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  • Atalantamania: la mezza misura

    Atalantamania: la mezza misura

    A volte va bene metterci una croce sopra. Una ics, un punto in saccoccia. L'Atalanta senza mezze misure riscopre la sostenibile leggerezza di un pari, della posta divisa equamente: specchio fedele di un match equilibrato, e per la Dea è la riprova che il periodo critico è alle spalle. E del domani v'è qualche certezza in più, rispetto a un incipit di campionato irto d'incognite.

    Forse si poteva raccogliere di più, a livello di punti, nel mini tour de force snocciolato tra Samp e Inter. Ne è arrivato uno solo, ma pesa tanto. Per il morale, soprattutto: da Marassi s'è tornati con un pugno di mosche, vero, ma forti di una prestazione ottima; e contro l'Inter, non certo il Biscione senza mordente di stramaccioniana memoria, si è ripetuto il copione che vede la Dea esaltarsi al cospetto dei nerazzurri più blasonati. E nella notte del tango balla ancora il Tanque, quel German Denis che non si ferma più.

    Ma le note liete vengono anche dai musicisti che avevano qualche stonatura da farsi perdonare. Tipo Livaja, gettato nella mischia dal primo minuto: una gara di quantità e sacrificio, senza sfavilli ma con impegno, segno importante per un patrimonio che non può essere sprecato. Dipende tutto da Marko, prima ancora che da Livaja: cioè dal ragazzo, dalla testa, dall'approccio, più che da questioni tecniche.

    E ora di nuovo a pranzo con la palla, come quei bambini innamorati di calcio che non si separano mai dal giocattolo di cuoio. Anche se, in questi casi, di romantico attaccamento allo sport c'è ben poco: semplice volere della televisione, scelte scomode ma imprescindibili per il loro carico di dindini. Ci si consoli: all'Atalanta, il mix polenta e pallone non porta così male. Se non è andata di traverso l'Aquila, gustarsi il cacciucco di Livorno dovrebbe essere ancor più semplice.

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