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  • Aquilani:| La sfida mai immaginata

    Aquilani:| La sfida mai immaginata

     

    E’ il più atteso. Probabilmente il più teso. Ostaggio di emo zioni forti che la professionalità può domare, non impedire. Alberto Aqui lani affronta per la prima volta la sua Roma,

    la squadra di cui immaginava di diventare bandiera, come Giuseppe Giannini che lo guardava dal poster nella stanzetta; come Francesco Totti che è stato mito e compagno, che gli ha regalato la maglia del mondiale custodita al pari di una reliquia; come Daniele De Rossi con cui ha diviso spogliatoi e sogni: insieme sin da bambini, fino alla Pri mavera, alla prima squadra, alla Na zionale. 


    BATTICUORE
     - Alberto immaginava di diventare bandiera, ma gli dei del calcio avevano altre idee. Così, dopo i gol e gli assist, i lanci e le geometrie, alla sua Roma ha regalato venti milioni, il prezzo di un campione e d’un sacrificio, le esigenze di bilancio che non ammettomo sentimenti e sono più fredde di Liverpool, la destinazione degli dei. Con i Reds non ha mai incrociato una squadra che non racchiude solo il suo passato, ma racconta ancora il suo mondo, così se la ritrova di fronte adesso per la prima volta, vestito di bianconero perché nel frattempo la Juventus l’ha riportato in prestito in Italia. Ditelo voi, che è una partita qualsiasi. Ditelo voi, perché lui ha il batticuore. Anche se si sforza d’apparire se reno e chi lo circonda giura che la concentrazione, la bolla in cui s’è chiuso per evitare distrazioni, fa miracoli.
    «E’ tranquillo - garantisce Del Neri -. Certo, guarderà con affetto particolare la società che lo ha fatto crescere, la maglia che tanto gli ha dato. Nessuna tensione: vorrà sol tanto dimostrare che non si erano sbagliati a puntare su di lui » . 

    ROMA DENTRO
     - La società. La maglia. E la città. Alberto sta d’incanto a Torino, dice che non se l’aspettava così bella, ha preso casa in pieno centro, a due passi dall’hotel Principi di Piemonte che ospita i ritiri della Juve, però Roma rimane dentro di lui: è il cortile dei primi calci a Montesacro; è una casa al l’Eur in cui rifugiarsi ogni tanto; è il sorriso di Michela che seppe conquistarlo sul set del suo primo film; è il pensiero di far nascere nella capitale il loro primo bambino; è la frequentazione con Pepe che è di Albano e pure lui è venuto su alla Roma; è l’amicizia stretta con Marco Storari, che è toscano però è cresciuto a Torrevecchia; è il legame tra le due signore, Michela e Veronica, le loro passeggiate e i discorsi teneri su pannolini e pappe: Tommaso Storari non ha nemmeno un mese, il fiocco celeste o rosa in casa Aquilani sarà appeso a tarda primavera. 

    IMBARAZZO
     - Alberto solleva lo scudo della professionalità, attorno a lui si respira imbarazzo. Il più serafico è Cesare, il papà di Michela, da sempre juventino de Roma, ma già sua moglie Sabrina, giallorossa, è combattuta. E così papà Claudio e mamma Annamaria, così Monica, la sorella, tutti arrivati a Torino ieri sera. Vengono spesso, però stavolta è diverso. Alberto era in ritiro, l’hanno chiamato con Michela dalla casa a due passi dall’hotel, lo abbracceranno stasera dopo la partita. Stamani arriveranno gli amici intimi, una decina, quelli che conoscono davvero le sensazioni di un ragazzo che voleva diventare bandiera. Dicono abbia deci so di non esultare se segna, dicono abbia confidato di temere i fischi, di cono speri nella chiarezza di un addio che non ha voluto lui e che ha aiutato la società. Dicono, perché Al berto in questa vigilia ha scelto il silenzio, consapevole di essere sull’orlo di una sfida strana, delicata, in tensa. Il fatto è che ol tre all’addio, già dolo roso, pesa la scelta della Juve, storica rivale giallorossa: molti tifosi, pur volendogli bene, faticano ad accettarlo in bianconero. Ma Torino è stata una grande opportunità, difatti lo ha riavvicinato già alla Nazionale: per continuare a dividere spogliatoi e sogni con De Rossi, an che se gli dei del calcio l’hanno strappato alla Roma e a Roma.


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