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  • Bate Borisov: Bressan guida la lista degli affari

    Bate Borisov: Bressan guida la lista degli affari

    • Luca Cassia

    Un’Ode alla Nazione anche in Champions League? Possibile, altroché. Nella massima vetrina di un calcio dall’impronta globalizzata, pronta all’uso per bruciare tappe e traguardi, spicca un club dall’irrisoria percentuale straniera (12%) ma dal rendimento tutt’altro che modesto. Il Bate Borisov è la compagine bielorussa presieduta da Anatoli Kapski, proprietario della società che denomina la squadra di calcio (letteralmente Borisov Automobili Trattori ed Elettronica). Una ditta di veicoli elettrici, non esattamente holding finanziarie, compagnie petrolifere o distributori di gas naturali tanto per rimanere nell’ex Unione Sovietica. E nella Borisov dove nel 1812 le truppe napoleoniche vennero sconfitte, due secoli più tardi la presenza straniera stenta ancora a decollare.

    All’interno di una rosa di 25 elementi sono solamente tre i militanti esteri sebbene il quarto, il brasiliano Renan Bressan, sia stato prontamente naturalizzato in virtù di un talento inusuale nell’allora Russia Bianca. Ma azzardando un parallelo e rimanendo nella “Coppa dalle grandi orecchie”, le percentuali straniere di Arsenal e Celtic (77,8%), Benfica (74,1%) e Porto (73,1%) rappresentano un’impietosa antitesi.

    Si punta sul vivaio, fiore all’occhiello e bacino del club, quello che ad inizio millennio concesse ben altri palcoscenici ad Alexander Hleb e Vitali Kutuzov: il primo si è consacrato a livello assoluto e a 31 anni è tornato alla casa madre, il secondo convive con le recenti accuse legate al Calcioscommesse dopo la parentesi italiana. Inevitabile affidarsi al settore giovanile per un club che scomparve 15 anni (dal 1981 al 1996) a causa della dissoluzione sovietica e delle drammatiche conseguenze economiche. In patria il Bate incrocia le armi con la Dinamo Minsk, rivale dalla quale adotta l’impianto per le gare europee dal momento che l’Haradzki ospita poco più di 5000 spettatori. Ricorda la fiaba di Cenerentola, eppure i gialloblù in campo internazionale hanno assunto l’identikit di spauracchio.

    Superati i preliminari mettendo in riga Vardar, Debrecen e Hapoel Kiryat Shmona, nel gruppo F hanno sorpreso Lille e Bayern Monaco trovandosi in testa al girone, prima di concedere il doppio confronto successivo al Valencia. Quanto basta per restare in corsa agli ottavi di finale, o perlomeno proseguire l’avventura continentale in Europa League.

    Allenati dal 2007 da Viktor Goncharenko, il più giovane allenatore di sempre nella fase a gironi della Champions League, i gialloblù si presentano con un diligente 4-4-2 lodevole per intensità ed effervescenza. Uomini chiave il serbo Simic, stopper di buoni mezzi fisici, il faro Pavlov, l’elegante Hleb e il prolifico Rodionov. Senza dimenticare Polyakov, Volodjko e Bordachev, trio in pianta stabile nella Nazionale di Georgi Kondratiev, il trascinatore bielorusso è tuttavia Renan Bressan, emergente trequartista dal sangue carioca, valutato 2.5 milioni di Euro e monitorato da Napoli e West Ham. Un futuro in Italia? Nel nome del calcio globale, sconosciuto a Borisov e dintorni, parrebbe di sì.

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