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  • Atalantamania:| Scaloni e gradini

    Atalantamania:| Scaloni e gradini

    Ancora una sconfitta, un passo falso, una domenica da musi lunghi. E' il refrain recente di un'Atalanta in sofferenza e flessione, copia sbiadita di quei guerrieri nerazzurri a cui ci eravamo abituati lo scorso anno. Certo era difficile risolvere questa crisi di mezza stagione contro il Milan, ma forse non era impossibile. Perché la Dea ci aveva abituato ai colpi grossi, agli scalpi nobili: non è andata così, ma la prova offerta contro il Diavolo non è stata poi così malvagia. Il problema grave è non aver vinto con il Cagliari, il problema è aver perso col Chievo e col Genoa: il problema è la caduta verticale in classifica. 

    Fortunatamente, da buona formica bergamasca, il fieno in cascina era tale da attutire il boato del tonfo. Perché l'Atalanta aveva conosciuto anche in questa stagione il profumo dolce dell'alta classifica, fragranza un po' inebriante, invitante aroma che stimolava, timide ambizioni europee. I piedi sono tornati per terra ben presto. E gradino dopo gradino, come i gamberi, si è discesa la scala dei sogni sino a raggiungere il pianerottolo del realismo: il discorso-salvezza non è archiviato, è anzi attualissimo.

    Per risalire la china ci si affida al mercato: Scaoloni, a proposito di gradini, sarà uno dei volti nuovi che il rush finale di mercato porterà a Zingonia. L'Atalanta sceglie l'usato sicuro, in linea col ritorno di Igor Budan. Colpo dal sapore di transizione, categoria a cui archiviare probabilmente questo campionato. Dopo il ritorno in A, il 'progetto Atalanta' ha bisogno di tempo e, soprattutto, di una condizione di vitale importanza: mantenere la categoria. Poi, passo dopo passo, provare a diventare più grandi.

    Ma serve anche altro, perché il solo Scaloni non può bastare. Buon giocatore, per carità, non certo un brocco: altrimenti il suo curriculum non racconterebbe di una carriera spesa in club come Deportivo, West Ham, Lazio, con qualche apparizione pure con la camiseta dell'Albiceleste. Occorre, soprattutto, qualcuno che la butti dentro: Mauricio Pinilla, in questo senso, sarebbe il colpo più auspicabile.

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