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  • Boca campione: Tevez show, che talenti!

    Boca campione: Tevez show, che talenti!

    Volviò todo a la normalidad”. La frase di un certo Carlos Tévez, ferita ancora aperta nei cuori bianconeri, da questa notte è scolpita negli occhi di Buenos Aires. Quasi tutta, quella che per anni ha visto trionfare in tutto il Sudamerica lo straordinario River Plate del Muneco Gallardo. No màs, la sofferenza dei tifosi del Boca Juniors è finita. “E’ tornato tutto alla normalità”, appunto, sussurrano beffardi. Perché con l’1-0 Tigre autografato da una piroetta di Fabian Monzon, ex terzino sinistro e meteora del Catania, la Bombonera è tornata a ruggire. #BocaCampeon, venticinquesimo titolo e il tetto d’Argentina riabbracciato con una squadra fantastica. L’eleganza di Lodeiro, la leadership di Cata Diaz, l’esperienza di Gago, il talento di Calleri. E poi lui, semplicemente Carlitos.


    SENZA PAROLE – Tévez ha vissuto una notte magica. Come un bambino in un negozio di giocattoli. “Non ho parole, credetemi…”, confessa nell’inferno di un tifo impazzito, con suo figlio in braccio e la moglie Vanesa che piange. “Non riesco a parlare. Dico solo che sono voluto tornare qui proprio per vivere emozioni come questa”, Tévez apre il cuore e coccola le mura di casa sua. Ah, quel Boca che non lo faceva dormire di notte durante l’ultimo anno a Torino: “Andavo a letto e prima di addormentarmi pensavo a quando sarei tornato alla Bombonera”. Non vedeva l’ora, pur avendo sempre messo la Juventus davanti a tutto fino a quando ha chiesto di poter riabbracciare la sua gente. Di questo Boca è stato straordinario protagonista: gol a raffica, umiltà nel calarsi in un contesto già solido prima del suo arrivo, personalità da vendere per diventarne arma letale.

    TALENTI IN VETRINA – E i gioielli? Non mancano, anzi. Calleri è un diamante, brilla così tanto che mezza Europa se n’è già accorta, lo voleva Zamparini in estate: il Dybala-bis è stato a un passo, ma il Boca sa essere anche bottega cara. Fa bene, perché Jhonny è un attaccante dal futuro assicurato. Prima o seconda punta, segna in tutti modi, sa essere mobile e allo stesso tempo letale in area di rigore. Non male per un ’93. Ah, ha il passaporto comunitario, cosa che non guasta: ne sentiremo parlare. Serve un regista? C’è Cesar Meli, discontinuo ma dotato di talento puro, un ’92 affidabile e futuribile. Aspettando la crescita dei giovanissimi in rampa di lancio come gli attaccanti Betancourt e Pavon. Il più pronto? La mezz’ala Adrian Cubas, argentino classe ’96, su cui la Juventus ha un’opzione futura ottenuta proprio nell’affare Tévez. Corre per tre e ha visione di gioco, Cubas è un altro gioiello grezzo da non perdere di vista.

    QUE VASCO – In panchina c’è un allenatore moderno. Ha solo 40 anni, sa fare la voce grossa ma anche sorridere, il suo grande pregio è uno: ha le idee chiarissime. Rodolfo Arruabarrena, codice fiscale al posto del nome, per tutti è el Vasco. Qualcuno lo ricorderà segnare all’Inter in Champions League, nove anni fa, eliminando l’Inter ai quarti di finale di Champions con il suo Villarreal. Oggi, è un allenatore pragmatico: ordine in campo, pretesa assoluta di sacrificio da parte di tutti, possesso palla totale. E voglia di guardare sempre avanti. Campioni d’Argentina? Sì, ma… “al pomeriggio già ci si allena per pensare alla Copa”. Parola del Vasco, l’uomo che ha ereditato la panchina da un certo Carlos Bianchi – leggenda vivente al Boca – che ha saputo dare umiltà a una squadra mista di prime donne e giovani talenti. E poi c’è lui, Tévez. L’uomo che va oltre tutto questo, la cartolina del #BocaCampeon nel Mondo. Perché tutto è tornato alla normalità.

    Fabrizio Romano


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