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Bendtner: 'Juve, perchè io no?'

Bendtner: 'Juve, perchè io no?'

Sarà la temperatura rigida del nord Europa o semplicemente l’aria di casa. Come a Zlatan Ibrahimovic, anche a Nicklas Bendtner il ritorno in patria suggerisce le migliori riflessioni. Se il ritiro della Svezia per Ibra è diventato un vero e proprio confessionale, al neo attaccante bianconero è bastato transitare da Copenaghen e incrociare i giornalisti danesi per cercare alleati nella candidatura per un posto fisso. Esodato a chi? «Posso giocare e l’ho dimostrato. Non sono al cento per cento, però - le parole rilasciate a sporten.dk - sono convinto di poter far bene. Vorrei aver giocato di più, ma ho fiducia: dentro di me so che succederà con facilità. Sono abbastanza bravo, ho delle qualità per far parte di questo grande club di cui indosso la maglia. Non vedo perché non dovrei giocare, presto spero di esserci, tra i titolari. Contro il Nordsjaelland sono entrato nel finale, è stata una strana sensazione stare nello spogliatoio avversario e non in quello dove di solito mi cambio con la nazionale. Sognavo di segnare al mio amico Hansen - dice a tv2.dk - ma lui è stato fantastico: ha parato tutto».


RIFLESSIONI - La candidatura-bis (la prima era arrivata proprio dalla Nazionale, nelle scorse settimane, dopo il gol alla Bulgaria) è di parte, però potrebbe trovare appoggi visto il periodo di riflessioni. Già, perché quello che in Italia per la Juventus è un rebus, in Europa sta diventando un problema. Tre indizi (Chelsea, Shakhtar e Nordsjaelland) sono sufficienti per avere il sospetto di trovarsi di fronte a una prova: qualcosa nell’attacco bianconero non funziona alla perfezione. «Creiamo tanto, ma concretizziamo poco», hanno ripetuto i bianconeri uscendo dal Parken Stadium. Il ritornello non è un alibi, - è supportato dai numeri - però alla lunga non può neppure diventare una giustificazione.

EFFETTO FISICO - Cosa c’entra Bendtner? Beh, se in Italia l’antidoto è stato trovato nel collettivo del gol (12 i bianconeri a segno in serie A e miglior attacco del torneo), in Europa la formula non è ancora stata individuata. Risolvere la questione immaginando Fernando Llorente o Didier Drogba può essere utile ai tifosi e pure ai dirigenti, abituati (e obbligati) a ragionare in prospettiva. Di sicuro non ad Antonio Conte, che in ogni caso il biglietto per gli ottavi di Champions League dovrà provare a staccarlo con gli attuali uomini. Ecco allora che una carta potrebbe essere quella di aggiungere peso e centimetri alla prima linea, con il danese. L’idea di metà agosto, non a caso, era quella di affiancare a Vucinic un centravanti di prestanza per alleggerire le marcature sul montenegrino così da consentirgli maggior libertà d’azione e di gol. Llorente non è arrivato, ma a Torino è sbarcato Nicklas Bendtner. In quanto a centimetri (194) e fisico il danese è pure più potente dello spagnolo. Dopo due mesi di rodaggio (e due passerelle da poco più di 10 minuti, l’ultima martedì contro il Nordsjaelland) forse è arrivato il momento di riprendere il progetto estivo. Aggiungere una torre e un pericolo in area di rigore per sfruttare ancora di più la qualità di Vucinic negli ultimi metri.


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