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  • Azzurrimania, ma Abete non si dimette mai?

    Azzurrimania, ma Abete non si dimette mai?

    • Luca Cellini

    Nelle ore in cui tutta Italia processa la Nazionale guidata da Marcello Lippi, una domanda sorge spontanea: ma il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete non si dimette mai?
    E’il numero uno del nostro calcio che ha scelto di richiamare Marcello Lippi due anni fa, bocciando subito dopo i calci di rigore che hanno escluso gli azzurri dagli Europei, il tecnico che lui stesso aveva scelto: Roberto Donadoni. E’ Abete la persona che si è fatta imporre scelte tecniche, politiche e organizzative da fu tecnico campione del Mondo, passando piu’ come una marionetta nelle mani di qualcun altro che un vero leader del pallone nostrano.

    E’ il prossimo 60enne romano ad aver promosso le candidature dell’Italia agli Europei del 2012 e del 2016 e che si è fatto battere prima da Ucraina e Polonia, e poi dalla Francia.
    E’Giancarlo Abete che, dopo aver comunicato la notizia ai media, e non ai diretti interessati, lo scorso 25 maggio, in piena preparazione della Nazionale al Mondiale al Sestriere (a proposito, a cosa è servito andarci visto che stati piu’ lenti di una tartaruga nelle tre gare del girone di qualificazione?) chiamava Andrea Della Valle per sondare una disponibilità, che già sapeva di avere, per Cesare Prandelli, quale tecnico per il dopo rassegna sudafricana.

    Abete trova udienza praticamente una settimana si ed una no a ‘Radio anch’io lo sport’ su Radio uno, in onda ogni lunedì mattina, e ci parla di stadi fatiscenti, di mancato ricambio generazionale del nostro calcio e di difficoltà oggettive ad emergere a livello internazionale. Ma chi è il punto di riferimento del nostro calcio? Chi è il responsabile primo degli incidenti impuniti che si succedono all’Olimpico di Roma, degli scandali che si sono succeduti quando lui era comunque vicepresidente, numero due dietro Franco Carraro, e della mancanza di rispetto degli arbitri e dei dirigenti di Uefa e Fifa a livello nazionale ed internazionale? Tranquilli, Abete non si dimetterà mai, perché fa parte della scuola Carraro e Mattarese, quelli che neanche sotto un diluvio di critiche fanno un passo indietro. Troppo importante la loro poltrona, troppo poco umili per cercarsi un’altra attività seria che non li faccia vergognare del loro stipendio ritirato a fine mese. Che tristezza!


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