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  • Atalantamania: una casella mancante

    Atalantamania: una casella mancante

    Le cose buone, in questo inizio di settimana, sono due. Punto uno: l'Atalanta ha vinto. Sul come – quanta fortuna: ma è la nemesi della gara di una stagione fa –, però, c'è da interrogarsi: un duro lavoro è all'orizzonte per l'Atalanta. Cambio di modulo, variazione d'interpreti, mutamento d'approccio: un triplete di fatiche che farà da sottofondo alla pausa per le nazionali. La seconda, di novella lieta, trova luogo negli uffici più che sul campo: il mercato è chiuso

    Basta voci e spifferi, basta trattative. Stop. Lo sport nazionale, da cui fatica a esimersi, è ora quello dei commenti e dei bilanci, dei voti, delle bocciature e delle promozioni. Quasi fossimo a scuola, quasi fosse giugno. Ma è settembre, per il calcio i tempi delle riparazioni si dilatano sino a gennaio. Restano le impressioni di settembre, quelle sì. Per l'Atalanta, in fin dei conti, paiono discrete, al di là di un avvio di campionato davvero striminzito: se non sul piano dei punti in saccoccia, almeno su quello dell'estetica.

    Non si è venduto alcun big e il saldo pecuniario è positivo. Mica poco, di 'sti tempi. Vero, ha salutato Gabbiadini, che aveva già fatto 'Ciao' con una mano un anno fa e ora ha salutato pure con l'altra: può diventare un grande del nostro calcio, i possibili rimpianti atalantini sono però mitigati da un bel po' di milioni di euro. Denis, Bonaventura, Consigli, Cigarini, mettiamoci anche Livaja: i gioielli restano ancora nerazzurri. Aggiungiamo anche il ritorno di Baselli, finito nel mirino delle big. I veri botti non sono in entrata, né in uscita: i botti erano già in casa, e lì sono rimasti. L'importante è che si confermino tali: che Jack e Marko, in particolare, smettano di essere le brutta copie di se stessi apparse nelle prime due di campionato.

    In entrata, Yepes non è da buttare via, ha l'esperienza, ha la fame; Nica è giovane, da scoprire (e speriamo trovi spazio); Migliaccio lo si conosce. C'è un 'però', c'è un rischio: un vestito disegnato per una Dea dalle misure 4-3-3, e che ora pare essere sul punto di cambiare fisionomia. Lo dice il campo, che rottama – finora – il nuovo e promuove il vecchio. Che si passi al 4-4-2 o al 3-5-2, manca un uomo a destra: lo Schelotto dei bei tempi, per intenderci. Nel frattempo, sperando di non dover ricorrere agli esami di riparazione, toccherà applicarsi un po' di più: certo con Napoli e Fiorentina sarà dura, ma da Parma servirà un'altra Dea.

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