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  • Balotelli-El Shaarawy:| Gemelli diversi, cresta o croce

    Balotelli-El Shaarawy:| Gemelli diversi, cresta o croce

    Uno è il faro del Milan, l'altro fa infuriare il City: domani coppia rossonera?
    SuperMario e il Faraone gemelli diversi: cresta o croce.
    Sembravano la coppia d'attacco giovane più bella del mondo, destinati a vincere insieme prima o poi. Invece, i casi della vita e soprattutto del calcio per il momento li separano, e soprattutto suggeriscono un confronto improponibile qualche mese fa. Ma ora Stephan El Shaarawy è il padrone del Milan e Mario Balotelli, l'icona del nuovo italiano che si è meritato la copertina di Time, è relegato in panchina a Manchester. El Shaarawy si è preso l'eredità di Ibrahimovic, poteva essere pesante come un menhir e lui la porta senza fatica. Balotelli si prende i rimproveri di Mancini, il tecnico che lo ha sostenuto e adesso non ne può più. Una stella sta nascendo, un'altra è in fase calante? Difficile decidere chi vinca il duello tecnico fra i due ragazzi simbolo della Nazionale italiana del futuro, che potrebbero anche ritrovarsi a breve nel Milan. La cosa certa è che El Shaarawy strappa consensi, mentre Balotelli scopre ogni giorno di più che essere un bad boy può diventare faticoso. Ma il confronto fra i due modi di vivere e di fare calcio resta aperto.

    Stato psicologico Per El Shaarawy, il periodo è perfetto. Ha impiegato ben poco a prendere in mano il Milan e a tirarlo fuori dalle secche di un inizio di stagione sbagliato. Mario sta vivendo il classico momento "uno contro tutti". La maglietta "Why always me?" è il suo simbolo, ma forse per Mario è arrivato il momento di capire "perché ce l'hanno tutti con lui". Dovrebbe chiedersi perché sta perdendo il supporto tecnico-psicologico di Roberto Mancini, uno che, come dice chi frequenta abitualmente l'allenatore italiano, «ha mangiato molta mer... per Mario».

    I numeri Le cifre di El Shaarawy sono stupefacenti: ha già segnato in pochi mesi lo stesso numero di reti segnato da Ibra nel suo primo campionato con il Milan. Mario invece ha segnato solo tre gol nella sua terza stagione al City: una miseria. In Premier, è a quota uno. Il rigore al Borussia Dortmund, con la classica freddezza da iceberg, aveva illuso tutti. Le cifre condannano Mario e spiegano la ragione per cui non è stato convocato per la gara di Newcastle: «Deve lavorare bene, non è in forma», ha detto Mancini. Non solo: deve imparare a essere puntuale agli allenamenti e alle riunioni. Si presenta sempre fuori orario.

    Le loro prodezze La galleria d'arte di El Shaarawy è di recente fondazione, ma la raccolta è ricca. Fra i capolavori, l'azione personale di San Pietroburgo, nella seconda partita del girone di Champions: tre uomini dribblati e portiere infilato. Molto bello, soprattutto considerata la difficoltà del momento: il Milan aveva pareggiato la prima in casa con l'Anderlecht e vedeva le streghe. L'ultima immagine bella di Mario è quella più importante della sua carriera: il secondo gol alla Germania nella semifinale europea, festeggiato come un bronzo di Riace. Di questa stagione c'è solo il rigore al Borussia Dortmund da ricordare.

    Vita da atleti? El Shaarawy non sgarra. Nel primo anno a Milano lo si vedeva in giro la sera qualche volta, poi sono piombati genitori e procuratore a dare consigli. E Stephan praticamente non mette mai il naso fuori di casa. Sigarette, donne, orari notturni: Mario non conduce una vita da atleta. Nella Manchester che celebrò le gesta di George Best, Balotelli è il bad boy del 2000. Non beve come faceva Best ed è tartassato dai tabloid molto di più del fuoriclasse nordirlandese, però questo non lo assolve. Il fisico bestiale lo aiuta, ma ora Mario ha solo 22 anni. Che cosa accadrà quando l'età avanzerà?

    Che tipi sono Il parrucchiere (il primo è stato il barbiere di Arenzano) è l'unico vizio di El Shaarawy: niente tatuaggi, ma una cresta più che discussa a Milanello, a inizio stagione. Poi tutti hanno visto che il ragazzo la cresta la portava bene, senza alzarla troppo, e ora nessuno ci fa caso. El Shaarawy vive in zona San Siro con il padre o la madre, a turno. I due non vogliono lasciare del tutto Savona e anche Stephan è legatissimo alle sue radici: ieri era alla festa di Natale del Legino, la sua prima società. Stephan è tranquillo, Mario è imprevedibile. Improvvisa ogni giorno. Segna un gol? Lo festeggia con un tatuaggio. Nasce la figlia? Celebra l'avvenimento invitando una modella da Bruxelles. Gli amici che frequenta sembrano i soci di un club rap. Quanto al parrucchiere, con la cresta e la testa semirasata, c'è poca gloria.

    Che rapporti hanno con i compagni Il perfetto figlio di famiglia è anche un buon compagno, a giudicare da quello che dicono di lui. I rapporti di El Shaarawy con gli altri milanisti sono più che buoni: in passato, qualche screzio in campo con l'ipercritico Ibra, che intravedeva in lui il campione, qualche ramanzina da Gattuso. Una volta il centrocampista lo acchiappò per le spalle all'uscita della palestra di Milanello e gli disse: «Non ti voglio più vedere lì dentro». Temeva che la cura dei muscoli pregiudicasse il talento in progresso. Mario riesce nell'invidiabile record di farsi amare o odiare allo stesso modo. I compagni ne riconoscono le qualità, ma sopportano ormai a fatica i suoi capricci. Non è un caso che il City senza Mario, lasciato a Manchester, sia apparso finalmente sereno. E non è un caso che Yaya Touré, uno dei leader, spesso lo ignori in campo.

    Che auto guidano El Shaarawy è arrivato al Milan senza patente. L'ha presa un po' in ritardo, e quando si è trattato di scegliere l'auto aziendale si è deciso per una Audi A1, la più piccola della gamma. Unico vezzo, il colore: rosso. Mario al volante è un capitolo particolare. Ha speso fior di quattrini in multe in Inghilterra: 11 mila sterline per 27 sanzioni legate ai divieti di sosta. Ora, dopo la Maserati bianca, scorrazza a bordo di una Bentley Continental GT riverniciata con i colori di una tuta mimetica. Un marine del pallone. Ma il suo parco macchine non finisce qui: in garage ci sarebbero anche una Ferrari 458 Spider e una Range Rover Evoque.

    Rapporti con l'Italia Nuovi italiani, li chiamano così, e a Mario, figlio di un Paese che deve costruire una cultura mista, la rivista Time ha dedicato la copertina. El Shaarawy non è così famoso a livello internazionale, ma lo scorso anno, a Dubai, dovette spiegare con garbo agli arabi presenti che lui amava e rispettava le radici del padre, ma si sentiva italiano al cento per cento, e per questo aveva deciso di continuare a giocare con le nazionali italiane nonostante l'offerta della Under 21 egiziana. Anche Mario si sente italiano e lo ha ribadito rifiutando di giocare con il Ghana. E' un simbolo, celebrato persino dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non a caso, nel caos di questo fine 2012, gli unici momenti sereni per Balotelli sono quelli legati alla Nazionale. Già, ma fino a quando?


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