a dirci: viviamo giorno per giorno. Meglio pensare all’estate. Andremo prima a Ischia, dove mi rilasso da vent’anni con i miei e mia sorella Elisa. Poi in Brasile dai suoi tre figli: Lucas, 16 anni, Julia, 15, e Joana, 10».

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