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  • Atalanta: addio a Casari, 91 anni, mitico portiere della Dea ed ex azzurro

    Atalanta: addio a Casari, 91 anni, mitico portiere della Dea ed ex azzurro

    Lutto in casa Atalanta per la scomparsa di Giuseppe 'Bepi' Casari, mitico portiere nerazzurro per ben sei stagioni, tra il 1944 e il 1950 ed ex anche di Napoli e Padova; fu convocato anche in Nazionale per i Mondiali del '50 in Brasile, e partecipò alle Olimpiadi di Londra nel 1948 con gli azzurri. Casari, grande tifoso della Dea, si è spento all'età di 91 anni: il club bergamasco si è unito al cordoglio della sua famiglia.

    Il sito atalantini.com lo ricorda così: un mito atalantino degli anni '40/50, Bepi Casari, è morto nella serata di martedì all'età di 91 anni. Bergamasco purosangue (nato a Martinengo il 10 aprile 1922), è cresciuto nelle giovanili atalantine ed ha disputato con la maglia nerazzurra un campionato Ragazzi, due campionati Allievi, due campionati Riserve, due Tornei Misti nel periodo bellico e quattro campionati di Serie A, per un totale di 156 partite di campionato.

    Ecco il profilo di Bepi Casari tratto da “Cent’anni di Atalanta” di Elio Corbani e Pietro Serina.

    Il portierone nerazzurro ha una stazza imponente, ma è agile come un gatto. Le sue parate sono spettacolari, maestose. Le sue mani sono tenaglie quando abbrancano il pallone, il suo carisma in campo evidente. Di più: il suo “meaaaa” urlato a squarciagola prima di uscire in presa alta è un preciso ordine ai compagni, che gli devono lasciare la palla, e spaventa spesso anche gli avversari: è in arrivo un colosso, meglio evitare di sbattergli contro. Arrivato in Nazionale (partecipa alle Olimpiadi di Londra del 1948 e al Mondiale 1950 in Brasile), passa alla storia già da inizio carriera per un plastico intervento in presa alta all’incrocio dei pali che nega il gol del pareggio al grande Valentino Mazzola in una partita vinta a Bergamo dall’Atalanta contro il Grande Torino. Celebre anche la rincorsa a tutto campo a Sentimenti IV, il portiere delle Juventus che, dopo averlo battuto trasformando un calcio di rigore, gli fa il gesto dell’ombrello. Conosciutissimo a Bergamo, a fine carriera si scopre un appassionato di arte moderna.

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