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  • Boateng: 'Ho pensato di andarmene, ma resto per non darla vinta ai razzisti'
Boateng: 'Ho pensato di andarmene, ma resto per non darla vinta ai razzisti'

Boateng: 'Ho pensato di andarmene, ma resto per non darla vinta ai razzisti'

Il centrocampista del Milan Kevin Prince Boateng torna per un giorno a Berlino con i fratelli, e dice: "La vista di casa mia era sulla spazzatura. Uscivo, saltavo scuola e venivo su questo campo, per giocare, con loro. Il razzismo? non posso e non voglio cambiare aria per colpa di quattro-cinque deficienti. E il prossimo anno ci riprendiamo lo scudetto"
 
Kevin Prince, ha finalmente trovato una nuova «casa»? 
"Sì, ho trovato una fidanzata, viviamo insieme, sto bene a Milano, la definisco casa mia. Vorrei restare a lungo, ho un contratto, poi nel calcio non sai mai. Magari me ne vado domani, magari oggi. Scherzo, al Milan va tutto bene".
 
I fratelli Boateng durante l'evento organizzato a Berlino da Nike.
La questione degli insulti razzisti però si ripropone ciclicamente. Non ha mai pensato ? 
"E’ successo, l’ho anche detto: "Ora basta, vado via". Ma era frutto della frustrazione e dell’emozione del momento. Sono davvero triste nel vedere e sentire ancora cose così. Ti chiedi perché deve succedere. Ma non posso e non voglio cambiare aria per colpa di quattro-cinque deficienti".
 
L’ultimo episodio a Torino è costato alla Juve 30 mila euro. Si aspettava una squalifica, il pugno duro? 
"Non sta a me dire come deve essere punita, quanto deve pagare. Per me è importante che si sia capito che la cosa è grave, e che quei deficienti vanno fermati".
 
Balotelli in passato ha detto che servirebbe un Obama italiano per cambiare le cose... 
"Mmmm, secondo me dovrebbe farlo Mario, il presidente...".
 
Okay, torniamo al campo. La Juve era nettamente la più forte di questo campionato? 
"Beh, basta vedere quanti punti di vantaggio ha in classifica. Loro sono il "non plus ultra" — si dice così? —, il top. Ma solo quest’anno, il prossimo ci riprendiamo lo scudetto. E in Champions vediamo".
 
Ecco, la Champions. Cos’è mancato al Milan per fare come il Bayern? 
"Noi abbiamo fatto una partita quasi perfetta, all’andata. Sono gare in cui chi fa meno errori passa. Poi serve anche un po’ di fortuna. Martedì a Monaco l’arbitro non ha fischiato due volte, c’era un furigioco... Comunque il Bayern è davvero troppo, troppo forte quest’anno, giocano di squadra in una maniera impressionante. Ma ho detto a mio fratello di stare attento. Il Barça può fare quattro gol in casa".
 
Ora la Fiorentina punta il sorpasso. Che succede se mancate il terzo posto? 
Non succede. La Champions senza Milan non è Champions. Lo sapete voi, lo so io: ci prenderemo il 3° posto. Non c’è nient’altro da dire".
 
E poi in estate arrivano rinforzi. Si parla di Lavezzi, di aggiungere ancora attaccanti. Non ha paura di finire troppo lontano dalla porta?
"Ma no, parliamo del Milan, non degli interessi di Prince Boateng. Se l’allenatore vuol comprare un attaccante forte, che sia Lavezzi o qualcun altro, lo fa. Farà lui tanti gol, non importa se non segno io. Quello che conta è che si torni a vincere. Io l’ho detto cinquanta volte: ho una posizione preferita, ma poi gioco dove vuole l’allenatore".
 
Già, l’allenatore. Come va con Allegri? 
"Normale, da tre anni va sempre normale. Alti e bassi, ma non possono essere sempre alti. Però gli sono riconoscente, grazie a lui sono cresciuto a livello difensivo e tattico. Ci abbiamo lavorato tanto. Così sono diventato il giocatore che sono adesso". 
 
In che cosa vuole migliorare ancora? 
"Vorrei essere un po’ più calmo, come mio fratello. A volte è bello. Io tendo a essere molto esuberante". 
 
Jerome è un tipo tranquillo, ma al City in allenamento venne alle mani con Balotelli. Come va con Mario? 
"E’ vero, non ne abbiamo mai parlato, in famiglia. I litigi capitano, è successo anche fra noi fratelli, per questioni di calcio. Ma è il passato. Io ho un grande rapporto con Balo. Lui ed El Shaarawy sono due fra quelli con cui vado più d’accordo". 
 
Due ragazzi: sente le responsabilità del «giocatore esperto», li guida? 
"Macché... Un figlio ce l’ho già". 
 
Di cinque anni: si vedono già i «geni-Boateng»? 
"Farà il calciatore, sicuro. Continua a dirmelo anche lui. Papà, zio, tutti giocano a pallone: mica può andare a lavorare in banca... E poi voglio costruire una bella famiglia con Melissa. Vogliamo sposarci, ci sono tappe ben definite nei nostri prossimi anni".
 
Ma Boateng è un fidanzato geloso? 
"No, non mi definirei geloso. Beh, forse un po’ con lei lo sono, ma soltanto perché è troppo bella... Come si fa a non esserlo?".
 
Lei e Melissa siete una coppia mediatica. Vi seguono su Twitter, vi fotografano, vi invidiano. In questi tempi di grande crisi, non sente «scomodo» vivere una vita da star? 
"Prima di tutto io non mi sento una star. E poi faccio la mia vita. Sono cresciuto senza soldi, so che cosa vuol dire. Ho fatto sacrifici per arrivare dove sono: ho dato tutto per il calcio, ho rinunciato a molte cose che gli adolescenti normali riescono a fare. Ma ho sempre seguito un obiettivo, e ci ho messo la testa". 
 
Si è anche tolto tanti vizi
"Beh, il mio vero vizio è dormire fino a tardi. Comunque sì, mi faccio dei regali. Coi primi soldi guadagnati da calciatore mi sono comprato un orologio. Lo avevo visto al polso del mio agente di allora. L’avevo puntato, me lo sono guadagnato. Ora so che devo stare un po’ più attento, in questo periodo difficile per molti, ma non posso neanche essere ipocrita". 
 
E tornare al «Panke» di Berlino, sul cemento dove tutto è iniziato, aiuta a restare ancorati alla realtà.

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