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  • Audacia e sofferenza:|La Juve osé di Conte

    Audacia e sofferenza:|La Juve osé di Conte

    Incompleta, ma audace. La Juve ha affrontato il primo, vero test del suo cammino d'estate con la forza di chi crede ad un progetto, sebbene non ne abbia metabolizzato a pieno sincronismi ed equilibri. Antonio Conte, condottiero bianconero, ha ordinato fin dal primo giorno di lavoro un modulo (4-4-2) che non può non accompagnarsi a tremori quando gli avversari si impossessano del copione. Ieri è toccato agli spagnolo del Betis Siviglia far venire i brividi a Buffon, una squadra, quella andalusa, piacevole a vedersi, divertente nei dialoghi senza sosta dei suoi attaccanti brevilinei. «Sto cambiando mentalità, serve tempo: le grandi opere non si costruiscono in un giorno...», dirà il tecnico juventino a riflettori spenti.


    Il giudizio che pesa sulla truppa bianconera è sospeso. Da promuovere è la continua ricerca, palla a terra, degli incursori di fascia (a Salerno compito eseguito da Pasquato e Krasic): se l'azione nasce e si sviluppa mille all'ora, il suo successo è garantito, salvo mira sballata degli attaccanti. Ma è da rivedere il modo in cui là in mezzo si siano aperte improvvise praterie davanti ai tacchetti di Molina, Castro e soci. Gli spagnoli hanno spesso goduto di spazi eccessivi in contropiede verso Buffon e dopo aver saltato in duelli uno contro uno gli interpreti della retroguardia juventina. «Siamo stati troppo frenetici palla al piede. È da rivedere la fase del possesso palla, ma - spiega Conte - rimango sereno. Arriviamo da due settimi posti, ci vuole pazienza, nessuno ha la bacchetta magica. E, poi, non mi sembra che con le spagnole sia andata meglio ad altre grandi del calcio italiano».

    Il primo tempo è vissuto sulle accelerazioni di Pasquato, ancora una volta da applausi quando ha deciso di puntare la metà campo avversaria: prima Vucinic e poi Matri non sono arrivati in tempo all'appuntamento con il gol su assist di un giovane e puntuale attaccante che, quando ha preso l'iniziativa da solo, è andato ad un niente dalla rete (di rara precisione e potenza la sua saetta a fil di palo). Ma sono stati i ragazzi di Jose Mel, tecnico biancoverde, a sfiorare con più decisione il vantaggio, soprattutto nei secondi finali della prima parte di gara (Barzagli ha salvato sulla linea un attacco di Javier Montero).

    Salerno ha prima appaludito i bianconeri, poi li ha fischiati, forse troppo ingenerosamente, nel momento in cui l'arbitro Celi ha fatto calare il sipario per l'intervallo. Conte non ha mai abdicato al suo disegno tattico e mai lo farà. Ieri, al timoniere della Juve, mancavano, fra gli altri, Chiellini, Vidal e, soprattutto, Quagliarella. I suoi ragazzi sono andati in apnea senza poter opporre resistenza se a scegliere ritmo e spartito erano gli spagnoli perché la forza di questa Juve, ancora in fase di apprendistato, è nel momento della ripartenza. L'incrocio contro il Betis Siviglia è andato in archivio trascinandosi dubbi e riflessioni che già si conoscevano: potrà un gruppo così schierato passare attraverso le trappole del nostro lungo campionato? A Conte restano ancora due settimane di lavoro prima del debutto - domenica 28 agosto - sul campo di Udine.

    Due settimane che arricchiranno l'organico bianconero, ma, alla fine, al di là di quelli che saranno gli interpreti, è il modulo che dovrà resistere all'urto dei vari Ibrahimovic, Totti, Lavezzi e compagnia. Il popolo juventino sugli spalti dell'Arechi di Salerno ha ripreso a fischiare dopo che, in avvio di secondo tempo, erano gli spagnoli a tenere incollato il pallone sui tacchetti e i bianconeri a girare, a vuoto, per il campo. Storari, entrato al posto di Buffon, è stato costretto a rimanere vigile sui tentativi da fuori degli andalusi e a compiere un mezzo miracolo quando Javier Molina gli si è presentato davanti tutto solo.

    Conte va dritto per la sua strada. Prossimo appuntamento, giovedì sera quando, a Bari, la Juve si troverà di fronte Milan ed Inter nel trofeo Tim. Ieri, il gioco della Juve si è acceso a tratti. Troppo poco per evitare che il pubblico si innervosisse. Unica ovazione quando è Del Piero ad entrare (in campo anche Iaquinta): Alex si presenta con un tocco che manda in estasi Salerno e i tifosi tornano ad urlare. È un'altra Juve.


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