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  • Brava e fortunata, per lo scudetto c'è anche l'Inter. Roma, ecco cosa manca

    Brava e fortunata, per lo scudetto c'è anche l'Inter. Roma, ecco cosa manca

    • Giancarlo Padovan
    Non voglio prendermi meriti che non ho, meno che mai alla seconda giornata di campionato. Ma quando ho scritto che l'Inter quest'anno sarebbe stata competitiva per lo scudetto, dietro solo al Napoli, sapevo quel che scrivevo. Certo, non potevo prevedere che fosse anche così fortunata, ma la fortuna aiuta gli audaci e chi la fortuna va a cercarsela.

    LA PARTITA -  Così, anziché andare sotto per 2 o 3 a zero, l'Inter vince a Roma per 3-1. Se non è eccessivo il successo (e onestamente lo è), eccessivo è il punteggio: i giallorossi hanno colpito tre pali (Kolarov e Nainggolan nel primo tempo, Perotti nella ripresa), mentre gli interisti hanno segnato praticamente ad ogni occasione capitata loro. Tranne all'inizio, quando avrebbero potuto orientare la gara se Candreva prima e Icardi poi, non avessero spropositato fuori dalla porta un'occasione colossale. Eravamo al 10' del primo tempo e l'Inter aveva affrontato la gara con maggiore personalità rispetto alla Roma. Spalletti aveva commesso solo un errore, corretto frettolosamente all'intervallo. La presenza di Gagliardini – lento, prevedibile, anonimo - anziché di Joao Mario a ridosso di Icardi assieme agli altri due, cioé Perisic e Candreva. Dire che l'Inter non meritava di vincere non costituisce reato. Tuttavia il fatto che i nerazzurri ci siano riusciti in una partita difficile, soffrendo anche tanto, è sintomatico di due situazioni: l'Inter ha bisogno di un top player in difesa, la Roma necessita di un attaccante esterno più concreto di Defrel ed  El Shaarawy in attacco. Partita più emozionante che bella. La Roma è stata barocca, l'Inter essenziale. Il primo tempo è stato tutto giallorosso, la ripresa, invece, segnata dai morsi interisti. La Roma ha tirato di più, l'Inter ha cercato la manovra e con essa il suo terminale offensivo (Icardi). Parzialmente, ma anche sostanzialmente, il duello si è ridotto a Dzeko (primo gol in posizione regolare su assist di Nainggolan) contro Icardi. Ha vinto l'argentino perché nei sedici metri nessuno è come lui. Non sempre è bellissimo, non sempre è letale. Lo è, però, quando è necessario, quando la partita lo richiede. A Icardi non è il caso di domandare aiuto per i compagni, assistenza per la squadra, sacrificio nelle situazioni complicate. Però non è mai una buona idea lasciargli lo spazio per preparare il tiro e concludere. Nei suoi due gol (66' e 76') non troverete del genio, ma una la sostanza di chi deve mettere la palla oltre il portiere. Meglio l'assist di Perisic (che fa il bis anche con Vecino per il 3-1) di quello di Candreva. Ma la sostanza è che Icardi oggi è il meglio che esista sotto porta. La Roma è una buona squadra, la sconfitta è ingiusta e quello che Di Francesco ha fatto vedere non è poco. Resto convinto, come detto, che gli manchi qualcosa sull'esterno sinistro dell'attacco, anche se il salvataggio di Dalbert (subentrato a Nagatomo) alla conclusione di El Shaarawy avrebbe potuto testimoniare il contrario. Invece, secondo me, la Roma deve proprio colmare quella mancanza. Non a caso negli ultimi giorni ha cercato Berardi, dopo aver troppo lungamente inseguito Mahrez.  Roma-Inter è una partita, non la verità rivelata. Per far strada, sia l'una che l'altra, devono essere migliori in fase difensiva. Errore dei centrali interisti sul primo gol di Dzeko, errori giallorossi sull'esterno, quando Perisic ha sventrato la fascia sinistra (destra della Roma). Non è solo un problema individuale, ma di compattezza, di rientri. Agosto è il meno indicato dei mesi per dare giudizi, ma il più utile per prendere slancio. Partire bene è fondamentale e l'Inter – sei gol fatti e uno solo subito – si candida ad essere protagonista. L'avevo detto e l'avrei ribadito anche se avesse perso o pareggiato. Come, forse, meritava. 
      

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