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  • Bologna senza benzina:|Di Vaio, caso più eclatante

    Bologna senza benzina:|Di Vaio, caso più eclatante

    UNA VERITÀ, triste, è che il Bologna non ha benzina. Non corre abbastanza, non manda in campo, adesso, uomini in grado di arrivare per primi sul pallone. E Marco Di Vaio è l’esempio più evidente di questa situazione, che è generale e che non risparmia nessuno dei rossoblù.

    Il caso del Bologna che non va, affonda le sue radici alla scorsa estate. Quando Pierpaolo Bisoli disse che il suo Bologna avrebbe iniziato a dare il massimo dopo otto giornate, tempo necessario per scrollarsi di dosso le tossine accumulate nei giorni di un lungo e faticoso ritiro, non pensava certo che prima del boom la squadra fosse così a terra, così incapace di rimanere per 90 minuti su uno standard fisico accettabile. Soprattutto, Bisoli era sicuro che una volta ingranate le marce più alte, la squadra non si sarebbe più fermata. Il Bologna deve sperare che avesse ragione, se no saranno dolori.

    Il Bologna è stato probabilmente indebolito in difesa, ma questa regressione non è sufficiente a spiegare le difficoltà di tutto il gruppo. Della passata stagione, la cartolina da conservare ritrae Di Vaio a Torino in mezzo a tre difensori della Juve, rapido abbastanza per anticiparli tutti e segnare il gol del definitivo 0-2. Di quel Di Vaio non c’è l’ombra. Ha un anno in più e questo potrebbe spiegare un lieve calo, non la sua provvisoria scomparsa. Non stanno molto meglio gli altri veterani. Non Portanova, non Mudingayi, non i centrocampisti chiamati a turno a fare da alfieri al regista. Un anno fa, squadra salva in marzo. Quel Bologna non era di sicuro più forte in attacco, dove ora ci sono in più Acquafresca, Vantaggiato e un Ramirez cresciuto di un anno. A proposito di Gaston: è stato bravo contro la Lazio, ma anche lui, nella ripresa, è uscito di scena.

    Tutti si sono astenuti, proprio quando il risultato imponeva una reazione. La regola del calo drastico, dopo una mezzoretta di calcio giocato a ritmi accettabili, non ha risparmiato nessuno.

    IL SOSPETTO (fondato) oggi è che il Bologna debba pensare a individuarne tre peggiori, per evitare la retrocessione. Dalla salvezza (quasi) matematica a marzo a questa miseria: non si spiega un calo verticale solo con la campagna acquisti passata attraverso troppe mani nè con la necessità di rimettere in cassa qualche euro. Così fosse, il Bologna sarebbe stato leggermente più vulnerabile rispetto a un anno fa, non una squadra che ne prende due da tutti e che, chiamato a fare la partita, ne toppa tre di fila in casa.

    Tutti i giocatori del Bologna, la scorsa estate, si prestarono di buon grado a una preparazione che, dicevano, «non ha precedenti nella nostra carriera». Per essere capito al volo, Di Vaio la raccontò così: «Io solo con Zeman ho fatto tanta fatica». Ma quando lo allenava Zeman, il capitano era un ragazzino, non un bomber di trentaquattro anni cui il Bologna per tre stagioni ha legato le sue sorti.

    RIPETEREche il Bologna è brutto e che Di Vaio non segna, serve a poco. E’ così evidente. Ora in panchina c’è Stefano Pioli e tocca a lui risolvere il problema. Che può fare il nuovo allenatore? Approfittare della sosta invernale per rivitalizzare la truppa, oltre a chiedere per tempo ai suoi dirigenti di andare alla ricerca di giocatori in grado di attaccare al braccio del Bologna le flebo della resistenza e della velocità. Che sono le due vere, grandi assenti in questo avvio di stagione rossoblù.


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