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  • Arbitro russo al Galatasaray: tensione. Ma in quale mondo vive Collina?

    Arbitro russo al Galatasaray: tensione. Ma in quale mondo vive Collina?

    • Stefano Agresti
    Collina deve essere effettivamente molto impegnato in quest’ultimo periodo. E’ evidente che da un bel po’ non legge i giornali, non naviga in Internet (benché ormai sia sufficiente dare un’occhiata al telefonino), non guarda nemmeno i tg. Eh sì, dev’essere per forza così, perché altrimenti non avrebbe mai preso una decisione così cervellotica da sembrare incredibile: designare un arbitro russo per la partita di una squadra turca.
     
    Si chiama Vladislav Bezborodov l’arbitro che Collina ha scelto per Lazio-Galatasaray e - per carità - non ha fatto niente di male, lui. Anzi, magari non sbaglierà un solo fischio. Anche un bambino, però, comprende che la sua nazionalità lo rende assolutamente inadatto a dirigere la partita dell’Olimpico.
     
    Per chi è ultraimpegnato, tipo Collina, spieghiamo che Russia e Turchia sono sull’orlo di un conflitto che spaventa tutto il mondo. La miccia si è accesa in Siria: Putin sostiene i curdi e il governo di Bashar al-Assad, Erdogan è invece dalla parte dei ribelli e non esclude perfino un’invasione del territorio siriano. Per comprendere la dimensione del problema, c’è addirittura chi agita la minaccia di un terzo conflitto mondiale determinato proprio dallo scontro tra Turchia e Russia.
     
    E’ chiaro che la designazione di un arbitro per una partita di calcio è un’inezia di fronte a tutto questo, ma in un clima di tensione così accentuato la scelta di Collina è davvero pazzesca. Non a caso tantissimi osservatori, in Turchia, l’hanno presa come un’autentica provocazione, anche perché non c’è davvero alcun motivo alla base di una decisione del genere. Non siamo di fronte alla finale di Coppa del mondo che deve essere affidata all’arbitro migliore del mondo, ma a un incontro dei sedicesimi di finale dell’Europa League per il quale può essere designato un qualsiasi direttore di gara proveniente da uno qualsiasi dei 54 paesi affiliati all’Uefa, tranne tre: Italia, Turchia e Russia.
     
    Se ora ci verranno a dire che il pallone non è schiavo della politica, e per questo hanno scelto un arbitro russo, sembreranno ancora più ridicoli perché è evidente che il calcio non può ignorare ciò che accade attorno a sé. Non a caso, ad esempio, nel momento del conflitto tra Russia e Ucraina si pilotò il sorteggio della Champions affinché le squadre di quei due paesi non capitassero una contro l’altra: una decisione sacrosanta, di buon senso, sebbene in quel caso la scelta dell’Uefa incidesse in qualche misura sulla stessa equità degli abbinamenti. Ma stavolta cosa sarebbe cambiato se a Roma avessero mandato un francese, un norvegese oppure un azero? Macché: un russo.
     
    Mustafa Denizli, allenatore del Galatasaray, ha detto: “Per me un arbitro vale un altro, ma non so come si sentirà lui a dirigere una squadra turca”. Ha ragione. Ma possibile che all’Uefa non ci sia nessuno che aiuta un po' Collina e dà un’occhiata a un qualsiasi telegiornale al suo posto?

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