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  • Barimania:| I pregi di Mutti
Barimania:| I pregi di Mutti

Barimania:| I pregi di Mutti

In una valle di lacrime è riuscito quantomeno a far riaffacciare la voglia di sorridere. Bortolo Mutti è arrivato a Bari in un'atmosfera tesa, rabbiosa, rassegnata. Ha accettato un incarico che chiunque avrebbe rifiutato. Un atto già di per sé degno di stima, poiché viene da un tecnico che vanta un curriculum di tutto rispetto. Mutti sapeva bene che salvare il Bari sarebbe stato un compito ai confini della realtà, ma forse ha pensato che meritasse una chance l'impegno di restaurare un gruppo dilaniato sotto tutti i punti di vista. Ha cominciato il suo lavoro nel malcontento generale di una piazza in rivolta per una retrocessione che proprio nessuno manda giù. Ha vissuto la violenta contestazione dei tifosi ai giocatori dopo la pessima figura rimediata a Roma contro la Lazio. Eppure proprio da quella prova incolore, Mutti ha cominciato a costruire. Per carità, il trainer di Trescore Balneario non ha mica la bacchetta magica. Ma è riuscito a conferire al suo Bari un'anima. Uno spirito infarcito di tanti piccoli particolari. A cominciare da una ritrovata solidità che si traduce in una fase difensiva più compatta ed ordinata, per proseguire con una partecipazione più corale alla manovra.

E' migliorata un po' anche una condizione atletica che fino a qualche settimana fa era a dir poco imbarazzante. Ma soprattutto il Bari ha ritrovato una dote che aveva completamente smarrito: il furore agonistico. La prova dei biancorossi contro il Milan è emblematica: magari non si sarà visto il Bari dello scorso anno, in grado, cioè, di far impallidire le big sul piano del gioco. Ma si è ammirata una squadra che ha lottato con tutte le sue forze per strappare un risultato positivo. Ovvero, la caratteristica madre di chi gioca per salvarsi la pelle. Un modo ben diverso di porsi rispetto all'era Ventura, quando i giocatori biancorossi trotterellavano per il campo quasi incuranti dello sfacelo che stavano combinando. Non solo: nello spogliatoio è tornato un barlume di armonia: il gruppo, prima sensibilmente diviso, ora si riunisce per stilare alla lavagna un'incredibile tabella salvezza. Peccato davvero che questi timidi segnali di risveglio stiano avvenendo quando, con ogni probabilità, è troppo tardi per azzardare una rimonta. Tuttavia, sorgono spontanee due considerazioni. La prima riguarda una società che, ancora una volta, non ha tratto insegnamenti dal passato.

Il presidente Matarrese agisce in buona fede e si affeziona ai collaboratori che lo hanno fatto vincere e divertire. In tal modo, però, perde di vista l'obiettività che deve essere basilare in chi conduce le sorti di un club. Ventura andava allontanato in tempi non sospetti. Forse lo scorso autunno, quando il Bari incamerava sconfitte in serie ed i giocatori professavano scetticismo su un atteggiamento tattico che ormai non aveva più segreti per nessuno. Sicuramente a dicembre, quando, durante la pausa natalizia, la disastrosa preparazione organizzata dal trainer genovese mise fuori causa in un solo giorno Barreto, Ghezzal, Salvatore Masiello e Almiron. Una tegola che costrinse a rivedere il mercato invernale e a proseguire il cammino senza quattro elementi determinanti. La seconda notazione riguarda il futuro. Circolano nomi di eventuali nuovi allenatori che sarebbero ingaggiati in B (Bisoli e Giampaolo su tutti). Ma forse Mutti meriterebbe un po' di attenzione e rispetto. Almeno per riconoscenza a fronte di una disponibilità unica. Se poi il coach bergamasco dovesse centrare l'impossibile, oltre che alla panchina biancorossa dovrebbe candidarsi quantomeno a sindaco della città.

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