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  • Bonucci: 'Inizio difficile? Avevo la testa altrove. Il Milan sembra la prima Juve'

    Bonucci: 'Inizio difficile? Avevo la testa altrove. Il Milan sembra la prima Juve'

    Il difensore del Milan, Leonardo Bonucci ha rilasciato una bella intervista a Forza Milan in cui ha parlato a tutto tondo della sua avventura nel club rossonero iniziata non senza difficoltà.

    L'INIZIO COMPLICATO - "Penso che nei momenti di reale difficoltà, quando ti trovi sul campo, la testa ti aiuti tanto, perché dove non ci arrivi con le gambe ci puoi arrivare col cervello. In questi mesi iniziali, ho fatto fatica da questo punto di vista perché avevo la testa impegnata da tanti pensieri e i mio livello fisico non era ottimale. Quindi, le due cose messe insieme mi hanno portato a fare delle prestazioni non consone a quelle del passato".

    LAVORO SPECIFICO - "Dopo la squalifica di due giornate (a causa dell'espulsione rimediata contro il Genoa, ndr), ho lavorato sia sul fisico che sulla testa e sono riuscito a esprimermi come avrei voluto sin dall’inizio. Sono d'accordo con Gattuso: gambe e testa vanno di pari passo, ma nei momenti di difficoltà la testa ti aiuta a rendere quel qualcosa in più per arrivare all’obiettivo: una grande prestazione per il singolo, una vittoria per la squadra”.

    REGOLE E VALORI - "Sono una persona rispettosa delle regole e sono cresciuto con determinati valori, gli stessi che vorrei trasmettere ai miei figli. Aiutare le famiglie in difficoltà penso sia doveroso da parte di chi è più fortunato. Il ritorno a Milano? La trovo più a dimensione umana, il bello di questa città è che se hai bisogno di qualcosa trovi tutto".

    NATALE - "È un ricordo che si ripete più volte. Ho sempre passato il Natale in famiglia, ci trovavamo nella taverna della casa dei miei genitori, dove sono cresciuto. C'erano tra le venti e le venticinque persone e si passavano i tre giorni di festa sempre a tavola: si giocava a carte e soprattutto si mangiava (ride, n.d.r. )... Quella è la mia idea di Natale. Poi, crescendo e avendo poco spazio da dedicare alla famiglia e ai miei figli, abbiamo alternato le feste in casa ad altre dove abbiamo preso l'aereo per andare in zone più calde a rilassarci un po'. Pur essendo molto bella la vita del calciatore ogni tanto c'è la necessità di staccare e di riposarsi, vivendo intensamente quei cinque o sei giorni che ti offre la pausa natalizia".

    IL CALCIO DURANTE LE FESTE - "Mi incuriosisce. Noi calciatori l'abbiamo voluta perché è un modo di attirare le famiglie negli stadi, di creare entusiasmo. Per me può essere una buona via da percorrere, come è stato per la Premier League, dove si gioca praticamente ogni 48 ore durante il periodo di Natale. Sono curioso, ma allo stesso tempo credo che sia la strada giusta per il calcio italiano: offre una novità e aumenta l’affezione del pubblico".

    COME ALLA JUVE - "Qui al Milan come il primo anno alla Juve? Si, rivedo tanto. Il grande entusiasmo iniziale, tanti nuovi acquisti… la differenza la vedo soprattutto nella partenza: con la Juve l’inizio fu ottimo, arrivammo a dicembre nelle prime posizioni, poi da gennaio ci fu un tracollo inspiegabile. Al Milan invece abbiamo avuto difficoltà nell’amalgamare il nuovo gruppo, non era facile sicuramente ci sarebbe servita un po’ di fortuna in più. Sono però sicuro che, da questo momento in avanti, tireremo fuori il meglio da ognuno di noi e riporteremo il Milan ai livelli che gli competono".

    STANCHEZZA - "Quanto ci vuole per recuperare? Dipende dalla partita (ride, n.d.r.). In questo periodo ci metto tanto, è più forte di me. Vorrei aiutare prima me stesso e poi tutta la squadra a dare qualcosa in più e trovare il modo di darlo. Questo aspetto, in passato, mi ha portato a essere più concentrato sulle cose negative rispetto a quelle positive che potevano essere d’aiuto a me e al gruppo. Analizzo gli errori personali commessi, mi chiedo dove posso essere più incisivo, più determinato. Poi, col passare delle ore, mi faccio scivolare tutto addosso. Pero, se giochiamo la sera, dormire diventa dura...".

    RAPPORTO COL CALCIO - "Nel calcio, quando arrivi a certi livelli, vedi due lati della stessa medaglia. Mi ha dato tanto: era il sogno che ho rincorso fin da bambino. Una percentuale altissima di giovani in tutto il mondo vorrebbe diventare un giocatore professionista, io ho avuto questa fortuna. Sono arrivato a livelli altissimi, a esser riconosciuto per strada. E quello che più mi è stato tolto è proprio la privacy, la possibilità di far qualsiasi cosa faccia un normale uomo all'interno della famiglia, come per esempio andare al parco con i bambini o fare una passeggiata con la moglie. Tutto questo fa parte del gioco, ne avrei fatto volentieri a meno ma capisco che non è possibile e quindi cerco di avere il massimo della disponibilità con tutte le persone che mi fermano. A volte ci sono del momenti in cui non ci riesci e ti dispiace, perché poi magari passi per quello che non sei. Purtroppo ci sono situazioni della giornata o della tua vita in cui faresti volentieri a meno di fare una foto, perché sei arrabbiato per com’è andata la partita o deluso per altre ragioni".

    SPERANZE - "Il primo desiderio per Natale è che la salute accompagni me e la famiglia. Dopo questo, vorrei raggiungere gli obiettivi con la maglia del Milan. Spero che il 2018 sia migliore dell'anno che sta per terminare, perché ce lo meritiamo. Se lo meritano tutti quelli coinvolti nel progetto Milan, ma anche tutti gli italiani, passando al discorso Nazionale, perché la mancata partecipazione al Mondiale è un momento davvero brutto per il nostro calcio. A livello personale, vorrei raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati a inizio stagione".
     

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