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  • Aquilani:| 'Milan senza rancore, felice a Firenze'

    Aquilani:| 'Milan senza rancore, felice a Firenze'

    Aquilani si avvinghia ai braccioli e rischia di smontarli, mantenendo le distanze con raffiche di risposte mini. Poi chiarisce il senso della poltrona torturata: «Lo so che cercate sempre lo scoop». Può bastare anche meno, Alberto. Ci accontentiamo di capire cos’è diventato — o vorrebbe da qui in poi diventare — un giocatore che ha passato gli ultimi quattro anni nel lusso del calcio (Liverpool, Juve e Milan) prima di sbarcare a Firenze con un contratto triennale. La lunga intervista a «La Nazione» serve per inquadrare un giocatore che è sopravvissuto alla sua fama precoce ripartendo da un’altra prospettiva. Finalmente la guerra ai braccioli si placa e forse è un buon segno. Poi si apre un sorriso, la certificazione di una possibile tregua. Cominciamo in discesa: «Sono contento di aver scelto Firenze, fra l’altro ho già segnato cinque gol. E’ il mio record e mancano ancora otto partite».

    E’ anche una risposta a chi la definisce discontinuo.

    «Ancora quella storia...».

    Quale?
    «La discontinuità, gli infortuni. Lo so che prima o poi la domanda arriva. Io rispondo che ha ragione chi pretende di più da me».

    Non sembra convintissimo.
    «Invece sì: sono sicuro che nella vita si possa migliorare in tutto. Per quanto riguarda gli infortuni, credo che a un certo punto il mio sia diventato una specie di marchio. Vedo che a questi livelli capita un po’ a tutti di farsi male...».

    E un Principino in cosa può trasformarsi?
    «Ah, quel soprannome... Mi chiamavano così a Roma, perché dicevano che assomigliavo a Giannini. Stessa storia a Liverpool».

    Però non ha risposto.

    «Spero di migliorare ancora, ho 28 anni, non sono mica vecchio».

    Bello il colpo di tacco contro l’Inter.
    «Grazie, è stato istinto».

    Come, non aveva visto Jovetic?
    «Certo che l’avevo visto... Poi l’azione è diventata un gol e anche quel passaggio è diventato più bello».

    Domenica arriva il Milan e...
    «Lo dico subito: nessun rancore da parte mia. Sarà una partita come le altre, sappiamo cosa serve se vogliamo sognare ancora».

    Non porta rancore, ma il Milan l’anno scorso non ha esercitato il diritto di riscatto e lei è rientrato a Liverpool.

    «E’ andata così, il calcio vive di situazioni che cambiano. Io in particolare ne ho passate parecchie negli ultimi anni e certamente non mi hanno aiutato».

    C’è stato lo scambio di posto con Montolivo, che domenica tornerà a Firenze.
    «Si sapeva che Riccardo sarebbe finito al Milan, ma credo che le nostre vicende personali siano assolutamente legate al caso. Cioè: il Milan non ha mi ha lasciato andare perché aveva preso Montolivo, e viceversa».

    Siete stati considerati per anni i centrocampisti italiani più promettenti. E lei sembrava in vantaggio. Ora pensa che le gerarchie si siano invertite?

    «Non ho mai vissuto questa rivalità con Riccardo. E’ stato un aspetto cavalcato dai media e basta».

    Già, ma lui ora è titolare in Nazionale.
    «Vero. Anche perché Prandelli lo conosceva bene e credo che Montolivo abbia avuto un percorso più semplice da questo punto di vista. Ma anche io spero di tornare in Nazionale, è l’ambizione di chiunque giochi a calcio».

    Montolivo sarà fischiatissimo dai tifosi viola. Come pensa che reagirà?
    «Proprio non lo so. Ma mi sembra che anche l’anno scorso sia stato contestato a Firenze...».

    Incrocerete il Milan con sei punti di distacco. Cosa vi è mancato a Cagliari? E’ stata una sconfitta dolorosa per la classifica.

    «Abbiamo sbagliato l’approccio e poi su quei campi se vai sotto di due gol è difficile recuperare. Sappiamo di aver sbagliato una partita importante, siamo tutti arrabbiatissimi».

    Visto come si è messa la classifica, forse sarebbe bene firmare per il quarto posto.
    «Non sono d’accordo, io me la gioco sempre. Siamo in questa posizione e tutti all’inizio della stagione, a proposito di firme, avrebbero sottoscritto il quarto posto a otto giornate dalla fine.
    E comunque credo che da qui in poi possa succedere di tutto».

    Spalletti diceva che lei è un trequartista che ama partire da dietro. Si riconosce in questa definizione?

    «Nella Roma avevamo un certo tipo di gioco e, quando era possibile, mi inserivo negli spazi. E’ una mia caratteristica, anche se penso di poter giocare in ogni ruolo di centrocampo».

    Che Montella a Firenze ha disegnato in un modo particolare, molto spagnolo.
    «Ci sono giocatori tecnici che gli permettono di mettere in pratica il calcio che gli piace».

    Montella è stato anche suo compagno di squadra nella Roma. Si immaginava che un giorno sarebbe diventato allenatore?
    «Negli ultimissimi anni della sua carriera forse sì. Ma di sicuro non mi aspettavo che avrebbe raggiunto così presto livelli così alti».

    Fra gli altri lei è stato compagno di squadra di Gerrard, Mascherano, De Rossi, Babel, Seedorf... In questa classifica dove sarebbe Borja Valero?

    «Senz’altro fra i primi».

    E’ il giocatore che più l’ha stupita quest’anno?
    «Borja è bravissimo, ma se devo essere sincero, considerata l’età mi ha impressionato di più Savic».

    Torniamo a Montella. Recentemente ha detto che ’Aquilani ha ancora un 30 per cento inespresso’. E’ d’accordo?
    «Se la pensa così è certamente vero. Ho davanti a me il tempo per migliorare».

    Siamo quasi alla fine, i braccioli forse se la caveranno. Come ha fatto Pradè a convincerla?

    «Mi ha parlato dei piani di sviluppo proponendomi un contratto triennale. Questo è stato l’aspetto decisivo. Ho bisogno di un posto in cui fermarmi, ho scelto Firenze perché so che ci sono ambizioni importanti.

    Se potesse scegliere, chi porterebbe nella Fiorentina?
    «Giochiamo a fantacalcio? Allora dico i centrocampisti del Barcellona».

    E senza fantacalcio?
    «Non ci crederete mai».

    Sentiamo.
    «Già due anni fa io dicevo che avrei puntato su un giocatore fortissimo. La Fiorentina è stata più brava di me, l’ha preso. Si chiama Giuseppe Rossi».


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