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  • Bresciamania:| A scuola dalle grandi
Bresciamania:| A scuola dalle grandi

Bresciamania:| A scuola dalle grandi

  • Fabio Pettenò

Imparare dai grandi per esserlo anche se si è piccoli. Il Brescia di oggi deve travestirsi da alunno o scolaretto che dir si voglia, e aprire il libro delle grandi del calcio italiano e straniero per capire come si deve gestire una gara, soprattutto se questa è per un tempo nelle tue mani. Il Brescia di oggi ha due facce. Quella che sembrerebbe la trama ideale di un film horror è in realtà la storia vera della squadra di Beppe Iachini nel campionato di serie A. Il Brescia è incappato con il Cagliari nella settima sconfitta, l'ottava gara senza assaporare il gusto della vittoria e dei tre punti che avrebbe per un tempo meritato. Già, un tempo. Se le gare finissero al 45' la leonessa d'Italia sarebbe a braccetto con le prime della classe per contendersi se non il primo posto, i posti utili per accedere alla Champions League. Peccato che solo nelle giovanili le gare terminino così presto. Da quando esiste il calcio le partite si chiudono al novantesimo, e il triplice fischio dell'arbitro, ultimamente, troppo spesso lascia Caracciolo e compagni con le pive nel sacco.

Belli, veloci a tratti imprendibili nel primo tempo; spenti, lenti e succubi dell'avversario nella ripresa. Il 4-3-2-1 d'attacco scelto da Iachini è una garanzia di spettacolo e gol, anche se troppo pochi su azione, ed è anche garanzia di supremazia territoriale e tecnica, ma solo per un tempo. La doppia faccia delle rondinelle si è vista con Udinese, Napoli e Cagliari, passando poi per Bologna e Lecce. Non è una questione fisica né mentale, la conclusione a cui tutti fanno appello è a livello tattico. L'estetica in certi casi, soprattutto di difficoltà, deve lasciare spazio alla pratica. In soldoni sarebbe da dire: con un minimo vantaggio acquisito o con una gara ferma sul pareggio, sarebbe più logico e salutare ai fini della classifica modificare l'assetto tattico della squadra passando da un modulo spregiudicato a tre punte a un modulo più coperto con qualche centrocampista in più.

Scomodando paragoni azzardati, l'allenatore più vincente ad oggi, vale a dire Jose Mourinho, era maestro in questo genere di soluzioni. A risultato acquisito, con la gara da mettere in cassaforte, il portoghese toglieva una punta, di solito un esterno, per far spazio a un centrocampista di quantità o a volte addirittura ad un difensore in più. Soluzioni queste che hanno consentito a Mourinho e all'Inter di ottenere nella passata stagione la famosissima tripletta, attuando questo genere di tatticismo allo stato estremo nella semifinale di ritorno a Barcellon,a con ben dieci uomini dietro la linea della palla. Un azzardo? No, praticità estrema, e se lo ha fatto Mourinho perchè non può permetterselo Iachini, la cui Champions è la salvezza?

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