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  • Borioni: Trap, non dire gatto... in tv

    Borioni: Trap, non dire gatto... in tv

    Non dire gatto… se devi fare il commento tecnico al fianco del telecronista.

    Succede che Giovanni Trapattoni, monumento del calcio italiano, 76 anni, si reinventi come seconda voce al fianco di Alberto Rimedio per le dirette della Nazionale di Conte su Rai1. Succede anche che il suo stile non piaccia. Un coro polemico contro l’ex ct: troppe esclamazioni fuori spartito, troppa improvvisazione, troppe sovrapposizioni con il commento del telecronista. Su web l’ironia ovviamente galoppa. Tanto che in occasione dell’ultimo “show” per Italia-Norvegia, un decano delle telecronache (di Mediaset) come Sandro Piccinini si lascia andare a un tweet sostanzialmente diverso da quella che lui stesso avrebbe definito una “sciabolata morbida”. Altroché, si tratta di una stroncatura: “Mi piacerebbe sapere chi è in Rai che odia il mitico Trapattoni a tal punto da fargli fare una cosa che non può fare, mah”.

    E va bene, ancora una volta nelle scelte di chi ha voluto Trap in quel ruolo ha prevalso probabilmente l’improvvisazione. La fama del personaggio ha preceduto ogni altra valutazione. Perché il ruolo di commentatore tecnico andrebbe coltivato, richiede applicazione e studio, non sempre basta presentare un curriculum più o meno eccellente da allenatore o da uomo di calcio per avere successo anche con le parole. Serve una verve adeguata e misurata, una preparazione non solo calcistica, tempi giusti e una buona sintonia con chi fa la telecronaca. Tutto vero. In questo senso, Sky negli ultimi anni ha dettato la linea e creato una scuola di prestigio oggettivamente mai avvicinata dalle altre contendenti dell’audience televisiva.

    Ma l’eccezione nel caso del Trap va consentita. Lui è Trap, l’affabulatore sospeso tra i concetti profondi che gli derivano da uno spessore umano oltre che tecnico universalmente riconosciuto, e gli scivoloni imprevedibili e a volte esilaranti dal filo logico del discorso che – suo malgrado – lo hanno reso altrettanto celebre. Il personaggio è questo. Per una volta, quindi, è probabile che la scelta sia stata fatta mettendone in conto le conseguenze.

    E allora: va bene, il Trap non fa un commento tecnico, il Trap va a ruota libera, come sempre ha fatto, senza preoccuparsi di rimanere entro i confini del suo ruolo. Ma lo fa consapevolmente (lui stesso in telecronaca ha parlato degli “sfrondoni” che gli appartengono) e, in definitiva, può permetterselo.

    In altre parole, meglio il commento naif di Trapattoni di certe chiose seriose o ipertecniche ascoltate in altre occasioni, tra Rai e Mediaset. Trap fa sorridere, almeno. E non usa filtri. Si mette in gioco per quello che è. Fa il tifo come un osservatore normale (del resto l’umiltà è una sua dote eccelsa), impreca, urla, gioisce, si dispera. In presa diretta. E se fa anche discutere e fa impennare gli ascolti, vuoi vedere che per una volta in Rai hanno fatto una scelta giusta? Con buona pace dei sapientoni.

    Luca Borioni

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