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  • Benitez:| Scrive sul Corriere

    Benitez:| Scrive sul Corriere

    Benitez scrive per il Corriere della Sera.
    Rafa Mundial: la trappola della Spagna, Italia tutto ok.
    "E' arrivato il momento dell’Africa, dopo secoli di dolore e sofferenza". Con questa frase eclatante, che riecheggia puntuale come una dichiarazione di intenti, il presidente sudafricano Jacob Zuma ha lanciato un segnale denso di sentimenti, illusioni e desideri alla presentazione della 60ª edizione del Congresso della Fifa, che si celebra come anteprima dei Mondiali ospitati dal suo Paese.

    Resta da vedere se la palpabile insicurezza che ha caratterizzato le presentazioni, e minaccia di accompagnare l’intero torneo, permetterà alla fine di stilare un bilancio positivo. Al momento, è evidente, i pronunciamenti non sono del tutto favorevoli, nonostante le parole di Zuma. I fatti parlano più delle parole. In ogni caso, bisogna essere positivi e auspicare, per il bene di tutti e del Football con la maiuscola, che alla fine dei conti ci siano risultati positivi. Sì, che questo sia il momento dell’Africa e dei suoi Mondiali, e che il gusto che ci resterà in bocca sia dolce anche dopo, a torneo concluso. Il resto non conta.

    Si pensa che possa essere il Mondiale della Spagna campione d’Europa. Sarebbe fantastico se Vicente Del Bosque e i suoi ragazzi mettessero la «trappola d’oro» alla stagione da qui a un mese. Come è altrettanto lecito scommettere sull’Italia campione del Mondo o immaginare che il Brasile sia uno dei favoriti visto il suo eccellente curriculum.

    A prescindere dalle statistiche, però, non è comunque consigliabile scartare prima del tempo

    squadre come l’Argentina o l’Inghilterra. Tutto questo tenendo conto che l’Olanda vuole tornare ai suoi splendori, che il Portogallo punta al suo «particolare rinascimento» e che la Germania spera di superare la sua recente sfortuna con i falli…

    Certo, ci aspettiamo che questo sia il Mondiale dell’Africa, della Spagna, dell’Italia o dell’Inghilterra. Ma vorremmo soprattutto che non venga ricordato per i falli e il gioco violento. Che settimane abbiamo vissuto e quante frustrazioni abbiamo visto dipinte sul viso di giocatori che, in condizioni normali, avrebbero molto da dire in una sfida come quella che ci prepariamo a vivere in Sudafrica?

    Forse non è il momento né il luogo per dirlo (o forse sì), ma un giorno qualcuno dovrà finalmente e gonfiati. Le cadenze di gioco moderne obbligano gli sportivi a sforzi supplementari fino a limiti insospettabili e provocano, purtroppo, infortuni disperati e disperanti che li penalizzano proprio nel momento più importante della carriera. mettere un briciolo di razionalità in questi calendari demenziali.

    Stiamo vivendo una spirale senza fine di partite, alcune di dubbio valore, che potrebbero portare a chiedersi ancora una volta se non stiamo giocando d’azzardo. Vogliamo forse uccidere la «gallina dalle uova d’oro»? Un calendario più razionale forse si sarebbe avvicinato di più alla logica, e avrebbe offerto a tutti — giocatori, club, allenatori — maggiori garanzie di successo e uno sport più in linea con la realtà.


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