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  • Atalantamania: i Ferri del mestiere

    Atalantamania: i Ferri del mestiere

    Altro che ruggine, questo Ferri è inossidabile. E prezioso, e indispensabile. Lo tieni in naftalina a lungo, quasi finisci per dimenticarti di averlo in rosa, poi lo riscopri in un sabato uggioso: all'ora dell'aperitivo, te lo ritrovi in campo a fare faville e a ergersi tra i migliori in campo. Vero, forse hanno risaltato più le giocate intrise di classe del redivivo Maxi Moralez, ritornato scintillante dopo domeniche di fuochi fatui, ma anche il buon Michele da Busto Arsizio ha avuto la sua serata sotto i riflettori.

    Non lo vedi e quasi non lo senti, invece alla lunga è determinante. Diligente, puntuale, solido e a tratti spigliato nelle avanzate. Otto gettoni stagionali, nemmeno cinquecento minuti in totale, una latitanza dal rettangolo verde durata tre mesi tondi - era il 27 gennaio, sconfitta casalinga col Milan (tanto per far capire quanto tempo sia passato: di tal Jorge Mario Bergoglio, allora, quasi nessuno sapeva niente). L'emergenza pressa, Colantuono non ha terzini, un punto interrogativo si staglia come una ruga sul volto da sfinge del maestro di Anzio: è il turno di Ferri, rincalzo che risponde sempre presente.

    Di gloria, in queste tre annate dipinte di nerazzurro, non ne ha avuta troppa. Poche le presenze, sempre recitando il copione del tappabuchi. E invece il suo è un ruolo quantomai prezioso, perché svolto con il cuore di chi dà tutto se stesso. Anche se per poche gare o pochi minuti, non importa, l'Atalanta ha saputo apprezzarlo. Chissà il futuro cosa gli riserverà. Il contratto è in scadenza a giugno, e non è una novità per questo precario della sfera di cuoio: tre stagioni, tre diversi contratti annuali. Altro giro, altra corsa: Ferri, il difensore inox, si sta meritando un altro campionato a Bergamo

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