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  • Boban, ha visto? Il Napoli non si distrae. E se va al San Paolo, canta anche lei...
Boban, ha visto? Il Napoli non si distrae. E se va al San Paolo, canta anche lei...

Boban, ha visto? Il Napoli non si distrae. E se va al San Paolo, canta anche lei...

  • Stefano Agresti
Caro Boban, ha visto che spettacolo il Napoli? Sì, il Napoli di Sarri, quello che ha rimontato e schiantato un gran bel Sassuolo, ma non solo quel Napoli. Anche il Napoli che, alla fine, è andato sotto gli spalti per ringraziare i suoi fantastici tifosi e che si è messo ancora una volta a cantare, saltare e ballare assieme alla gente della curva. L’ha sentita la canzone, caro Zvone, quella che a noi ricorda un’estate di troppi anni fa vissuta al ritmo dei Righeira e del tormentone ‘l’estate sta finendo’ e che oggi, con nuove parole, è diventata la colonna sonora delle vittorie della capolista? Beh, se ha visto le immagini, se ha ascoltato il coro, sarà sicuramente venuto anche a lei un brivido lungo la schiena, perché è davvero un insieme che emoziona e che coinvolge non solo chi è tifoso del Napoli ma chiunque abbia voglia che il calcio sia una festa.

Adesso, caro Boban, forse si sarà reso conto che in quel coro non c’è niente di male. Le era sembrato un momento di svago immotivato, di distrazione pericolosa, e l’aveva detto in tv il giorno della Befana in modo chiaro, com’è abituato a fare lei, ed è perciò che la apprezziamo: “Tutto questo è esagerato, così si perde di vista l’obiettivo”. Voleva sostenere, in pratica, che le grandi squadre, quelle davvero vincenti, non si lasciano andare a certi entusiasmi, non si distraggono con scemenze del genere. Non l’ha detto, ma l’ha pensato: nel mio Milan certe cose non capitavano.

Ascoltandola, dieci giorni fa, abbiamo avuto la sensazione che anche lei sia caduto nella banalità ascoltata tante volte, quella secondo cui a Napoli si sono vinti solo due scudetti - e non almeno una ventina, come in altre città - perché si festeggia prima di avere tagliato il traguardo. Non ce l’aspettavamo da lei, che banale non è mai, perché se conosce un po’ la storia del nostro calcio - e sicuramente la conosce, visto che è tra noi da tanti anni - sa che a Napoli non si è vinto quanto a Torino o Milano perché pochissime volte c’è stata la possibilità di costruire grandi squadre. Per farlo, come sa bene, ci vogliono ingegno, fantasia e conoscenze, ma servono anche tanti soldi e da quelle parti raramente ci sono stati, in società. Però quando il denaro lo ha avuto, e di conseguenza ha avuto i campioni, anche il Napoli ha vinto. Due scudetti in quattro anni, mica pochi. Potevano essere di più, con Maradona? Forse, ma potevano anche essere di meno. Sappia che all’epoca, in Italia, di grandi squadre ce n’erano davvero tante, il Milan ricchissimo di Berlusconi, l’Inter del Trap, la Sampdoria di Vialli e Mancini, tanto che perfino la Juve rimase per nove anni senza un titolo tricolore una volta partito Platini.

Caro Boban, a distanza di un po’ di tempo si sarà sicuramente reso conto che il Napoli non si distrae, che non molla niente, che non si sente arrivato. Potrà vincere o meno lo scudetto, ma se non dovesse riuscirci non sarà certo per due salti e due cori fatti sotto quella curva meravigliosa. Dica la verità, avendo visto Higuain cantare e divertirsi in quel modo alla fine della partita con il Sassuolo, le sarà venuto perfino un piccolo rimpianto: a pensarci bene una quindicina d’anni fa avrei potuto farlo anch’io, qualche volta, con i tifosi del mio Milan.

Può rimediare, può andare a Napoli a vedersi una partita: se gli azzurri vincono, li vedrà ballare tutti abbracciati. Le garantiamo che anche a lei verrà un brivido lungo la schiena. E magari si metterà a cantare al ritmo dei Righeira.

Con stima.

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