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  • Bonucci shock: 'Ho pensato di smettere per la malattia di mio figlio'

    Bonucci shock: 'Ho pensato di smettere per la malattia di mio figlio'

    Leonardo Bonucci tornerà in campo soltanto a febbraio, ma nella mente del difensore bianconero non c'è, almeno per il momento, la fretta di tornare in campo. Al suo posto Rugani sta facendo bene e il difensore bianconeri si sta concentrando sulla propria famiglia che, come lui stesso ha dichiarato in un'intervista concessa a Repubblica, ha finalmente la sua totale disposizione: "La Supercoppa mancata? Non ho nessun rimpianto. Ho festeggiato il Natale a Viterbo, casa mia, con tutta la famiglia. Il Capodanno sarà a Sestriere con mia moglie Martina e i nostri figli. Lorenzo Filippo che compirà cinque anni a luglio e Matteo Marco, tre il prossimo maggio".

    IL FIGLIO MATTEO E LA MALATTIA - "Sono e saranno momenti semplici, con un regalo che ci ha fatto qualcuno più grande di noi. Il regalo è la fine della malattia, la fine della paura che è durata da luglio sino a pochi giorni fa. A Matteo ora ripetiamo spesso una sorta di mantra: sei tu il nostro campione, hai vinto la partita più difficile. Gli leggo libri di favole, le storie di Cars. È tornato a giocare con suo fratello, presto potranno anche ricominciare a fare la lotta. Finalmente sta bene fisicamente e psicologicamente. Tutto era iniziato in estate, vacanze a Formentera dopo i campionati europei in Francia. Tre settimane prima a Matteo era stata rimossa una piccola ernia inguinale. Una sciocchezza, eppure abbiamo avuto la sensazione che Matteo fosse diventato un bimbo diverso. All’ospedale pediatrico Regina Margherita una dottoressa meravigliosa gli trova una patologia acuta. Bisognava intervenire subito e il giorno successivo Matteo entrò in sala operatoria alle otto della mattina e ne uscì alle quattro del pomeriggio".
    IL PIANTO IN TV E L'ATTESA - "Mentre superava le porte della chirurgia Matteo ci ha fatto il verso del leone, come se volesse infondere coraggio più a noi che a sé. Dopo ho raccolto il suo peluche, un orsetto bianco, mi sono seduto in un angolo della stanza e ho fatto una chiacchierata con Dio: sia fatta la tua volontà, gli ho detto, ma non dimenticare che è solo un bambino. Poi sono uscito dall’ospedale e ho trovato ad aspettarmi una trentina di persone, famigliari e amici. Qualcuno aveva chiesto un permesso dal lavoro, altri avevano chiuso il negozio. Per loro, per i miei compagni di squadra, per i tifosi, non soltanto della Juventus, che ci sono stati vicini in questi mesi ho pianto in tv. È stata l’emozione di un grazie. Matteo è tornato a casa il dieci agosto, a tredici giorni dall’intervento. Un recupero record. Non è stata la fine, i progressi lenti, abbiamo spiegato la situazione a Lorenzo, abbiamo parlato a lungo e pazientemente con Matteo per renderlo consapevole che era successo qualcosa di molto importante. In quelle settimane sono stato sfiorato dall’idea di abbandonare il calcio, avevo completamente accantonato l’obbligo di pensare al mio lavoro. Proprio non ci riuscivo".
    IL RAPPORTO CON LA MOGLIE - "Martina mi ha convinto a resistere, con la sua determinazione, un’energia che sfiora la testardaggine. Lei mi ha convinto a sposarla, nonostante il nostro amore non fosse stato un colpo di fulmine, lei mi ha dato stabilità, sempre lei mi ha tirato fuori dal pozzo dopo ogni caduta, come quando mi sono trovato, da innocente, sbattuto nell’inchiesta sul calcio scommesse. Martina mi ha insegnato a essere fiero di me stesso nel bene e nel male. E ho capito che nel dolore tutte le famiglie si assomigliano. I privilegi si azzerano nella sventura, se vuoi riemergere devi lottare".
    I MODELLI NEL CALCIO - "Ho tre modelli di riferimento. Carlo Perrone, che mi allenò alla Viterbese. Ero il centravanti e il capitano della squadra Berretti, avevo segnato quattro gol in sette partite, amavo essere decisivo, ma lui mi disse: Leo, devi fare il difensore centrale se ci tieni alla carriera. Cambiai ruolo di malumore, fu la svolta. Alberto Ferrarini, che è stato il mio mental coach: mi ha insegnato ad accettare i giudizi negativi senza più deprimermi e perdere la concentrazione. Antonio Conte, che mi ha trasformato sul piano tecnico e tattico, e ci ha trasformati tutti alla Juve, prendendo una squadra dal settimo posto per portarla a tre scudetti consecutivi".

    IL RAPPORTO CON CONTE - "Noi come macchine? Non propriamente, direi piuttosto che ha creato un gruppo di giocatori affamati. Si sarebbe potuto continuare. Lui ha deciso diversamente. Quando l’ho ritrovato in Nazionale gli ho detto, scherzando, che dieci giorni di allenamenti ai suoi ordini sono il tempo perfetto... 

    LA MAGLIA 19 - "Perchè la 19? Un altro lascito di Ferrarini, appassionato di numerologia e simbolismi. Difficile da spiegare. Le dico soltanto che il numero 19 è presente nella data di nascita di mia moglie e dei miei figli e nel giorno del nostro matrimonio. Ed è il motivo per cui ho voluto firmare il rinnovo del contratto con la Juventus il 19 dicembre. Il Chelsea? Vorrei diventare una leggenda qui

    MATTEO TIFA TORO - "Cosa faccio? O gli proibisco di frequentare i suoi migliori amici dell’asilo o me lo tengo così. Ci corre per casa imitando la cresta di Gallo Belotti. Voleva farsi stampare sul retro della maglia granata il nome di Pogba...gli ho detto che no, questo proprio non me lo poteva fa’!".

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