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  • Baldini:| 'Come ripenso la Roma'
Baldini:| 'Come ripenso la Roma'

Baldini:| 'Come ripenso la Roma'

 

«Non porto rivoluzioni, solo buonsenso e pragmatismo». In un’intervista esclusiva concessa a "La Repubblica",Franco Baldini traccia le linee guida del suo progetto per la Roma. «Sono andato via - dice - perché dopo quello che ho detto suMoggi non aveva più senso restare in Italia. Per un po’ sono andato in Sudafrica a vendere caffè».

LO STADIO Baldini ha un sogno: «Niente polizia negli stadi, niente tessera del tifoso, nessuna tribuna lontana. Non voglio vedere agenti in assetto di guerra, ma steward, perché è chiaro che una certa coreografia, caschi e manganelli, suggerisce che il conflitto è una certezza più che un’eventualità. La forma conta come il contenuto. Voglio uno stadio con parcheggi, servizi, buoni mezzi di trasporto pubblici, non carovane da Far West. Voglio che le famiglie non si debbano preparare settimane prima alla partita, ma abbiano la possibilità di andare
allo stadio sane e salve in tempi rapidi. E godere e gioire del gioco, non spaventarsi per il pericolo». Significa dire addio all’Olimpico? «Sì. Ci vorrà tempo, inizieremo un percorso, sono già stati fatti progetti. Ma basta con il calcio discusso inutilmente per tutta la settimana e vissuto da bestie nei 90 minuti che contano. Roma città rappresenta un grande nome nel mondo, così come la sua squadra, ma bisogna sprovincializzarsi».
 
IL PROGETTO Non è una nuova filosofia. «Non porto - avverte Baldini- rivoluzioni, solo buonsenso e pragmatismo. All’estero queste cose si sono già fatte, perché da noi no? Io aspiro alla normalità, non all’eccezionalità. Vorrei un sistema dove la legalità è rispettata, e dove l’osservanza delle regole non sia giudicata una diversità. Conosco i giocatori, sono bestie che fiutano, molto sensibili a chi è estraneo a loro,
per fidarsi hanno bisogno di sentire che tu fai parte dello stesso ambiente. Non amano i guru. Quindi a Trigoria la Primavera si allenerà accanto e allo stesso orario della prima squadra, per far capire che il salto a titolare non impossibile. Abbiamo una squadra giovane, giocarci per i ragazzi non deve significare sfatare un tabù, ma vedere premiato un impegno. Il calcio va svecchiato anche in questo, i nostri acquisti sono sotto i 22 anni, fare entrare aria nuova non è male, invece di affidarsi all’usato. La Roma non intende ricorrere per chiedere
riduzioni di squalifiche, anzi sarà la prima a mettere fuori squadra i giocatori che si macchieranno di brutti falli e di comportamenti scorretti, anche non visti. Basta cercare scuse».
 
GLI AMERICANI Il futuro numero due della Roma descrive l’incontro con gli americani: «So che Roma è caotica, disordinata, selvaggia, che mi faranno pagare tutto, e a lungo ho sperato che gli americani non mi prendessero. Ho dipinto me stesso e l’Italia come esseri inconciliabili, ho detto loro come e perché si sbagliavano a scegliermi, anche se con loro c’è stato subito feeling, mi ha sorpreso la fiducia nella mia autorevolezza, e quindi mi sono detto che avevo tre possibilità: andare via, starci dentro in maniera conformista, accettare e provare a cambiare. Per questo appena ho incontrato Luis Enrique gli ho chiesto come intendeva
comportarsi con gli arbitri». Il tecnico gli ha risposto così: «Fare come non ci fossero, non nominarli mai», perché - continua Baldini- «normalità significa questo: non dare sempre colpa agli altri, non cercare giustificazioni, non crearsi alibi». Quello americano è «un gruppo che ha spessore, ha studiato ad Harvard, vuole investire, non arraffare. Roma e la Roma sono un marchio importante, c’è bisogno di trovare un
respiro internazionale, una nuova dimensione per il marketing. In questo settore all’estero fanno ricavi, perché da noi no?». Nella Roma, sottolinea, «andranno ripensate mansioni e qualifiche. Come anche nel settore medico. Ripeto: non cerco stravaganze, ma normalità. La Roma deve prendere possesso di sé. Gli americani hanno un progetto sensato, non a breve termine, hanno affetto per le loro radici, anche se non parlano italiano, DiBenedetto prenderà casa a Roma. Non sarà tutto facile, né tutto presto».
 
IL TECNICO La scintilla con Luis Enrique è scattata subito: «Cercavo qualcuno estraneo al calcio italiano. Incontaminato. Mi è piaciuta la sua sfrontatezza, di gioco e di carattere. È molto motivato, cerca il gol. Ci siamo ritrovati anche a parlare di libri: "Il cammino di Santiago" di Paulo Coelho. Villas Boas? Costava troppo».
 
TOTTI Dice Baldini«Totti ha davanti ancora 4-5 anni di carriera. Se saprà guardare solo al calcio e non farsi carico di altro. Ma deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome, anche a sua insaputa. Deve smettere di lasciare fare, più leggero sarà, più lontano andrà con il pallone».
 
L’INGHILTERRA Il prossimo braccio destro di DiBenedetto spiega: «Lo so che sembra assurdo, ma io con la Roma non ho ancora firmato niente. E appena partirà il contratto, il mio ruolo di direttore sportivo nella Fa diverrà solo una consulenza gratuita fino alla fine di Euro 2012. Tutto è chiaro e amichevole».
 
SOFRI E ORIALI Baldini ringrazia poi Adriano Sofri. «L’ho conosciuto nel carcere a Pisa, dove ero stato invitato dall’università. Mi è servito per riflettere, per capire i miei limiti, ma anche ad essere meno indulgente con me stesso. Si può lavorare sui propri difetti, non credere che tutto sia inevitabile. Non c’è nulla di non dignitoso nella sconfitta, ma c’è nel non accettarla. Me lo sento, il viaggio a Roma sarà pericoloso. Mio padre me lo dice sempre: dove girano le pedate tu ci metti sempre il sedere». Dopo Sofri, un pensiero per Gabriele Oriali: «Gli chiedo scusa. Sul caso passaporti disse la verità, gli dissi che sapevo che c’era una persona, che non conoscevo, che si occupava di vedere se le carte erano in regola. Poi questa persona non si è rivelata a posto. Oriali non lo sapeva, nemmeno io. Lui ha molto sofferto per la macchia e mi dispiace». In serata, ieri, ha risposto lo stesso Oriali: «Finalmente è emersa la verità, anche se sbagliai a suo tempo a fidarmi di chi mi aveva consigliato di patteggiare. Tuttavia, se questa dichiarazione fosse stata rilasciata allora, mi avrebbe certamente risparmiato anni di dispiacere. Non escludo che chiederò la revisione del processo».

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