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  • Bongiorno Juve:| L'avvocato che non sa perdere

    Bongiorno Juve:| L'avvocato che non sa perdere

    Anche Grazioli-Venier nel consiglio 'rosa': oggi l’assemblea.
    Bongiorno Juve: nel cda l'avvocato che non sa perdere.
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    l legale di Conte: "Persino se gioco a carte voglio vincere, non divertirmi".

    La Signora sarà anche in rosa, da stamattina, quando l’assemblea dei soci della Juve voterà il nuovo cda: entreranno infatti l’avvocato Giulia Bongiorno, 46 anni, e Assia Grazioli-Venier, 32, fondatrice di Flypaper, società di management musicale e gestione delle strategie nei media digitali. Due dei dieci nomi indicati nella lista dei candidati depositata dalla Exor, finanziaria della famiglia Agnelli, azionista di maggioranza del club. New entry anche quelle di Paolo Garimberti, 69, presidente dello Juventus Museum, Maurizio Arrivabene, 55, alto dirigente di Philip Morris International, ed Enrico Vellano, 45 anni, direttore finanziario di Exor. Conferme invece per il presidente Andrea Agnelli, gli ad Aldo Mazzia e Beppe Marotta, Pavel Nedved e Camillo Venesio.

    In un cda che per l’assemblaggio ha seguito il criterio delle competenze, a Giulia Bongiorno toccherà la supervisione dell’area legale. Se quella è la professione, lo sport è una delle passioni, fin dall’infanzia a Palermo. Contagiata in famiglia dal tifo per i rosanero, ha anche fede juventina e non per folgorazione dell’ultima ora: al primo contatto con il calcio, il Palermo era in esilio tra serie B e C, e allora bisognava trovare una squadra di A da seguire, come spesso fanno i bambini. Sarà la Juve. Legame poi durato negli anni, se Bongiorno s’è vista più di una volta i bianconeri a Roma, dove ha ormai messo base. Mica è solo da guardare, lo sport: «Da ragazza - raccontò - a Palermo non ho fatto altro che basket, calcetto, barca a vela, viaggi, nuoto, tennis. Giocavo, arbitravo, allenavo». Il talento la scelse per il basket: mestiere di playmaker, cioè cervello e spesso leader, esercitato fino alla serie A2. Poi rimasero le partitelle a calcetto, «nel torneo degli avvocati, ma solo in primavera». L’altra passione che l’accompagna, sole o pioggia non fa differenza, è quella per il jogging. Quando, dieci anni fa, diventò l’avvocato più famoso d’Italia per l’assoluzione di Andreotti a Palermo, fu descritta con menù fisso: quando non studiava le carte, all’alba s’infilava la tuta e correva a Villa Borghese. Funziona anche per riflettere sulla scaletta delle arringhe: «Soprattutto. Correre è magico: ti ossigena il cervello».

    Alla Juve c’è arrivata per professione, entrando nel collegio difensivo di Antonio Conte. Non era la prima volta con si occupava di calcio, indossando la toga: Doni, Bettarini, Totti, tanto per citarne alcuni. Quando la fama l’aveva già issata in alto: «La mia vita si divide in due parti: prima e dopo Andreotti». Durante la difesa dell’allenatore bianconero, ha conosciuto il presidente Agnelli e con il tempo è nata l’ipotesi di entrare nel cda. Declinandola con il pallone, ha parecchie affinità con la Juve di Conte. È un’ostinata perfezionista: «Ho adottato la regola del cinque - spiegò - perché le carte bisogna leggerle cinque volte. La prima rapidamente, la seconda con attenzione, la terza sottolineando con evidenziatori di colori diversi, la quarta attaccando i post-it, la quinta si può dire di conoscerle, se un attimo prima di leggere, già le si sa a memoria». E odia perdere: «Tutto per vincere. Vincere è importante. Se giochiamo a carte io non voglio divertirmi, voglio vincere».
     


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