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  • Bianchi alla Roma| 'Rodriguez è un vero affare'

    Bianchi alla Roma| 'Rodriguez è un vero affare'

    C'è qualcuno ai Mondia­li capace ancora di piangere per qual­cosa che non sia un gol o una sconfit­ta. Si chiama Clemente Rodriguez, 28 anni, terzino dell'Estudiantes e del­l'Argentina, obiettivo di­chiarato della Roma. La sua voce si incrina nel momento in cui, parlando di Germania-Ar­gentina, dice «sarà una parti­ta difficile ma sarà anche... bello es­serci ».

    LA COMMOZIONE - Clemente tira su col naso, gli occhi si riempiono di lacri­me. Attimo di imbarazzo. «Scusate... ma sono sensibile, capitemi... stare qui è il massimo. Se penso a mio pa­dre, morto quattro anni fa, se penso a tutti i sacrifici che io e la mia famiglia abbiamo passato perché io arrivassi fin qui...».

    IN NAZIONALE - In Sudafrica. Davanti a questo Argentina-Germania. E con un futuro, forse, nella Roma. Dieci anni fa era un fallito. Adesso è qui e dividela camera con Martin Palermo. Figlio di un operaio e di una donna delle pu­lizie, con quattro fratelli, Clemente nel '99 giocava ancora in quinta serie nella seconda squadra di un club chiamato Los Andes. A diciotto anni se sei un uovo sodo, non vai né su né giù vuol dire che alla fine andrai giù. Lui lo pensò fino a quando un ex giocato­re del Velez, Abel Mo­ralejo, lo segnalò all'al­lora tecnico del Boca Juniors, Carlos Bian­chi. «Dissi che poteva provare per noi - rac­conta adesso l'ex tecni­co, commentatore per la tv e Radio France International in spagnolo - lo visionai quattro mesi e notai che era bravo, piccolo ma tosto, potevo farlo giocare sia a destra sia sinistra. Lo tenni». La vità cambiò in fretta: da non essere considerato dal­l'allenatore del Los Andes, a essere scelto dal tecnico del primo club di Baires. Rodriguez fece la fortuna del Boca e di Riquelme, a cui serviva pal­loni perfetti dalla fascia, dove arriva­va sempre a velocità supersonica. Vinse titoli in Argentina, poi l'Inter­continentale contro il Milan.

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