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  • Barone a CM: 'Defibrillatori fondamentali, mai più un altro caso Morosini! Il Parma? Non può sparire'

    Barone a CM: 'Defibrillatori fondamentali, mai più un altro caso Morosini! Il Parma? Non può sparire'

    Tre anni fa, in un tragico pomeriggio di Serie B, a Pescara si spense Mario Morosini. Il centrocampista del Livorno si accasciò in campo, vittima di un infarto che non lasciò scampo. O meglio, la possibilità seppur remota di salvarlo in realtà ci sarebbe potuta essere, se un defibrillatore fosse stato presente sul campo insieme a medici e paramedici presenti. Da allora il calcio è cambiato anche in suo nome, la legge n. 158 del 13 settembre 2012 è stata implementata con il decreto del 24 aprile 2013 che impone (o meglio imporrebbe) alle società sportive di dotarsi di DEA (defibrillatori esterni automatici o semiautomatici).

    Il masterSport (di cui Calciomercato.com è media partner) in collaborazione con AIC ONLUS ha istituito dopo la morte di Piermario Morosini il premio di studio a lui intitolato che dà la possibilità ad un ex-calciatore di prendere parte alle lezioni del master e accrescere le proprie conoscenze in ambito manageriale. Dopo Bernardo Corradi (edizione 2013) e Felice Natalino (edizione 2014) quest'anno è l'ex campione del mondo Simone Barone ad essersi aggiudicato la possibilità. Compagno di squadra di Morosini ai tempi del Livorno, Barone si è concesso ai microfoni di Calciomercato.com:

    Tre anni fa la tragica scomparsa di Piermario Morosini, che ricordi ha di quei minuti vissuti dalla panchina del Livorno?

    "Purtroppo sono passati già tre anni dalla scomparsa di Piermario, ma per chi come me era presente, in campo o in panchina, l'immagine di quei momenti è ancora ben nitida nella testa. Non sono stati momenti semplici, il flash di lui che cade è un ricordo che difficilmente può svanire".

    Pensa che da allora sia stato fatto abbastanza per evitare di rivivere quei momenti?
    "Principalmente spero non si debba più assistere a nulla di simile e che non capiti più nel calcio, o nello sport in generale, un episodio simile. Su ciò che si poteva fare quel giorno o di ciò che è stato fatto da allora non posso entrare nello specifico perchè non mi compete. Qualcosa è stato fatto, sicuramente, ma io voglio ricordare principalmente Piermario per come l'avevo conosciuto da compagno di squadra, da amico. E lo voglio ricordare per come lo ricorda anche la sua famiglia e la sua compagna che io e mia moglie continuiamo a sentire". 

    Può bastare la semplice presenza obbligatoria di un defibrillatore a bordo campo per mettersi alle spalle quanto accaduto a Piermario?

    "Il defibrillatore è sicuramente uno strumento fondamentale, insieme alla prevenzione. Dovrebbe essere presente ovunque, non solo negli stadi di calcio, ma in qualunque luogo si pratichi sport. Diciamo che da quel giorno ad oggi presto molta più attenzione a questo particolare e da allenatore di ragazzi giovani è un dettaglio che non va sottovalutato".

    Ha lasciato il calcio giocato per dedicarsi alla carriera di allenatore, per ora con i ragazzi della Primavera del Modena. Con il MasterSport getterà le basi anche per una carriera da dirigente. Quale sarà il suo futuro?

    "Innanzitutto sono davvero grato di questa possibilità. Ringrazio tutta l'organizzazione di MasterSport e l'AIC per aver istituito questo premio che mi sta consentendo di approfondire tematiche che fino a poco tempo fa non mi appartenevano. Io faccio l'allenatore, il mio sogno è quello di continuare ad esserlo, ma grazie ai corsi che sto seguendo sto ampliando i miei orizzonti anche nei ruoli dirigenziali. Io però guardo per ora solo al campo, voglio restare un allenatore, ma con competenze a 360°". 

    La gioia più grande è sicuramente il Mondiale vinto nel 2006. Pensa mai a come sarebbe potuta cambiare la sua carriera se Inzaghi le avesse passato il pallone nella sfida con la Repubblica Ceca?

    "Ovviamente (ride ndr.) prima di tutto in quella stagione ho coronato un sogno. Ho avuto l'onore di fare parte della spedizione azzurra ai Mondiali, facendo parte di un gruppo unito e che mi ha permesso di alzare la Coppa del Mondo, sognando ad occhi aperti. Certo se in carriera ho un 1% di rimpianto beh, poter segnare in quel Mondiale lo raprresenta bene".

    In passato e' cresciuto e ha vestito più volte la maglia del Parma. Dalle sceneggiate per il cambio di società alla squadra che gioca senza stipendio da inizio stagione, come giudica quanto sta accadendo?

    "E' una situazione assurda. Arrivare ad un passo dal fallimento dopo così tanto tempo senza controlli o garanzie fa capire le mancanze di questo calcio. Sicuramente va fatto un applauso alla città di Parma, ma soprattutto ai giocatori e allo staff che si sono scrollati di dosso l'etichetta di "viziati" e di "bella vita" onorando l'impegno da professionisti nonostante non prendano lo stipendio da fin troppo tempo. Spero che se non dovesse arrivare la salvezza sul campo al Parma sia concessa la possibilità di ripartire dalla Serie B. Io sono cresciuto e vivo a Parma e da piccolo facevo il raccattapalle al Tardini. Sono cresciuto con una società che stava diventando gloriosa, vorrei che quel pezzo di storia potesse continuare a vivere".

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