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  • Barimania:| No al fallimento

    Barimania:| No al fallimento

    Braccato da oneri e scadenze. Al centro di affannosi accorsi per rispettare le scadenze sugli ingaggi e di contenziosi con le istituzioni. E' un periodo davvero grigio per il Bari. La città e i tifosi hanno esaurito lacrime ed argomenti per esternare la propria delusione. In alcuni momenti sembra di assistere ad un ruzzolone senza fine. Al punto che ormai circola un inquietante sondaggio tra i baresi: preferisci sopravvivere o il fallimento?

    Un quesito che in condizioni normali produrrebbe risposte fin troppo scontate. Ma dato che ormai da queste parti nulla è logico, sta emergendo un corposo partito a favore del totale reset. Ovvero, meglio naufragare a patto di liberarsi dell'attuale proprietà. Difficile opporre ragioni certe ad un'opinione che con il passare dei giorni acquista sempre più consensi. Tuttavia, il fallimento sarebbe la più infame delle sconfitte. Come se non fossero bastate tutte quelle racimolate sul campo in questa disgraziata stagione.

    Oggi un'eventuale mancata iscrizione dal campionato fa meno paura di un tempo: tra il lodo Petrucci (che consente di perdere solo una categoria) e i nobili esempi di Napoli e Fiorentina, si rafforza l'idea che mangiare un po' di polvere sia l'anticamera del sogno. Ma la realtà è diversa. Le uniche certezze di un fallimento sono l'indelebile macchia sull'ultracentenaria storia del club, il tuffo in un futuro ignoto, il mesto ritorno ad un calcio quasi periferico che, malgrado gli alti e bassi, qui (almeno) manca da tanto tempo.

    Chi può darci la sicurezza che a zero euro arrivi il famoso magnate autore della svolta? Ed anche se fosse, perché allora questo fantomatico imprenditore facoltoso non si fa avanti adesso per siglare un accordo con i Matarrese giunti inevitabilmente alla fine di un ciclo, nonché gravati da evidenti problemi di liquidità? Ma soprattutto, se a rilevare il Bari fallito si presentasse un gruppo con potenzialità e risorse simili a quelli dei Matarrese, saremmo proprio sicuri di non pentirci di aver appoggiato o quasi sperato nel disastro?

    Intendiamoci: certe riflessioni non sono mirate alla difesa di una società che, attraverso clamorose topiche, ha raso al suolo quel poco di positivo che aveva costruito negli ultimi due anni. Né sono tese ad una rassegnazione ad un futuro di mediocrità. Ma sarebbe grave non riflettere adeguatamente su tutte le conseguenze di un drastico rimedio che probabilmente si rivelerebbe assai peggiore dei mali. L'auspicio, piuttosto, è che si possa ancora trovare una soluzione ragionevole al problema Bari.

    Si è in tempo per allacciare una trattativa di vendita chiara, in grado di svolgersi alla luce del sole. Ma servono due componenti: da un lato la volontà dei Matarrese di agevolare il passaggio di proprietà pur di uscire da una storia che ha ormai esaurito ogni capitolo, dall'altro qualcuno che creda realmente al Bari e alle sue inimmaginabili potenzialità. Senza tali fattori, nulla si potrà costruire. Né ci sarà fallimento che possa garantire un futuro migliore.

    La preghiera rivolta ad ognuno degli attori di questa intricata vicenda, da chi detiene le sorti del club ai creditori un tantino arroganti, fino agli imprenditori restii a compiere una meravigliosa pazzia, è di assumersi le proprie responsabilità. Di ricordarsi in ogni momento che cosa è il Bari e che cosa rappresenta la maglia biancorossa in ognuno dei nostri cuori. Una passione si nutre con amore. Non serve ucciderla per crearne una nuova.

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