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  • Brescia:| Senza vie di mezzo

    Brescia:| Senza vie di mezzo

     

    Essendo ancora aperta la campagna abbonamenti, lo slogan potrebbe essere aggiornato. Dal siparietto «emozioni da serie A noi ci crediamo, e tu?» pronunciato prima da Caracciolo e Possanzini poi dai nuovi acquisti con un gioco d'immagini in dissolvenza, si potrebbe passare a un bel «seguiteci, le emozioni con il Brescia quest'anno non mancano mai». Squadra per ora senza vie di mezzo: vince o perde (insieme al Chievo è l'unica a non aver ancora pareggiato), segna o subisce (solo una volta è rimasta a bocca asciutta, solo una volta ha tenuto la porta inviolata). La vedi e ti dà la sensazione che da un momento all'altro possa accadere qualcosa. Attacca e ti ammalia perché ha personalità, spirito propositivo e molte soluzioni per andare in rete; si difende e i brividi sono sempre dietro l'angolo. Tre vittorie (Palermo, Chievo e Roma), due sconfitte (Parma e Bari). Solo a Parma la porta si è rivelata stregata (occasioni anche quel giorno non sono mancate, ma pur giocando fino al mattino dopo il gol non sarebbe mai arrivato); solo con il Chievo, Bega e soci sono stati compatti e insuperabili. «Ci vuole più attenzione»

     

    Il primo bilancio di stagione svela i numeri: sette gol fatti e altrettanti subiti. Nelle prime quattordici squadre del campionato solo Juventus e Napoli hanno subìto più reti e appena quattro squadre hanno trovato con più continuità la via della rete. «La sconfitta di Bari - spiega Eder - non deve suonare come un ridimensionamento però è vero che dobbiamo stare più attenti e impedire all'avversario di giocare con troppa facilità. L'azione che ha portato al rigore di Barreto è emblematica: da un calcio d'angolo in nostro favore li abbiamo fatti ripartire lasciando quasi tutto il campo a disposizione. Dalla loro area sono entrati nella nostra senza che riuscissimo a contrastarli. Con più attenzione si poteva evitare quell'errore, era una partita da pareggiare. E a volte va bene anche il punticino». Anche perché se si continua a subire, per vincere servono almeno due gol a partita. Una media stellare che nemmeno il Milan e l'Inter dei campioni possono permettersi. «Anche a Bari - prosegue il centravanti brasiliano delle rondinelle - abbiamo avuto occasioni da gol. È mancata la lucidità per concretizzarle. A me in particolare. Nel primo tempo ho avuto a disposizione due contropiede che potevo chiudere meglio. Credo si sia fatta sentire la stanchezza accumulata nelle partite precedenti. Dobbiamo migliorare, possiamo migliorare. Io per primo». Che sfida all'Olimpico Gira la carta ed Eder trova una nuova figura. Un'aquila da mettere nel sacco. Quell'aquila che poteva essere sua se solo in estate avesse puntato i piedi con l'Empoli per finire in una grande (o presunta tale…) anziché «accontentarsi» di una neopromossa. «È vero - ammette - con la Lazio ci sono stati dei contatti. So che mi volevano, ma se ho preferito la maglia del Brescia è la dimostrazione di quanto vi ho detto fin dal primo giorno in biancoazzurro: al di là del fatto che l'Empoli aveva trovato un accordo con Corioni, anch'io volevo il Brescia. Dovevo solo sistemare alcune cose rimaste in sospeso con la mia ex squadra. Non ho rimpianti per un mancato passaggio in biancoceleste, sto benissimo a Brescia e adesso sogno un gol all'Olimpico. È uno stadio da favola, un tempio del calcio italiano. Non c'ho mai giocato e ho una gran voglia di scendere in campo. Provo solo ad immaginare l'emozione che proverei nel segnarci e mi vengono già i brividi».

     

    Sarà prima contro seconda. Sarà un altro scontro al vertice. Dopo quello con il Chievo. «La squadra di Reja sta bene, è partita forte, gioca un buon calcio e merita il primo posto. Per noi sarà un altro banco di prova, nel quale poter dimostrare che Bari è stata una partita condizionata dagli episodi». All'Olimpico per vedere un Eder «più cattivo, più bravo nelle ripartenze. Sono ancora giovane, posso imparare tanto dai compagni più esperti che conoscono molto meglio di me una categoria che sto scoprendo pian piano. Finora ho segnato solo un gol, non è ancora nulla rispetto a quello che mi sono messo in testa di raggiungere». Che poi è lo stesso che vuole il Brescia. Una crescita che passa dalla ricerca degli equilibri, dal raggiungimento delle vie di mezzo. Quelle che lungo una strada ti portano comunque alla meta.

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