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  • Bielsa, storia di un personaggio controverso

    Bielsa, storia di un personaggio controverso

    • Mattia Miceli
    Il 20 giugno è iniziata ufficialmente la preparazione del Lille, ma l’allenatore del club francese non si è presentato. Immediatamente la notizia è rimbalzata su ogni tabloid, conoscendo la stravaganza del personaggio. Poi si è scoperto che il ritardo è stato causato dalla scomparsa di sua madre e il piccolo giallo è si è risolto. In ogni caso sarebbe stato solo l’ultimo colpo di coda di un uomo eccentrico e visionario, che ha ispirato decine di allenatori negli ultimi venti anni. Il suo nome è Marcelo Bielsa. Ma facciamo un passo indietro. Pochi sanno che la capitale del calcio argentino non è Buenos Aires, nonostante ospiti uno dei derby più antichi ed emozionanti del mondo (il super clasico tra Boca Juniors e River Plate). Esiste una città sul Rio Parana, a circa 300 km dalla capitale argentina, nella quale il calcio è più di uno sport. A Rosario si parla di calcio 24 ore sue 24. 

    Qui sono nate alcune stelle del futbol argentino come Leo Messi, Angel Di Maria e Maurito Icardi.
    Qui è cresciuto calcisticamente Gabriel Omar Batistuta, che ha giocato nel settore giovanile del Newell’s Old Boys, l’altra squadra della città insieme al Rosario Central. Con la casacca del Newell’s, Maradona si è rilanciato nel 1993 per tornare a disputare un altro mondiale con la camiceta albiceleste, dopo le lacrime di Italia ’90 e i problemi di tossicodipendenza. Dal 2009, lo stadio dei leprosos è intitolato a quello che Pep Guardiola ha definito il “migliore allenatore del mondo” perché “nessuno come lui sa valorizzare e migliorare i giocatori”. E poi “che importa se non ha vinto” tanti trofei. 

    Nato a Rosario nel 1955, dopo aver giocato come difensore nel Newell’s Old Boys e nell’Instituto de Cordoba, Bielsa si ritira dal calcio giocato a soli 25 anni. Decide di intraprendere la carriera da allenatore e inventa un nuovo sistema di gioco, il 3-3-1-3. Soprannominato El Loco (il pazzo) a causa del suo carattere eccentrico, scopre talenti come Batistuta, Sensini e Balbo, che saranno protagonisti in serie A negli anni ’90. Il suo metodo di allenamento è improntato su uno studio quasi maniacale della tattica, che lo porterà ad ispirare molti dei migliori tecnici dell’attuale panorama calcistico mondiale. Pochi i trofei che può annoverare nel suo palmares. Il primo è il più bello: un campionato Apertura col Newell’s nel 1990 (quello della famosa frase cult, che resterà impressa per sempre nei cuori dei leprosos: “Newell’s caraco, Newell’s caraco”). Due anni dopo arriva anche la più grande delusione della carriera di Bielsa: la sconfitta ai rigori nella finale di Copa Libertadores contro il Sao Paulo di Cafu e Aldair. Dopo un campionato clausura vinto col Velez Sarsfield nel 1998, trascina la nazionale argentina in finale di Coppa America nel 2004, ma perde ai rigori contro il Brasile. L’occasione di riscatto sono le Olimpiadi di Atene, dove l’Argentina vince l’Oro in finale contro il Paraguay grazie al gol di un giovane Carlos Tevez. Sarà l’ultimo titolo vinto dalla nazionale argentina.

    Nel 2007 torna ad allenare e sceglie la nazionale cilena, preparando le basi per la squadra che con Sampaoli e Pizzi vincerà due coppe America nel 2015 e nel 2016. Tra i giocatori scoperti da Bielsa c’è un giovane centrocampista del Colo Colo che oggi è diventato uno dei migliori interpreti nel suo ruolo: Arturo Vidal. Nei mondiali del 2010 il Cile esce agli ottavi di finale contro il Brasile (ancora!) ma vince una partita dei mondiali dopo 48 anni di digiuno e, soprattutto, supera la fase a gironi. Coraggiose anche le scelte di Bielsa in Europa. Prima l’Atheltic Bilbao, che raggiunge una storica finale di Europa League, eliminando agli ottavi il Manchester United all’Old Trafford. Poi l’Olympique Marsiglia, che sfiora il sogno scudetto dopo essere stato al primo posto per diverse giornate di campionato. Alla fine la squadra di Bielsa arriva quarta ma rimane nella storia l’arringa del mister ai suoi giocatori in stile Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”, dopo il pareggio casalingo contro il Lione. Nel 2016 è ad un passo dalla Lazio, ma rompe clamorosamente col presidente Lotito perché la società non aveva acquistato nessun rinforzo prima del  5 luglio. Questo è Bielsa. Un hombre vertical che non accetta vie di mezzo. Ora è pronto per una nuova avventura a Lille, dove una società ambiziosa vuole riportare la squadra sul tetto di Francia dopo l’exploit del 2013 con Rudi Garcia. Restano memorabili gli aneddoti e le leggende sulla vita del Loco, che l’hanno reso un allenatore di culto. Famoso il suo rifiuto ad allenare il Boca Juniors. Mauricio Macrì (attuale presidente dell’Argentina ed ex presidente degli xeinnenzes) chiama Bielsa per offrirgli la panchina del Boca, ma el Loco risponde “mi  dispiace, presidente…non parlo di queste cose al telefono”. Macrì sale in macchina e, dopo 4 ore di viaggio, arriva a Rosario e bussa a casa Bielsa per parlare con Macrì del contratto. Secca la risposta del Loco: “mi dispiace, presidente…non sono interessato”. 

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