Belotti non sarà mai come Cruyff
Uno, in particolare, mi ha irritato: Andrea Belotti, già 13 gol in questo campionato, ottimo attaccante, detto il Gallo nel pollaio del calcio italiano. Lui segna una gran rete anche al Genoa, fa una discreta sceneggiata, dalla quale si riprende qualche istante dopo. E quindi si cimenta in un pezzo molto di moda tra gli attaccanti di serie A: cercare in area il piede del difensore avversario, scivolare verso il contrasto, per poi saltare in area come un birillo. L'arbitro non abbocca, giallo al simulatore. Bravo arbitro. Ora non mi dilungherò sulla bellezza della Premier inglese, calcio e cazzotti, dove un simulatore viene messo al bando. Non sottolineerò il magnifico coraggio di pugili o piloti. Mi piacerebbe però che la "moviola in campo" e tutto il resto servissero per smascherare e punire questi insopportabili cascatori, la loro abitudine all'esagerazione, un'altra perfida deriva di questo magnifico sport di squadra. Non ce l'ho con il Gallo, ma dopo la serata di calcio in tv, ho rivisto Le 24 ore di Le Mans, protagonista Steve McQueen: c'è molto più realtà in certi film che in certe partite, più lealtà in molti attori che in alcuni calciatori.
Infine ho ripensato alla biografia di Johan Cruyff, scritta da Federico Buffa e Carlo Pizzigoni. Non leggo spesso biografie su personaggi dello sport, ho fatto un'eccezione e sono molto felice di aver infranto la regola: è un gran libro. Cruyff dovevi abbatterlo per farlo cadere a terra, era cresciuto giocando sul pavé, cadere su pietre e porfido non conviene. Meglio far impazzire e saltare gli avversari. Anche per questo (e per molto altro) Cruyff resta il più grande, è irraggiungibile. Nessuna clausola rescissoria mi farà mai cambiare idea. Neppure per 100 milioni di euro.