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  • Bologna e Porcedda:|E' arrivata la resa dei conti
Bologna e Porcedda:|E' arrivata la resa dei conti

Bologna e Porcedda:|E' arrivata la resa dei conti

Tutto si può dire a Sergio Porcedda, tranne che non sia ottimista a oltranza. Il suo ritornello ormai è noto: «Presto di difficoltà finanziarie non si parlerà più». Tutto si può dire a Francesca Menarini, tranne che porti sfortuna: il suo Bologna si è salvato (anche) grazie a un gol di Milito al Torino la prima volta e grazie a un’autorete di Peluso (Atalanta) la stagione successiva.

Eppure Porcedda ha detto che Francesca porta sfortuna. Indelicato, inopportuno. Ma perché lo ha fatto? Perché Francesca, da qualche tempo, nulla fa per nascondere il suo scetticismo sulle capacità economiche dell’uomo che ha rilevato l’80% delle azioni rossoblù. L’imprenditore di Cagliari non ha gradito ed è passato al contrattacco. Chiaro, no? Il Bologna è in fibrillazione e in spasmodica attesa che Porcedda sollevi la famiglia Menarini dal rischio di ritrovarsi a capo di un club che adesso non vuole e che, probabilmente, non può gestire. Si possono pagare gli stipendi ai calciatori di serie A, mentre in casa propria (Cogei) tira aria di cassa integrazione? Si potrebbe, ma sarebbe indelicato. Perfino la famiglia Agnelli si allontanò dalla Juve quando gli operai della Fiat finirono in cassa integrazione.

Renzo Menarini, che con Porcedda ha intavolato la trattativa di cessione, almeno all’apparenza, è più possibilista della figlia e con Porcedda, che vuole rivedere al ribasso i conti della scorsa estate, non ha interrotto le trattative per il passaggio delle fideiussioni, il cui termine ultimo non si conosce. Doveva avvenire a inizio stagione, poi è slittato a fine ottobre e ora a fine novembre. I contendenti la vedono in maniera differente. Per Francesca Menarini si tratta di «ritardo e basta». Per Porcedda è evidente la necessità di ritoccare gli accordi, dopo aver scoperto che «i cartellini di Gimenez e di Britos sono in parte di proprietà dei procuratori». Intanto a Bologna impazza il toto-Porcedda. Riuscirà a rispettare gli impegni che si è assunto la scorsa estate o dovrà spiegare che la «sofferenza finanziaria» è a tempo indeterminato invece che «a termine»?

Le cartine di tornasole sulla solidità o sulla precarietà del nuovo presidente sono due: si chiamano stipendi e Irpef. La situazione: lo scorso 18 ottobre Porcedda avrebbe dovuto saldare l’Irpef, circa 3 milioni di euro. Non li aveva. E’ andato dal direttore dell’agenzia delle Entrate per il ravvedimento spontaneo che garantisce un mese di proroga, a fronte di un’ammenda. Se entro il 18 novembre il debito sarà saldato, il direttore dell’agenzia potrebbe segnalare alla Federcalcio l’avvenuto pagamento regolare, evitando al Bologna la penalizzazione di un punto.

Lunedì prossimo, invece, è il termine ultimo per il pagamento degli stipendi arretrati. I club di calcio sono autorizzati a posticipare il pagamento non oltre i tre mesi, quindi Porcedda dovrà pagare gli arretrati (fra i 6 e i 7 milioni) almeno fino al mese di agosto per rimanere nel recinto delle regole. In caso contrario, partirebbe un’altra segnalazione alla Federcalcio e i punti di penalizzazione sarebbero tre (per gli stipendi) più uno (per l’Irpef). Sono questi i giorni decisivi per sapere se il Bologna è finito in buone mani o se dovrà sperare nella divina provvidenza per non vedere il baratro.

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