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Bocca, non e' possibile che la Juve sia in guerra perenne contro tutti

Bocca, non e' possibile che la Juve sia in guerra perenne contro tutti

 

Dal blog di Fabrizio Bocca, repubblica.it

E’ un campionato che riparte dopo aver messo in pari i conti. Lo scudetto della Juventus dello scorso anno ha in qualche maniera colmato il vuoto, sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato e infatti cosi’ e’ stato. Adesso si viaggia abbastanza verso l’ignoto. I bookmakers dicono Juventus, come ovvio, ma aggiornano le quote continuamente. Non voglio qui fare un noioso esame squadra per squadra ma offrire soltanto dieci spunti di riflessione – un piccolo decalogo insomma – sul campionato che va a incominciare.

1 – La Juventus paga per Conte

Giusta o ingiusta che sia la squalifica di Conte (secondo me l’omessa denuncia e’ un caposaldo della giustizia sportiva, ma la sua applicazione e’ scivolosissima) penso che la Juventus ne risentira’ inevitabilmente, pagandone il prezzo in punti preziosi. Proprio per la maniera che ha Conte di guidare la Juventus in partita: le trasmette il suo carattere, ne cambia la fisionomia quando serve. Per questo la Juventus ha reagito come se fosse stata colpita in prima persona, non per altro. Oziose le discussioni sul tecnico squalificato che continua ad allenare, tranne poi andare in tribuna durante la partita. Le regole al momento questo dicono, e la storia del calcio e’ piena di esempi. Fabrizio Castori, che partecipo’ se ricordate a una rissa violenta in campo, ha allenato per due anni il Cesena da squalificato. Ma il calcio italiano e’ cosi’ se una storia, un problema, un caso sono tali se arrivano a toccare le big altrimenti chissenefrega.

2 – L’insopportabile cappa

Piuttosto sul calcio italiano pesa ormai una cappa insopportabile. Non e’ possibile che la piu’ importante delle squadre, la Juventus, sia in perenne guerra contro tutto e tutti. In questo momento c’e’ un fronte Juve-Napoli per le vicende della Supercoppa di Pechino, un fronte Juve-Roma a causa di Zeman, e un altro Juve-Inter per le note e antiche vicende. Non se ne puo’ piu’. Senza considerare che la strategia aggressiva del club su tutte le vicende sportive e giudiziare non ha portato a nulla. Adesso, per quanto importante, la Juventus, pur con l’enorme movimento d’opinione che riesce a creare, non e’ il centro del mondo. Se si riuscisse ad andare oltre questo calcio ringhioso 24 ore al giorno, ma piu’ rasserenato, disteso, insomma normale, probabilmente ci divertiremmo tutti un po’ di piu’.

PS – Detto questo ho trovato vergognoso e punirei assai duramente atteggiamenti tipo quello del Napoli che si e’ rifiutato di partecipare alla cerimonia di premiazione della Supercoppa di Pechino. Un caso manifesto di antisportivita’.

3 –  Il fattore Zeman

E’ un bel ritorno quello di Zeman in serie A. E diciamo subito un’ovvieta’ che pero’ e’ meglio ribadire: serie A non e’ serie B. In ogni caso il suo assolutismo, il suo integralismo tecnico-tattico fanno bene al calcio, lo rendono materia viva, di discussione, lo riportano a casa.  E’ qualcosa che ci manca quasi dai tempi di Sacchi, che ricordo sempre come un periodo fervidissimo, ricco di campioni ma anche di scuole e di idee. Purtroppo temo che Zeman sia per adesso utilizzato piu’ che altro per la frecciata a tizio e caio, i soliti veleni. Compromettendone quindi lo stesso lavoro, alla prima imbarcata di gol – inevitabile col suo gioco – gli verra’ rinfacciato tutto questo. Il juke boxe dove metti cento lire e quello parte con la filippica quasi sempre di tema bianconero mi lascia ormai abbastanza indifferente.

4 – Roma e Fiorentina rifatte

Due squadre che non solo hanno cambiato allenatore e filosofia, ma si sono rifatte il look. la Fiorentina praticamente da cima a fondo, la Roma in maniera più mirata ma con un cambio  di panchina radicale. Penso che siano le piu’ interessanti da guardare ma che siano anche sostanzialmente ingiudicabili. Senza contare che ormai il mercato aperto fino a dopo la prima giornata lascia tutto col punto interrogativo. In Italia nessuno ha il tempo per guardare lontano. Tutti o quasi vorrebbero cambiare tutto e subito, salvo ottenere immediatamente il risultato.

5 – Il mercato della crisi e il PSG

E’ stato il mercato della crisi, ma in realtà lo è da anni, salvo le eccezioni di alcune big (prima di tutte la Juventus per rimanere ai tempi recenti). Se non hanno soldi le grandi, figuriamoci le medie o le piccole. Ci sono squadre che sono rimaste uguali a se stesse, o che addirittura hanno venduto senza particolari rinforzi, penso a Lazio, Atalanta, Napoli, Udinese. La realtà è che in tutto il mondo la crisi ha morso o sta mordendo qualsiasi attivita. Calcio compreso. In Inghilterra possono spendere le solite Chelsea, Manchester United, ma gia’ il City ha rallentato. In Spagna il mercato, tranne Barcellona e Real Madrid, e’ stato quasi totalmente fermo. In compenso c’e’ il Paris Saint Germain che spende per tutti – siamo ormai a 180 milioni – ma e’ un’entita’ che sfugge a qualsiasi regola. E controllo…

6 – Il Milan cambia filosofia

Anche in altri anni il Milan ha stretto la cinghia, magari rifugiandosi sull’usato di lusso (Ronaldinho e Beckham), ma non lo ha mai fatto in maniera così clamorosa e drastica. E’ una chiara inversione di tendenza, i problemi delle aziende di Berlusconi si riflettono sulla società che non può più essere la gioielleria di famiglia. Pato, giocatore andato molto vicino alla cessione lo scorso anno, all’improvviso diventa il principale punto di riferimento. Con enormi rischi. In Italia il Milan può ancora reggere il confronto, in Europa se non riusciva a stare al passo prima difficile che possa farlo adesso.

7 – I giovani e Zanetti

Dalla serie A non se ne sono andati via solo alcuni big, ma anche giovani (Verratti, Borini etc)  su cui i club italiani non hanno voluto investire. Almeno a certe cifre. E anzi c’è da esser stati fortunati che Destro sia rimasto in Italia e che almeno la Roma ci abbia puntato. Molto spesso ne facciamo una colpa ai tecnici che non hanno coraggio, ma come dice Mazzarri: òse mi chiedete risultati immediati allora i giovani vanno fatti prima maturare. Altrove, purtroppo. Insomma abbiamo un calcio pieno di contraddizioni. E se tra le formazioni di titolari al via leggo ancora il nome di Javier Zanetti che ha compiuto 39 anni proprio in questo agosto, pur con tutto l’affetto e la simpatia, come si fa anche solo a parlare di giovani?

8 – Il fattore scommesse

Le penalizzazioni e le squalifiche possono ancora cambiare molto il panorama della serie A. Dello scandalo scommesse da due anni fatico a comprenderne le dimensioni. Fatti del genere si giudicano dalle conseguenze penali e sportive – pensiamo allo scandalo del 2006 dove ballano non solo radiazioni ma sentenze penali con anni di carcere da scontare – e dunque siamo ancora troppo indietro per capire. Sentenze epocali finora non ne ho viste, tanto da chiedermi, ma in due anni di cosa abbiamo parlato? Il calcio ha bisogno di riformare non tanto la giustizia sportiva – che nello sport e’ forzatamente sommaria e del resto ricordo che una squalifica, per quando dura, non priva nessuno della libertà personale, ma impedisce di esercitare la professione – quanto l’intera struttura di sorveglianza e di controllo. Chiamiamola polizia del calcio o come volete. Insomma se non vedi mai una pattuglia stradale o un vigile urbano, un semplice autovelox qualcuno o anche tanti che delle regole se ne strabattono lo trovi no?

9 – Il mercato?

Da anni ho rinunciato a dare un senso al mercato. Penso che nemmeno la meta’ delle trattative abbia una ragione tecnica vera, ma solo apparente, tutt’al più di spicciola convenienza  Lucio che non va piu’ bene all’Inter va bene alla Juve, Cassano che non va piu’ bene al Milan va bene all’Inter e Pazzini che non più bene all’Inter va bene al Milan. Se ognuno si tenesse i suoi sarebbe la stessa identica cosa, ma non si darebbe la sensazione di aver cambiato. Tra i tanti modelli di calcio, e non apprezzando affatto chi punta soltanto sulla ricchezza, a dir la verità, mi risulta un po’ strano anche quello dell’Udinese che da qualche anno produce e vende giocatori, con un fine sportivo che è più quello di fatturare che tentare di vincere. E secondo me ne avrebbe forse avuto le possibilità se non avesse dato via di volta in volta i suoi pezzi migliori. Come non ammetto chi dilapida, cosi’ non capisco chi produce calciatori per poi rivenderli come purosangue.

10 – La nazionale al centro

Mi pare evidente che a causa della crisi economica e della scarsa capacita’ di programmazione i club italiani facciano enorme fatica a tornare protagonisti in Europa, dove le nostre squadre arrivate solitamente agli ottavi o ai quarti vengono falcidiate via. Un ruolo da protagonista e’ invece riuscito a ricavarselo la nazionale di Prandelli: proprio perche’ seleziona il meglio e non viene costruita, alla meno peggio e con logiche spesso incomprensibili, tramite il mercato. Per dare nuovo impulso al calcio italiano – a patto che si sbatta finalmente il pugno sul tavolo – bisogna ulteriormente potenziare la nazionale, o meglio le nazionali (comprese dunque Under 21 e le varie giovanili). E’ l’insegnamento che ci viene dagli Europei e direi anche dalle Olimpiadi dove volley e pallanuoto hanno conseguito bei risultati con evidente beneficio generale. Sport inferiori per movimento al calcio, ma che devono farci pensare.

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